di Salvatore Claudio Sgroi
1. Evento editoriale
In
un bell'intervento intitolato Se le parole esprimono il razzismo nella rubrica settimanale
"Parole al sole" della scorsa domenica 18
giugno, in www.quotidianodipuglia.it (recuperabile anche in Academia.edu), lo storico
della lingua, pugliese, Rosario Coluccia si è a lungo soffermato sul romanzo Lessico famigliare di Natalia Ginzburg
(1963), riguardante una famiglia dell'alta borghesia piemontese attiva negli
anni 1925-1950. E ha ricordato vari esempi in bocca a un prof. universitario, in
quanto "parole sospettabili di razzismo", tra cui sempi, negro e negrigura,
"quest'ultima, forse da lui inventata".
2. Il Lessico
famigliare di Natalia Ginzburg premio Strega (1963)
In
quanto premio Strega 1963 il romanzo di Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, fa parte del Primo
Tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento (1946-2006) a cura di
Tullio de Mauro (Utet 2009) ed è possibile individuare tutte le occorrenze
delle tre voci in oggetto: negro (2
volte), pl. negri (8 volte); -- sempio (8 volte), sempia (4 volte), pl. sempi
(una volta); -- negrigura (4 volte),
pl. negrigure (3 volte).
2.1. Negro
Il
connotato negro appare 10 volte: 2
volte al singolare (negro s.m.) e 8
volte al pl. (negri), ovvero:
(i)
"Adriano, allora, sembrava l'incarnazione di quello che mio padre usava definire
"un impiastro"; e tuttavia mio padre non disse mai di lui che era un
impiastro, né un salame, né un negro: non pronunciò mai al suo indirizzo
nessuna di queste parole".
(ii)
"Un negro" era, per mio padre, chi aveva modi goffi,
impacciati e timidi, chi si vestiva in modo inappropriato, chi non sapeva
andare in montagna, chi non sapeva le lingue straniere."
Quanto
al pl. negri:
(iii)
Oltre ai "sempi" c'erano i "negri".
(iv)
Non siate dei negri!
Non fate delle negrigure! - ci gridava continuamente.
(v)
Non era consentito, nelle gite, né cognac, né zucchero a quadretti: essendo
questa, lui diceva, "roba da negri".
(vi) guardavamo
con invidia "i negri" che andavan su leggeri in scarpette da
tennis, o sedevano a
mangiar la panna ai
tavolini degli châlet.
(vii) mio padre diceva che i miei fratelli
erano "dei salami" e "dei negri", e che nessuno dei suoi figli
aveva ereditato da lui la passione della montagna.
(viii)
se ne andava spesso da solo, perché noi e mia madre eravamo, a suo dire,
"dei poltroni", "dei
salami", e
"dei negri".
(ix)
Lui diceva che era "da
negri" discorrere coi vicini di casa.
(x)
- Vigliacconi! negri!
- tuonava mio padre a casa, raccontando della paura di quei suoi conoscenti.
2.1.1. Nero oggettivo
Il
termine nero agg./s.m., appare a sua
volta 15 volte, nel suo significato letterale (per es. "un vestito
nero"; "tutta vestita di nero"; "Nel corridoio, al fondo,
fu dipinta una parete di nero"; "Usciva, la domenica, con un
lungo paltò del signor Belom, nero, tutto abbottonato, che la faceva
assomigliare a un parroco"; "Finiva poi per darsi anche lei un po' di
nero agli occhi, poco, appena appena"); o fig. ("E si faceva
piú nero che mai"), mai comunque riferito al colore della pelle di
un individuo.
Idem
per nera presente 7 volte, per es.
"il cappello piantato un po' storto sulla nera capigliatura";
"gli occhiali cerchiati di tartaruga nera", "lei doveva
correre la città per cercargli, alla borsa nera, il burro, la bistecca e
il riso" (3 volte);
Analogamente
neri dieci volte, per es. "la
mia mamma non poteva soffrire i vestiti neri"; "e scrutava
attorno con gli occhi neri e penetranti";
Non
diversamente nere 10 occorrenze, per
es. "rocce nere" (5 volte); "con lunghe basette nere e
grige"; "cortei di camicie nere".
