1. Outing familiare
Devo confessare che quando mangio il pane,
non riesco a non fare 'molliche', ovvero 'briciole', suscitando il giusto
richiamo di mia moglie, che dovrà spazzare il pavimento. A cui io rispondo
immancabilmente, per giustificarmi del mio (colpevole) comportamento, col
proverbio: "Chi mangia fa molliche!".
Il significato di fondo dell'espressione
-- Saussure avrebbe detto "il signifié" -- è quello letterale, ma i
"sensi" -- ovvero le "significations" o "sens" --
variano secondo le molteplici situazioni in cui l'espressione è adoperata. Nel
caso mio il significato letterale viene a coincidere col "senso":
spezzando il pane "faccio molliche" ovvero "briciole",
sporcando per terra. La valenza semantica è quindi negativa.
3. Chi lo dice?
Tale espressione lungi dall'essere
pan-italiana risulta limitata all'italiano meridionale, dalla Campania alla Sicilia.
Non è peraltro un caso la sua assenza nella corrente lessicografia. Per es. nel
De Mauro 2000 e nel Gradit 20072, nello Zingarelli 2021, nel
Devoto-Oli et alii 2021, nel
Sabatini Coletti 2007, nel Garzanti 2020, ma anche nel Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia
(vol. X, 1978) dov'è frequente il sintagma "mollica di pane" (e dove neopuristicamente sotto mollica si avverte: "non esatta la
pron. settentr. mòllica").
4. Etimo (diacronico) di "Chi mangia fa molliche"
Se dico chi mangia fa molliche, parlando in siciliano è per me naturale
dire Cu mancia fa [-m]muɖɖichi.
Il proverbio è infatti di origine siciliana ed è registrato nel Vocabolario siciliano (VS) di G. Piccitto-G.
Tropea-S.C. Trovato (vol. II, 1985), con rinvio alle attestazioni nei dizionari
di Pasqualino 1785-95, Avolio
1885-1900 c. e Trischitta 1875-1930, nonché documentato in forma orale a CT 12 ossia
a Sant'Alfio e AG 8 ovvero a Licata (ma anche nel siciliano occidentale, per
es. a Terrasini). Ed è reso non col calco 'chi mangia fa molliche ma con "chi
va al mulino s'infarina". La variante nun
zi mància senza fari muddichi è inoltre documentata, stando sempre al VS, ancor prima nel diz. secentesco
dell'Antico Anonimo. Lo si trova anche -- e pour
cause -- nella Fraseologia
sicolo-toscana di Michele Castagnola
1863 (rist. anast. Cavallotto 1979): "Muddica. 3. Cui mancia fa muddichi =
ciascuno falla; "chi fa falla, e chi non fa sfarfalla" (p.
236), che riprende i traducenti del Pasqualino (1789).
Il costrutto non è peraltro solo sic., essendo presente anche -- pur con
minor frequenza -- in Campania e in
Calabria, come indicato in Riccardo
Schwamenthal, Michele L. Straniero
2013: "1295 Chi mangia, fa
molliche Cui mancia, fa muddichi (Sicilia) Chi magna fa
mulliche (Campania) Cui mangia fa
moddhichi (Calabria)" (Dizionario
dei proverbi italiani e dialettali, Rizzoli, on line). E come confermato da
un informante calabrese cu mangia faci
mullichi, che però non lo traduce parlando in it., e da un
informante campano.
4.1. Vitalità
dialettale sei-settecentesca di cu mancia fa muddichi
Una rilevante attestazione letteraria, a
ulteriore testimonianza della vitalità del fraseologismo in siciliano, è quella
del poeta Giovanni Meli
(Palermo, 1740-1815) in due opere, ovvero nelle Favuli morali, scritte nel 1759 ed edite nel 1762:
(i) "Vattìnni, figghiu miu, 'un aviri dichi; // 'ntornu a l'erruri
avrannu lu riguardu; // già sannu ca cui mancia fa muddichi";
trad. it. di G. Santangelo: "Vattene , figlio mio , non aver timori;
// intorno all'errore avranno riguardo;
// già sanno che chi mangia fa
molliche".
