di Salvatore
Claudio Sgroi
1. L'evento mediatico
Nel corso della domenicale
tramissione su Rai-3 "Le parole per dirlo" del 12 dic. 2021, 10h20, Geppi Patota, grammatico e storico della
lingua, -- oltre a giudicare esig-ito part. pass. del verbo esigere come errato, in quanto forma
analogica non-etimologica, diversamente dal corretto esatto (su cui cfr. l'intervento 119 del 10 gennaio) -- ha anche ricordato il pp. di splendere ovvero splend-uto, giudicandolo non
meno errato, anzi affermando "che non esiste" proprio.
2. La disconferma di "splenduto"
L'espressione
"non esiste" in bocca spesso ai (neo)puristi per giudicare -- senza
alcuna esplicita motivazione -- "errato" un uso linguistico, richiama
la tecnica indicata dagli psicologi nel rapporto con gli altri con il termine
"disconferma", quando cioè si ignorano del tutto gli interlocutori,
nei cui riguardi si nega anche il giudizio esplicito di dire "non sono
d'accordo con te".
Nel caso
specifico il "non esiste" equivale a dire non che splenduto è "errato", ma se ne
nega l'esistenza, tout court. Il che
è paradossale, perché in realtà la forma esiste, solo che non la si giudica
degna di un esplicito giudizio di condanna.
3. Vitalità di splenduto
Il ricorso a
Internet e a "Google libri ricerca avanzata" consente in realtà di
documentarne una certa vitalità e polisemia, tra usi propri e usi figurati,
in testi anche di personaggi illustri.
Intanto, la
forma participiale splenduto è
databile almeno dal 1598 con il noto
John
Florio:
"SPLÉNDERE,
SPLENDO, SPLENDEI, SPLENDUTO, to shine, to glister, to glitter, to be
bright and beautifull. Also to have a very good grace or become passing
well" (A Worlde of Wordes, a critical edition by Hermann W. Haller, University of Toronto Press·2013,
p. 674).
3.1. Usi del '900 e del terzo
millennio
Tra gli usi propri
e figurati del '900 riportiamo:
(i)
Giuseppe Cosentino·1906: "coi loro incantesimi
corruttori avevano sperato di poter sedurre la generosa coppia di amanti che è
qui, e che aveva profferito il voto di non libare alle dolcezze del letto
coniugale prima che splenduto avesse per loro la fiaccola d'Ismeneo" (Le commedie di Shakespeare, L. Beltrami, p. 237).
(ii) Friedrich Nietzsche 1888 tr. it. 1908, 1910, rist. 2019: «Ci sono tante aurore che non hanno ancora splenduto»;
questa scritta indiana sta sulla
soglia del libro. Dove cerca il suo
autore quel nuovo mattino, quel rosso tenero non ancora scoperto, con cui
comincia ancora il nuovo giorno, ah! tutta
una serie, tutto un mondo di giorni nuovi?" (Ecce Homo. Come si diventa ciò
che si è, Bocca p. 89, e Blowing books 2019).
(iii)
Renato Serra 1938 [av.
1915] : "coeli ardentis species affulserat, il cielo aveva splenduto come un mare di fuoco, Liv." (Scritti di Renato Serra, a c. di Giuseppe
De Robertis, Alfredo Grilli, Firenze, Le Monnier, vol. 2, p. 152).
(iv) Andrea Sorrentino 1927:
"La vetta del suo nuovo edifizio, canta i funerali per l'idolo che sempre vivo era splenduto
durante i travagli della sua mente. Si presenta, così , il problema di quanto
Vico dovesse ad Aristotele e di quanto lo spogliasse" (La retorica e la poetica di Vico: ossia, La prima
concezione, Milano, Bocca, p. 160).
(v) Ernesto Balducci 1940-1945:
"chi comincia a nutrirsi della sua
riflessione immagina di scoprire ciò che non era conosciuto per lo innanzi;
un nuovo sole ha splenduto"
(Diari
1940-1945, ed.
Maria Paiano, Firenze, Olschki 2002, vol. 1, p. 197).
(vi) Eugenio Pennati 1945: "se la questione etica e
religiosa si fosse risolta in una suprema rinunzia , quella che fu la grande civiltà moderna dei popoli d'Occidente
non avrebbe mai splenduto" (Fondamenti
di una filosofia della politica, Istituto Editoriale Italiano, p. 144).
(vii) Anne Fiedler Nossing 1948: "nel voltare in italiano 'noch
in aller Glorie der Poesie blühte und glänzte' usa il participio passato “splenduto”
che soltanto un Italiano del Trentino è capace di scrivere, ma che urta l'orecchio
d'un Toscano" (Heine in Italia nel
secolo decimonono, S.F. Vanni, p. 257).
(viii) 1955: "sui monti della Tracia e ai piedi dell'Olimpo, da
quella civiltà che ha splenduto di sfolgorante luce
sull'Acropoli , all'ombra del primo olivo, e che rifulse mirabilmente
sull'Agorà, incamminandosi poscia per la stessa via sacra" (Redia, vol. 40, p. xvi).
