mercoledì 18 maggio 2022

Sgroi - 129 - "Chi mangia fa molliche!" Cosa vuol dire? Chi lo dice? Dove si dice? Da quando si dice? Da dove deriva?


 

di Salvatore Claudio Sgroi

 

1. Outing familiare

Devo confessare che quando mangio il pane, non riesco a non fare 'molliche', ovvero 'briciole', suscitando il giusto richiamo di mia moglie, che dovrà spazzare il pavimento. A cui io rispondo immancabilmente, per giustificarmi del mio (colpevole) comportamento, col proverbio: "Chi mangia fa molliche!".

          2. Cosa vuol dire "chi mangia fa molliche"?

Il significato di fondo dell'espressione -- Saussure avrebbe detto "il signifié" -- è quello letterale, ma i "sensi" -- ovvero le "significations" o "sens" -- variano secondo le molteplici situazioni in cui l'espressione è adoperata. Nel caso mio il significato letterale viene a coincidere col "senso": spezzando il pane "faccio molliche" ovvero "briciole", sporcando per terra. La valenza semantica è quindi negativa.

 

3. Chi lo dice?

Tale espressione lungi dall'essere pan-italiana risulta limitata all'italiano meridionale, dalla Campania alla Sicilia. Non è peraltro un caso la sua assenza nella corrente lessicografia. Per es. nel De Mauro 2000 e nel Gradit 20072, nello Zingarelli 2021, nel Devoto-Oli et alii 2021, nel Sabatini Coletti 2007, nel Garzanti 2020, ma anche nel Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia (vol. X, 1978) dov'è frequente il sintagma "mollica di pane" (e dove neopuristicamente sotto mollica si avverte: "non esatta la pron. settentr. mòllica").

 

4. Etimo (diacronico) di "Chi mangia fa molliche"

Se dico chi mangia fa molliche, parlando in siciliano è per me naturale dire Cu mancia fa [-m]muɖɖichi.

Il proverbio è infatti di origine siciliana ed è registrato nel Vocabolario siciliano (VS) di G. Piccitto-G. Tropea-S.C. Trovato (vol. II, 1985), con rinvio alle attestazioni nei dizionari di Pasqualino 1785-95, Avolio 1885-1900 c. e Trischitta 1875-1930, nonché documentato in forma orale a CT 12 ossia a Sant'Alfio e AG 8 ovvero a Licata (ma anche nel siciliano occidentale, per es. a Terrasini). Ed è reso non col calco 'chi mangia fa molliche ma con "chi va al mulino s'infarina". La variante nun zi mància senza fari muddichi è inoltre documentata, stando sempre al VS, ancor prima nel diz. secentesco dell'Antico Anonimo. Lo si trova anche -- e pour cause -- nella Fraseologia sicolo-toscana di Michele Castagnola 1863 (rist. anast. Cavallotto 1979): "Muddica. 3. Cui mancia fa muddichi = ciascuno falla; "chi fa falla, e chi non fa sfarfalla" (p. 236), che riprende i traducenti del Pasqualino (1789).

Il costrutto non è peraltro solo sic., essendo presente anche -- pur con minor frequenza --  in Campania e in Calabria, come indicato in Riccardo Schwamenthal, ‎Michele L. Straniero 2013: "1295 Chi mangia, fa molliche Cui mancia, fa muddichi (Sicilia) Chi magna fa mulliche (Campania) Cui mangia fa moddhichi (Calabria)" (Dizionario dei proverbi italiani e dialettali, Rizzoli, on line). E come confermato da un informante calabrese cu mangia faci mullichi, che però non lo traduce parlando in it., e da un informante campano.

 

4.1. Vitalità dialettale sei-settecentesca di cu mancia fa muddichi

Una rilevante attestazione letteraria, a ulteriore testimonianza della vitalità del fraseologismo in siciliano, è quella del poeta Giovanni Meli (Palermo, 1740-1815) in due opere, ovvero nelle Favuli morali, scritte nel 1759 ed edite nel 1762:

 

(i) "Vattìnni, figghiu miu, 'un aviri dichi; // 'ntornu a l'erruri avrannu lu riguardu; // già sannu ca cui mancia fa muddichi";

trad. it. di G. Santangelo: "Vattene , figlio mio , non aver timori; //  intorno all'errore avranno riguardo; // già sanno che chi mangia fa molliche".