(in Opere, vol. II, Favole
morali, La fata galante, Don Chisciotte, Poesie postume, a cura
di G. Santangelo, Rizzoli 1968, p. 226),
S'accorse d'aver fatto un sbaglio enorme;
Chi mangia fa molliche, e ciò è palese,
Ed il grand'Uomo qualche volta dorme;
Delle battaglie date in le scoscese
Chi fede ne facea con giuste norme...
In rubrica d'errante Cavaliere
Notajo e testimonio è lo scudiere
(Don Chisciotte e Sanzio Panza
nella Sicilia: Poema originale in dialetto siciliano, tomo I, p. 93).
5. Regionalismo
fraseologico sic.
In quanto "regionalismo
fraseologico", chi mangia fa
molliche chiosato con 'chi fa sbaglia, chi non fa non sbaglia' era stato a
suo tempo da me indicato nella "RILA" 1979 (anche on line), rist. in Per una linguistica siciliana. Tra storia e
struttura (Sicania 1990, p. 421), ripreso poi da A. Leone L'italiano regionale in Sicilia (il
Mulino 1982, p. 58 n. 3)
5.1. Vitalità letteraria
del regionalismo "Chi mangia fa
molliche"
Una scorsa a "Google libri ricerca
avanzata" consente di documentare la vitalità letteraria del regionalismo "Chi mangia fa molliche", con
riferimento a situazioni e significazioni diverse, dopo la citata trad. it. 1818 del Meli (Don Chisciotte
e Sanzio Panza nella Sicilia), in scrittori per lo più siciliani quali:
Vitaliano Brancati 1943: «Chi mangia fa molliche, caro
mio! Voglio dire che chi mangia sa anche cosa mangia.» Ci fu una pausa. «Quante
me n'ha insegnate, quell'uomo! Per esempio: i peperoni vanno conditi con sale
grosso...» «E olio rancido!» gridò il coro" (I
piaceri, in Opere, 1932-1946 , a c. di
L. Sciascia, Bompiani 1987, p. 628).
Vitaliano Brancati 1949: "Che ti devo confessare , che anche io, qualche volta
... non dico sempre , non dico nemmeno spesso ... ma qualche volta insomma ?
...Chi mangia fa molliche,
si suole dire ... Chi sta sempre a cavallo dovrà pure stramazzare di
tanto" (Il bell'Antonio, in Opere: 1947-1954, a c. di L.Sciascia,
Bompiani 1992, p. 145).
Stefano D'Arrigo
[1919-1992]:
"Ma chi mangia, fa molliche,
si sa: perciò muoiono di troppo vivere, di scialibi e una volta morte, questo è
un fatto talmente fuori dell'ordinario, che la loro morte non scala mai la loro
vita, ma anzi, al confronto..." (I
fatti della fera, Rizzoli 2000, p. 97).
Antonio Pizzuto [1967-1975]: "Puoi dunque richiedere senz'altro gli
originali che ti occorrono per la composizione al nostro buon Vanni, nella
speranza che in tipografia non si coprano di macchie: un proverbio siciliano
dice che chi mangia fa molliche" (L'ultima è sempre la migliore. Carteggio
(1967-1975), Polistampa 2007, p. 32).
Silvana Grasso·2011: "E lei col cucchiaio di
rame, dentro le segrete dell'utero, faceva presto e nettava tutto. Poi si
lavava le mani con la cenere e l'acqua fredda del pozzo – «disinfetta...
disinfetta» diceva – e rassicurava le contadine con l'utero aperto per l'aborto
e la sottana insanguinata «Chi
mangia fa molliche... non ci badate...chi mangia fa molliche... e ci cascate ancora ché gli uomini
porci sono c'è la Canaria che vi sgrava... la Canaria ... fidatevi della
Canaria..." (Il bastardo di Mautàna,
Marsilio).
Roberto Disma
2021:
"Eppure, in Sicilia si dice che cu mangia fa muddichi, chi mangia fa molliche; e
Verga ha mangiato, tantissimo. Per ovvie ragioni, il massimo riferimento cui
hanno attinto le ricostruzioni della sua vita è stato Federico De Roberto, scrittore
insigne e grande amico" (Il viaggio.
Vita e avventure di Giovanni Verga, Graphofeel, E-book).
Gaetano Savatteri 2020: "Per
il resto, è uno che vive e lavora in Sicilia. Chi mangia fa molliche" (Il lusso della giovinezza, Sellerio).