2.2. Sempio
Il
lessema sempio 'ottuso' appare 13 volte: 8 volte al sing. (sempio s.m.), 4 al femm. (sempia s.f. e agg.) e una volta al pl. (sempi s.m.):
(i)
Soleva commentare, a pranzo, le persone che aveva visto nella giornata. Era
molto severo nei suoi giudizi, e dava dello stupido a tutti. Uno stupido era,
per lui, "un sempio".
(ii)
"M'è sembrato un bel sempio, - diceva, commentando qualche sua
nuova conoscenza".
(iii) Terni era un biologo, e mio padre ne
aveva, riguardo agli studi, una grande stima; usava però dire "quel
sempio di Terni", perché trovava che era, nel vivere, un poseur. -
Terni posa, - diceva di lui ogni volta dopo che l'aveva incontrato. - Credo che
posi, - riprendeva dopo un po'.
(iv) Mio padre, dallo studio, lo chiamava a
gran voce, perché venisse a parlare con lui di cellule dei tessuti; Terni! -
urlava, - venga qua! Non faccia tanto il sempio! Non faccia il pagliaccio!
- gli urlava".
(v)
quando qualche professore veniva chiamato a Torino, ingiustamente, secondo lui,
perché si trattava "di un sempio
(vi) Mi pare che quel sempio
di Terni li ha messi su contro di me.
(vii)
- Quel sempio di Terni ha l'influenza. S'è messo a letto.
(viii)
Però la indispettiva che arrestassero Leone ogni volta, "per colpa di quel
sempio".
(ix)
Mio padre diceva: - Una gran
sempia quella Miranda! poteva venir qui.
(x) -
Cosa vuoi che sappia quella sempia di Miranda! - urlava mio padre.
(xi)
- Chi vuoi che ti regali un
villino? Sempia che non sei altro!
(xii)
- Macché! Sempia che
non sei altro! Non era mica una cosa semplice! Sei subito pronta a buttarmi
giú. Ma guarda che asina che sei!
(xiii)
Oltre ai "sempi" c'erano i "negri".
2.2.1. Sempio, sempioldo
Un
es. di sempio e del sin. sempioldo è anche nel vicentino Goffredo
Parise 1982 Sillabario n. 2: "Che
sempio, che sempioldo, guarda come ride!".
2.3. Negrigura
Il
lessema negrigura è presente nel Lessico familiare 7 volte: 4 volte al
singolare e 3 volte al pl. ( negrigure):
(i)
Ogni atto o gesto nostro che stimava inappropriato, veniva definito da lui "una
negrigura". - Non siate dei negri!
(ii)
Chiamava "una negrigura"
portare, nelle gite in montagna, scarpette da città; attaccar discorso, in treno
o per strada, con un compagno di viaggio o con un passante; conversare dalla
finestra con i vicini di casa.
(iii)
e non era consentito fermarsi a far merenda negli châlet, essendo una
negrigura.
(iv)
Una negrigura era anche ripararsi la testa dal sole con un fazzoletto o con
un cappelluccio di paglia, o difendersi dalla pioggia con cappucci
impermeabili, o annodarsi al collo sciarpette.
(v) Non fate delle negrigure! - ci
gridava continuamente.
(vi)
La gamma delle negrigure era grande.
(vii)
Non si può ricevere la
gente senza dar trattamento! Non si può fare delle negrigure!
2.3.1. Negrigura nella lessicografia
Il
lessema negrigura è assente nel
Battaglia vol. XI, 1981, ma è recuperato da E. Sanguineti nel Supplemento
2009, dove è definito "Atto o
comportamento goffo, inopportuno, indiscreto; comportamento ineducato (ed è
voce familiare)", con una lunga cit. di N. Ginzburg 1963, pp. 7-9:
Ogni
atto o gesto nostro che stimava inappropriato, veniva definito da lui "una
negrigura". - Non siate dei negri! Non fate delle negrigure! - ci gridava
continuamente. La gamma delle negrigure era grande. Chiamava "una
negrigura" portare, nelle gite in montagna, scarpette da città;
attaccar discorso, in treno o per strada, con un compagno di viaggio o con un
passante; conversare dalla finestra con i vicini di casa....