(in Opere, vol. II, Favole morali, La fata galante, Don Chisciotte, Poesie postume, a cura di G. Santangelo, Rizzoli 1968, p. 226),

 e nel Don Chisciotti e Sanciu Panza (Poema eroi-comicu) del 1787:

 (ii) "Doppu diversi imprisi granni e nichi, // s'accorsi aviri fattu un sbagghiu enormi // (cui mancia finalmenti fa muddichi // e qualchi vota lu grand'omu dormi): // di battagghi notturni e alpestri intrichi // cui ni faceva fidi e dava informi? // In rubrica di erranti Cavaleri // nutaru e tistimoniu è lu cavaleri";

 tr. it. di G. Santangelo: "Dopo diverse imprese grandi e piccole, // si accorse di aver fatto uno sbaglio enorme // (chi mangia finalmente fa briciole // e qualche volta il grande uomo dorme): -- di battaglie notturne e alpestri intrighi // chi avrebbe fatto fede e avrebbe dato informazioni? // In rubrica di errante Cavaliere-notaro e testimonio è lo scudiere" (ibid. p. 573).

 Ma nell'ed. del 1818 Don Chisciotte e Sancio Panza nella Scizia. Poema originale... tradotto in lingua italiana dal Cap. Matteo di Bepilacqua, t. I, Vienna, Felice Stockholzer (Google ricerca libri avanzata), appare invece chi mangia fa molliche, che vale quindi come prima attestazione in italiano:

 23. Dopo picciole alfine e grandi imprese

S'accorse d'aver fatto un sbaglio enorme;

Chi mangia fa molliche, e ciò è palese,

Ed il grand'Uomo qualche volta dorme;

Delle battaglie date in le scoscese

Chi fede ne facea con giuste norme...

In rubrica d'errante Cavaliere

Notajo e testimonio è lo scudiere

(Don Chisciotte e Sanzio Panza nella Sicilia: Poema originale in dialetto siciliano, tomo I, p. 93).

 

5. Regionalismo fraseologico sic.

In quanto "regionalismo fraseologico", chi mangia fa molliche chiosato con 'chi fa sbaglia, chi non fa non sbaglia' era stato a suo tempo da me indicato nella "RILA" 1979 (anche on line), rist. in Per una linguistica siciliana. Tra storia e struttura (Sicania 1990, p. 421), ripreso poi da A. Leone L'italiano regionale in Sicilia (il Mulino 1982, p. 58 n. 3)

 

5.1. Vitalità letteraria del regionalismo "Chi mangia fa molliche"

Una scorsa a "Google libri ricerca avanzata" consente di documentare la vitalità letteraria del regionalismo "Chi mangia fa molliche", con riferimento a situazioni e significazioni diverse, dopo la citata trad. it. 1818 del Meli (Don Chisciotte e Sanzio Panza nella Sicilia), in scrittori per lo più siciliani quali:

 

Vitaliano Brancati 1943: «Chi mangia fa molliche, caro mio! Voglio dire che chi mangia sa anche cosa mangia.» Ci fu una pausa. «Quante me n'ha insegnate, quell'uomo! Per esempio: i peperoni vanno conditi con sale grosso...» «E olio rancido!» gridò il coro" (I piaceri, in Opere, 1932-1946 , a c. di L. Sciascia, Bompiani 1987, p. 628).

Vitaliano Brancati 1949: "Che ti devo confessare , che anche io, qualche volta ... non dico sempre , non dico nemmeno spesso ... ma qualche volta insomma ? ...Chi mangia fa molliche, si suole dire ... Chi sta sempre a cavallo dovrà pure stramazzare di tanto" (Il bell'Antonio, in Opere: 1947-1954, a c. di L.Sciascia, Bompiani 1992, p. 145).

Stefano D'Arrigo [1919-1992]: "Ma chi mangia, fa molliche, si sa: perciò muoiono di troppo vivere, di scialibi e una volta morte, questo è un fatto talmente fuori dell'ordinario, che la loro morte non scala mai la loro vita, ma anzi, al confronto..." (I fatti della fera, Rizzoli 2000, p. 97).

Antonio Pizzuto [1967-1975]: "Puoi dunque richiedere senz'altro gli originali che ti occorrono per la composizione al nostro buon Vanni, nella speranza che in tipografia non si coprano di macchie: un proverbio siciliano dice che chi mangia fa molliche" (L'ultima è sempre la migliore. Carteggio (1967-1975), Polistampa 2007, p. 32).

Silvana Grasso·2011: "E lei col cucchiaio di rame, dentro le segrete dell'utero, faceva presto e nettava tutto. Poi si lavava le mani con la cenere e l'acqua fredda del pozzo – «disinfetta... disinfetta» diceva – e rassicurava le contadine con l'utero aperto per l'aborto e la sottana insanguinata «Chi mangia fa molliche... non ci badate...chi mangia fa molliche... e ci cascate ancora ché gli uomini porci sono c'è la Canaria che vi sgrava... la Canaria ... fidatevi della Canaria..." (Il bastardo di Mautàna, Marsilio).