Santo La Rosa 2017: "A questo punto
Santo aveva capito tutto e, una volta di più pensò che “chi mangia fa molliche”
(detto siciliano che traduce in volgare quello più aulico “errare umanum est”
" (L'intruso, lulu.com, p. 208).
Sebastiano Urso 2019: "“Chi mangia fa molliche” dissi a
mia sorella, inviperita per il disastro che avevo combinato sul suo ricamo. Da
allora in poi fui esonerato da quella prestazione d'opera!" (Il faro che sapeva di mare, Youcanprint).
Caterina Vaccari 2021:
"Dalle mie parti si dice: “Chi mangia fa molliche”, che
più o meno è l'equivalente del detto più comune: “Per fare una frittata devi
rompere qualche uovo”. Qualsiasi cosa si debba sporcare, il senso è sempre lo
stesso: se fai mille cose, inevitabilmente si possono fare anche degli
errori" (Hanima.
Le mie cento vite, Europa
Edizioni).
5.2. Usi non letterari
Per
altre attestazioni non letterarie, sempre sulla scorta di "Google libri
ricerca avanzata" citiamo (per ulteriori il lettore avido potrà ancora ricorrere
a Google):
Saverio
Lodato
1994: "Dice un vecchio proverbio siciliano: «Solo chi mangia fa molliche». (Si
intende dire che solo chi «non mangia), cioè chi resta con le mani in mano, non
corre rischi, non sbaglia mai, non dà adito a critiche sul suo operato" (Dall'altare contro la mafia, Rizzoli, p.
154).
Giuseppe Carrubba
2011: "Ma
non lo sai chi mangia fa
molliche? Ed è tutto previsto, anche la perdita sul guadagno! -
Non capisco - mi rispose incuriosito. - Tu quando compri un chilo di pane o un
chilo di patate, le molliche o la buccia della frutta la mangi pure?" (Contro le BR e contro questo stato,
Booksprint).
Licia Cardillo Di Prima 2014:
"Il fatto è che chi mangia fa molliche e la maggior parte della
gente, in questa città, vive di quelle che i signori, per distrazione,
generosità o vanità, lasciano cadere ai loro piedi, e un miserabile deve fare
di necessità virtù [...]" (Eufrosina:
Carteggio d'amore tra il viceré Marco Antonio, Dario Flaccovio).
Paolo Scarlata 2014:
"Oggi in Italia ritengo, che fare attività imprenditoriali, senza
incorrere in cause, civili sia assolutamente impossibile, anche perché un
vecchio detto recita “che chi mangia fa molliche”, chiunque nel suo mestiere, se
lo fa per vivere [...] ha contenziosi attivi o passivi [...]" (Te lo do io il carcere, E-book, p. 162).
Alessandro Calvi·2015: "ingegneri, geometri −
considerato che, come è noto, il movimento terra è uno dei settori nei quali
per tradizione investe la grande criminalità organizzata. In Sicilia si dice
che cu mancia fa muddichi, chi
mangia fa molliche.
Ed è lo stesso che dire che chi fa sbaglia. Ma la versione
siciliana sembra sottintendere più di quanto non riesca a fare la versione
continentale del proverbio" (Paracarri:
Cronache da un'Italia che nessuno racconta, Rubbettino).
Pippo Carrubba·2015:
"... la si fa perché ci sono i negozianti del posto che lo usano in abuso,
questi non sono venuti ora, ma sono di già del posto avendo il loro box privato
e chi ne è senza sono pochissimi e poi...chi mangia fa molliche, signor
Sindaco" (Lettera al Direttore, Booksprint).
Giuseppe Siracusano 2016: "A
difesa della classe medica vorremmo solo dire che nessuno è perfetto e che “chi mangia fa molliche”, cioè chi
fa commette errori, in buona o in mala fede. Noi tutti vorremmo tuttavia che la
terra ci coprisse per volere di Dio e non per errore del medico" (Proverbi Rurali I, Lulù.com, p. 182).
Mario Giordano 2018:
"Potrebbero essere incidenti di percorso, si capisce: se chi mangia fa molliche,
figurarsi chi anziché mangiare lavora con la spazzatura..." (Avvoltoi, Mondadori).
Cesario Picca
2018: "Ed
erano tutti consapevoli che non sarebbe stato facile trovarle anche se, come
diceva Cassarà ripetendo un detto della sua terra, “chi mangia fa molliche”"
(L'intrigo. Guanti puri e senza macchia, CreateSpaceindipendent).