E
un (errato) etimo sincronico: "Deriv. da negro".
Da
qui il lemma tracima nel GRADIT (2007) di Tullio De Mauro, ovvero nell'Appendice
II 2007 Nuove parole italiane dell'uso
del Grande Dizionario italiano dell'uso,
etichettato "DI[alettalismo] ven. 1963 N. Ginzburg, Lessico famigliare", ma con etimo diacronico: "ven. negrigura, der. di negro".
Il
lessema manca nel Dizionario del dialetto
veneziano di Giuseppe. Boerio 18562, rist. anast. 1971, che
invece registra sempio
"add." col valore "D'intelletto ottuso".
Non
ci fosse stato il suffissato dialettale, si sarebbe forse potuto pensare anche
al blend (anglicizzante) "negr(o)
X (f)igura" = figura da
negro".
Quanto
alla lessicografia monovolume il termine manca nel De Mauro (2000), in
Zingarelli 2022, Devoto-Oli 2023, ecc.
2.4. Etimo di negrigura
Come si osservava nell'"International Journal of the Sociology of
Language" (1974),
"Perhaps Ginzburg did
not know that these [negro, negrigura]
are Judeo-Italian words (...)" (p. 107); "Ginzburg
gives us no hint that her father was employing Judeo - Italian words, but she
describes him as using negro and negrigura indiscriminately
for anything negative, which is the way they are normally used among Italian
Jews. Negro is almost certainly a
borrowing from Judezmo; negrigura
which has no Italian word homophonous with it was probably (...)" (p.
108) ("Google Ricerca Avanzata").
E
in effetti, il termine negrigura (con
negro) è un termine del
giudeo-italiano, come illustra U. Fortis - P. Zolli La parlata giudeo-veneziana (Carucci 1979), che lo registra col
significato di "sciocchezza, stupidaggine" e la precisazione:
"Ma la gamma dei suoi significati è vasta quanto quella di negro ["usato in tutte le parlate
giudaiche italiane" pp. 319-222, a p. 320], con tre ess. degli anni '30.
Gli AA. precisano ancora che "Oltre che a Venezia il termine è
attestato" a Mantova, Ancona, Firenze, Livorno, Roma (pp. 318-19); e
stando a "Google ricerca avanzata" nel ghetto di Trieste:
Renata
Broggini 1998: "Capita, scrive Canarutto ad Astorre Mayer, una «signora negrigura (conosci
il Jiddish del ghetto di Trieste?)» che fa i nomi dei collaboratori del
Comitato" (La frontiera della
speranza. Gli ebrei dall'Italia verso la Svizzera, Mondadori, p. 284).
Renata
Broggini tr. ingl. 2003: "Once there
was", wrote Canarutto to Astorre Mayer, "a negrigura lady (do
you know Trieste ghetto Yiddish?) "who began divulging the names of
Committee collaborators" (Frontier of Hope: Jews from Italy Seek Refuge in Switzerland, Hoepli, p. 306).
2.5. Tradd.
ingl. (1967 e 2017) del Lessico
famigliare
Istruttiva è altresì l'analisi delle due
traduzioni in inglese del Lessico
famigliare (1963), diverse fin dal titolo: Family Sayings (1967) e Family
Lexicon (2017), quale è possibile grazie a "Google Ricerca avanzata",
con la resa del lessema negrigura adottato
nella prima, tradotto con negroism
nella seconda:
Natalia
Ginzburg 1963, tr. ingl. 1967: "Any act or gesture
of ours which he thought out of place was classified by him as a 'negrigura'. 'Don't be
"negroes", don't do those negrigure, 'he shouted at us endlessly" (Family
Sayings, Hogarth Press;
ried. N.Y., Arcade Publishing 1967, rist. 1989, p. 9, revised from the original
translation by D.M. Low).
Natalia Ginzburg tr. ingl. 2017: "in the Judeo-Italian language of the Venetian Jews, in which
Ginzburg's father was raised, “negro” meant “foolish, awkward, or
stupid,” and “negrigura,”
which I [Jenny McPhee] have translated as “negroism,” meant “foolish
thing." (Family Lexicon, N.Y.
Review of Books).