Roberto Disma 2021: "Eppure, in Sicilia si dice che cu mangia fa muddichi, chi mangia fa molliche; e Verga ha mangiato, tantissimo. Per ovvie ragioni, il massimo riferimento cui hanno attinto le ricostruzioni della sua vita è stato Federico De Roberto, scrittore insigne e grande amico" (Il viaggio. Vita e avventure di Giovanni Verga, Graphofeel, E-book).

Gaetano Savatteri 2020: "Per il resto, è uno che vive e lavora in Sicilia. Chi mangia fa molliche" (Il lusso della giovinezza, Sellerio).

Santo La Rosa 2017: "A questo punto Santo aveva capito tutto e, una volta di più pensò che chi mangia fa molliche (detto siciliano che traduce in volgare quello più aulico “errare umanum est” " (L'intruso, lulu.com, p. 208).

Sebastiano Urso 2019: "“Chi mangia fa molliche dissi a mia sorella, inviperita per il disastro che avevo combinato sul suo ricamo. Da allora in poi fui esonerato da quella prestazione d'opera!" (Il faro che sapeva di mare, Youcanprint).

Caterina Vaccari 2021: "Dalle mie parti si dice: “Chi mangia fa molliche”, che più o meno è l'equivalente del detto più comune: “Per fare una frittata devi rompere qualche uovo”. Qualsiasi cosa si debba sporcare, il senso è sempre lo stesso: se fai mille cose, inevitabilmente si possono fare anche degli errori" (Hanima. Le mie cento vite, Europa Edizioni).

 

5.2. Usi non letterari

Per altre attestazioni non letterarie, sempre sulla scorta di "Google libri ricerca avanzata" citiamo (per ulteriori il lettore avido potrà ancora ricorrere a Google):

 

Saverio Lodato 1994: "Dice un vecchio proverbio siciliano: «Solo chi mangia fa molliche». (Si intende dire che solo chi «non mangia), cioè chi resta con le mani in mano, non corre rischi, non sbaglia mai, non dà adito a critiche sul suo operato" (Dall'altare contro la mafia, Rizzoli, p. 154).

Giuseppe Carrubba 2011: "Ma non lo sai chi mangia fa molliche? Ed è tutto previsto, anche la perdita sul guadagno! - Non capisco - mi rispose incuriosito. - Tu quando compri un chilo di pane o un chilo di patate, le molliche o la buccia della frutta la mangi pure?" (Contro le BR e contro questo stato, Booksprint).

Licia Cardillo Di Prima 2014: "Il fatto è che chi mangia fa molliche e la maggior parte della gente, in questa città, vive di quelle che i signori, per distrazione, generosità o vanità, lasciano cadere ai loro piedi, e un miserabile deve fare di necessità virtù [...]" (Eufrosina: Carteggio d'amore tra il viceré Marco Antonio, Dario Flaccovio).

Paolo Scarlata 2014: "Oggi in Italia ritengo, che fare attività imprenditoriali, senza incorrere in cause, civili sia assolutamente impossibile, anche perché un vecchio detto recita “che chi mangia fa molliche”, chiunque nel suo mestiere, se lo fa per vivere [...] ha contenziosi attivi o passivi [...]" (Te lo do io il carcere, E-book, p. 162).

Alessandro Calvi·2015: "ingegneri, geometri − considerato che, come è noto, il movimento terra è uno dei settori nei quali per tradizione investe la grande criminalità organizzata. In Sicilia si dice che cu mancia fa muddichi, chi mangia fa molliche. Ed è lo stesso che dire che chi fa sbaglia. Ma la versione siciliana sembra sottintendere più di quanto non riesca a fare la versione continentale del proverbio" (Paracarri: Cronache da un'Italia che nessuno racconta, Rubbettino).

Pippo Carrubba·2015: "... la si fa perché ci sono i negozianti del posto che lo usano in abuso, questi non sono venuti ora, ma sono di già del posto avendo il loro box privato e chi ne è senza sono pochissimi e poi...chi mangia fa molliche, signor Sindaco" (Lettera al Direttore, Booksprint).

Giuseppe Siracusano 2016: "A difesa della classe medica vorremmo solo dire che nessuno è perfetto e che “chi mangia fa molliche”, cioè chi fa commette errori, in buona o in mala fede. Noi tutti vorremmo tuttavia che la terra ci coprisse per volere di Dio e non per errore del medico" (Proverbi Rurali I, Lulù.com, p. 182).