Valentino Bonu·2022:
"In provincia di Messina esiste un detto: “Solo chi mangia fa
molliche”. Sembrerebbe che la scelta di tagliare le gambe al
referendum sull'Eutanasia, esternata dalla Corte Costituzionale, sia la prova
che in fondo quando ci si applica per qualcosa non si può non fare errori,
appunto molliche" (Eutanasia.
Allungare la vita o allungare la morte?, Youcanprint).
Sommario
1. Outing familiare
2. Cosa vuol dire
"chi mangia fa molliche"?
3. Chi lo dice?
4. Etimo (diacronico)
di "Chi mangia fa molliche"
4.1. Vitalità dialettale sei-settecentesca di cu mancia fa muddichi
5. Regionalismo
fraseologico sic.
5.1. Vitalità letteraria del region. "Chi mangia fa molliche"
5.2. Usi non letterari
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
4 commenti:
Mi sembra di aver capito che il proverbio "Chi mangia fa molliche" sia per certi aspetti simile al proverbio " Chi va al molino si infarina".
A margine, la parola mollica, distinta da briciole e da crosta, mi ricorda una discussione che ebbi su una traduzione dall'italiano all'inglese, lingua in cui non c'è distinzione netta tra questi tre sostantivi italiani.
Alla mia proposta di usare nella parte in inglese le parole italiane (con glossa) non solo mi risposero che non si poteva fare ma fui invitato a sostituire qualche parola italiana con altre inglesi. La mia risposta fu "Ma andate tutti a cagher"!
A parte queste rimembranze, dalle mie parti (nel Livornese) si usava la parola sbriciolone (ahimè, pure questa parola cadrà nell'oblio) in riferimento ad un bambino che, mangiando il pane, fa cadere briciole dappertutto. C'è una parola simile nella Sua regione, professor Sgroi?
Renato P.
Gli articoli del Prof. Sgroi sono troppo "tecnicistici" e i lettori di cultura media si perdono nei meandri della "tecnica linguistica".
Grazie, comunque.
Francesco P. - Udine
Per il Lettore Renato P.
No, in effetti non saprei indicarle un regionalismo, ovvero un geo-sinonimo, siciliano del suo "sbriciolone". Potrei dire "sbrodolone", ma il senso è diverso e non si tratta di un regionalismo.
S.C. Sgroi
Per il Lettore Francesco P.
Ritengo che il lettore di una rubrica linguistica, divulgativa e a un tempo scientifica, come pretende di essere la mia ospitata da Fausto Raso nel suo blog, abbia sempre ragione nelle sue osservazioni critiche, nella fattispecie sul carattere "troppo tecnicistico" stigmatizzato dal lettore Francesco P. di Udine. La difficoltà dei miei interventi è in effetti duplice. Da un lato è costante un'ottica 'laica', anti-puristica dei fenomeni linguistici, spesso anti-tradizionale, dall'altro si fa ricorso a tecnicismi che però vengono spiegati, se non sono proprio scolastici. Per avvicinare il lettore l'analisi è però condotta a passi progressivi, articolata com’è in §§ e sottoparagrafi, tutti intitolati e alla fine ripresi, per una sintesi finale, nel sommario. Certamente, gli articoli richiedono anche un pò (sic!) di pazienza al lettore, che non può limitarsi a leggere una sola volta il testo. Che è sempre una mini-lezione di linguistica che muove da singoli fenomeni, si spera noti al lettore (non era però questo il caso del proverbio "chi mangia fa mollica", presumo estraneo alla competenza attiva e passiva del lettore di Udine), per illustrare fenomeni di carattere generale sul funzionamento dell'italiano e delle lingue in generale.
S.C. Sgroi
Professor Sgroi, La ringrazio per la risposta.
In effetti in italiano abbiamo molte più parole ed espressioni di quelle che troviamo normalmente in un vocabolario. Se dipendesse da me mi prodigherei nel fare conoscere questi tesori linguistici a tutti gli Italiani.
Quando vedo articoli come il Suo, in cui parla di fatti linguistici dell'italiano regionale, li leggo con interesse.
Tanti saluti a Lei e alla Sua bella Sicilia.
Renato P.
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