3. Vitalità di negrigura
Al
di là di varie citazioni in "Google Ricerca Avanzata" del Lessico famigliare (per es. Roberto Salvio 1965, Elena Clementelli 1974, Giuliana Tedeschi Brunelli·1977, ecc.;
anche in ingl. per es. Carlo Luigi Golino 1963, David N. Myers et
alii 2008, Simonetta Milli Konewko 2016, Primo Levi,
Marco Belpoliti, Robert Gordon 2018 [1984]), significativa è la presenza di negrigura, senza esplicito collegamento
col testo della Ginzburg, indizio della sua vitalità, per es.:
(i) Italy. Parlamento. Senato 1963: "in questa «negrigura» c'è un tocco che, se non venisse da destra,
risulterebbe persino patetico" (Atti
parlamentari: Resoconti delle discussioni, vol. 5, p. 4217).
(ii)
Gian
Gaspare Balderi 1998: "Ecco allora la «negrigura» e i «negri»,
termini che non avevano alcuna implicazione razzista ma che volevano piuttosto
indicare situazioni o anche soggetti particolarmente sgradevoli oppure gente
dalla mentalità gretta, limitata" (Quarantott'ore
a Tel Aviv. Israele nel cuore, Giuntina, p. 135).
(iii) 2002: "E si usa anche
l'astratto "negrigura"
come sinonimo di sciocchezza, di brutta figura, di azione riprovevole,
ecc." (Carlo
e Nello Rosselli. Catalogo delle mostre ed edizione di fonti, ed. Edimond, p.
27).
(iv) Roberto
Bassi·2004: "Negli anni della
guerra a noi capitavano soprattutto «negrigure». Tutto il mondo, a guardar
bene, era una grande «negrigura»" (Scaramucce sul lago
Ladoga,
Sellerio, p. 103).
(v) Pier
Luigi Berbotto 2007:
"Agnolotti la domenica: una bella negrigura!» «Be',
che ha contro gli agnolotti ?". "Mia moglie non li digerisce, e anche
a me stanno pesanti» fece apodittico il professore , rituffandosi nella
lettura" (Scende la sera nel
giardino antico. Romanzo, Torino,
L'Ambaradan, p. 10).
(vi) Riccardo Calimani 2012: "Negrigura
cosa scadente, miseria, disgrazia (termine comunque intraducibile). Orsai
defunti. Parnassim plurale di Parnas, carica onorifica data a chi si distingue
per meriti civili e sociali nell'ambito della Comunità ebraica" (Una di maggio).
(vii)
Manuela
Dviri 2015: "E i miei figli e nipoti non
potranno mai gustare il sapore di un salame d'oca fatto dalle tue mani, e non
capiranno mai cosa sia una negrigura,
che non ha nulla a che fare con i profughi africani e proviene invece dallo
spagnolo, e che nel gergo della nostra famiglia, e di tutte le famiglie
ebraiche di quei tempi, significava una stupidaggine, una cretinata, una cosa
fatta male. [...] Il fascismo fu una gran negrigura,
una colossale, incredibile, monumentale negrigura
in questa monumentale negrigura siete
vissuti voi, mio padre e mia madre (...) -- insieme a tutti gli italiani -- per
più di un ventennio. (...) dittatura (...) non a caso fa rima con negrigura (...)" (Un mondo senza noi. Due famiglie italiane nel
vortice della Shoah, Piemme
ed.).
(viii)
Vera
Pegna 2018: "abbiamo scoperto che alcune
parole come negro, per
indicare una cosa brutta, che non sta bene, e il sostantivo negrigura, venivano
comunemente usate anche nel ghetto di Roma" (Autobiografia del Novecento, il Saggiatore).
Sommario
1. Evento editoriale
2. Il Lessico famigliare di Natalia Ginzburg premio Strega (1963)
2.1.
Negro
2.1.1.
Nero oggettivo
2.2.
Sempio
2.2.1.
Sempio, sempioldo
2.3. Negrigura
2.3.1. Negrigura nella lessicografia
2.4.
Etimo di negrigura
2.5.
Tradd. ingl. (1967 e 2017) del Lessico
famigliare
3.
Vitalità di negrigura
Nessun commento:
Posta un commento