Mario Giordano 2018: "Potrebbero essere incidenti di percorso, si capisce: se chi mangia fa molliche, figurarsi chi anziché mangiare lavora con la spazzatura..." (Avvoltoi, Mondadori).

Cesario Picca 2018: "Ed erano tutti consapevoli che non sarebbe stato facile trovarle anche se, come diceva Cassarà ripetendo un detto della sua terra, “chi mangia fa molliche”" (L'intrigo. Guanti puri e senza macchia, CreateSpaceindipendent).

Valentino Bonu·2022: "In provincia di Messina esiste un detto: “Solo chi mangia fa molliche”. Sembrerebbe che la scelta di tagliare le gambe al referendum sull'Eutanasia, esternata dalla Corte Costituzionale, sia la prova che in fondo quando ci si applica per qualcosa non si può non fare errori, appunto molliche" (Eutanasia. Allungare la vita o allungare la morte?, Youcanprint).

 

Sommario

1. Outing familiare

2. Cosa vuol dire "chi mangia fa molliche"?

3. Chi lo dice?

4. Etimo (diacronico) di "Chi mangia fa molliche"

4.1. Vitalità dialettale sei-settecentesca di cu mancia fa muddichi

5. Regionalismo fraseologico sic.

5.1. Vitalità letteraria del region. "Chi mangia fa molliche"

5.2. Usi non letterari












 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra di aver capito che il proverbio "Chi mangia fa molliche" sia per certi aspetti simile al proverbio " Chi va al molino si infarina".

A margine, la parola mollica, distinta da briciole e da crosta, mi ricorda una discussione che ebbi su una traduzione dall'italiano all'inglese, lingua in cui non c'è distinzione netta tra questi tre sostantivi italiani.
Alla mia proposta di usare nella parte in inglese le parole italiane (con glossa) non solo mi risposero che non si poteva fare ma fui invitato a sostituire qualche parola italiana con altre inglesi. La mia risposta fu "Ma andate tutti a cagher"!


A parte queste rimembranze, dalle mie parti (nel Livornese) si usava la parola sbriciolone (ahimè, pure questa parola cadrà nell'oblio) in riferimento ad un bambino che, mangiando il pane, fa cadere briciole dappertutto. C'è una parola simile nella Sua regione, professor Sgroi?

Renato P.

Francesco P. Udine ha detto...

Gli articoli del Prof. Sgroi sono troppo "tecnicistici" e i lettori di cultura media si perdono nei meandri della "tecnica linguistica".
Grazie, comunque.
Francesco P. - Udine

Prof. Salvatore Claudio Sgroi ha detto...

Per il Lettore Renato P.
No, in effetti non saprei indicarle un regionalismo, ovvero un geo-sinonimo, siciliano del suo "sbriciolone". Potrei dire "sbrodolone", ma il senso è diverso e non si tratta di un regionalismo.
S.C. Sgroi

Per il Lettore Francesco P.
Ritengo che il lettore di una rubrica linguistica, divulgativa e a un tempo scientifica, come pretende di essere la mia ospitata da Fausto Raso nel suo blog, abbia sempre ragione nelle sue osservazioni critiche, nella fattispecie sul carattere "troppo tecnicistico" stigmatizzato dal lettore Francesco P. di Udine. La difficoltà dei miei interventi è in effetti duplice. Da un lato è costante un'ottica 'laica', anti-puristica dei fenomeni linguistici, spesso anti-tradizionale, dall'altro si fa ricorso a tecnicismi che però vengono spiegati, se non sono proprio scolastici. Per avvicinare il lettore l'analisi è però condotta a passi progressivi, articolata com’è in §§ e sottoparagrafi, tutti intitolati e alla fine ripresi, per una sintesi finale, nel sommario. Certamente, gli articoli richiedono anche un pò (sic!) di pazienza al lettore, che non può limitarsi a leggere una sola volta il testo. Che è sempre una mini-lezione di linguistica che muove da singoli fenomeni, si spera noti al lettore (non era però questo il caso del proverbio "chi mangia fa mollica", presumo estraneo alla competenza attiva e passiva del lettore di Udine), per illustrare fenomeni di carattere generale sul funzionamento dell'italiano e delle lingue in generale.
S.C. Sgroi

Anonimo ha detto...

Professor Sgroi, La ringrazio per la risposta.

In effetti in italiano abbiamo molte più parole ed espressioni di quelle che troviamo normalmente in un vocabolario. Se dipendesse da me mi prodigherei nel fare conoscere questi tesori linguistici a tutti gli Italiani.
Quando vedo articoli come il Suo, in cui parla di fatti linguistici dell'italiano regionale, li leggo con interesse.

Tanti saluti a Lei e alla Sua bella Sicilia.

Renato P.