(ix)
Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria 1961:
"Il sole coi raggi ha diffuso le vacche, la terra si è stesa ampia col
dorso, il fuoco è splenduto
sulla vasta superficie" (Atti e
memorie, Firenze, Olschki, vol. 26, p. 110).
(x) Marialuisa Cicalese 1973: "l'insegnamento hegeliano - spaventiano sarà compreso nella sua parte migliore che «ha splenduto invano» innanzi alle menti
di Marx e Labriola pur discepoli di Hegel e Spaventa" (La
formazione del pensiero politico di Giovanni Gentile, Marzorati, p. 58).
E
per quanto riguarda il 2000:
(xi) Maurice Fay 2015: "I maghi avevano creato un nuovo sole per illuminare il mondo magico che avrebbe splenduto per sempre, alimentando il
cristallo che la imprigionava" (L'Occhio di Alfin: La Saga dei Mondi Gemelli, Lulu com, p. 246).
(xii) Pier Francesco De Rui 2018: "Le perdite, le sconfitte
morali, le sofferenze, li avevano segnati togliendo loro quel bagliore innocente di cui avevano sempre splenduto.
La pelle del viso era dura, graffiata dal vento e segnata dalle ferite" (Il sentiero delle lacrime, Youcanprint,
p. 430).
(xiii) Aldo Parisi 2018: "Il sole delle tenebre non avrebbe splenduto
su questa terra. Né ora né mai" (Sumus Tenebris Solem, Youcanprint, p. 170).
(xiv) Angelo Santoro 2019: "Loro ti vendevano il sole, ti
dicevano per te sarebbe splenduto un sole raggiante,
anche se non riuscivi a fare a meno di vedere sopra la tua testa solo le nuvole
di un cielo che più plumbeo non si può (Gattopardi.
70 storie di neosatira, Goware).
(xv)
Alessandro Moscatelli 2020: "Sono certo che dopo la tempesta il sole tornerà a splendere come sempre ha spleso...splenduto...
credo pioverà ancora un pochino, ma se dovesse accadermi qualche cosa [...]
Quale ricordo lascerei?" (L’albero
degli smartphone, Gruppo Albatros
il Filo, e-book).
Ecc.
3.2. Usi letterari del '400 e del '900
Quanto agli
usi letterari, col Battaglia (vol. XVI, 1992) riportiamo un es. del '400 e due
dannunziani del '900 (sub risplendere),
ripresi questi ultimi anche nella BIZ
(Biblioteca Italiana Zanichelli):
(i) G.
D'Annunzio 1905: "La luce è risplenduta / a noi per la tua forza" (La nave) (accezione n. 12).
(ii) G.
D'Annunzio 1907: "Necessità del fuoco, hai risplenduto" (Canzone
per la tomba di Giosue Carducci) (accezione
n. 2).
(iii) Amabile di Continentia '400: "È
stata la iustizia che in te sempre è resplenduta" (accezione n. 7)
4. E i puristi?
Qual'è al
riguardo la posizione dei puristi e neopuristi?.
V. Ceppellini, Dizionario grammaticale
(Istituto Geografico De Agostini 1962,
VI ediz.) sotto splèndere riporta:
"Part. pass.: splendúto (usato
raramente)".
G. L. Messina, Dizionario dei neologismi, dei
barbarismi e delle sigle (Angelo Signorelli 1983)
per splèndere fa presente che "È un
verbo difettivo, perché non ha il p.p. e quindi i tempi composti"; al pari
di incombere "difettivo, perché
non ha il p.p. e quindi i tempi composti". Ma per risplendere osserva che "non si adopera nei tempi composti,
perché il p.p. risplenduto è ormai
disusato".
Per S. Novelli, Si dice? Non si dice?. Dipende (Laterza 2014), la risposta iconica riservata a "Splenduto, risplenduto" è invece prescrittiva: non sono né da
scrivere né da dire (p. 108).
4.1. La lezione anti-puristica del purista Aldo
Gabrielli
Per converso stupisce 'alla grande' A.
Gabrielli
[1898-1978] in Si dice o non si dice?
(Milano, Club degli Editori 1976)
che, ampliando l'analisi ad analoghi verbi presuntivamente
"difettivi" come risplendere
e soccombere, non si può non
condividere, su tutta la linea:
"come
tutti gli altri verbi della seconda coniugazione [...] hanno il participio
passato in -uto: quindi, [...] splendúto, risplendúto [...], soccombúto"
(p. 210): forme "corrette [...], non ci son santi" (ibid.); "e fanno male, malissimo i
dizionari e le grammatiche a ignorarle, e peggio a dire che non esistono
affatto" (ibid.).
L'autore
è peraltro attento anche agli usi reali, sottolineando che "Esempi di
questi 'brutti' participi, non mancano, soprattutto presso gli antichi, ma
neppure i moderni li hanno sempre ignorati" (ibid.). E ricorda che "Il D'annunzio usò moltissime di queste
forme; una per tutte, dalla Canzone per
la tomba di Giosue Carducci: 'Necessità del fuoco, hai risplenduto!"
(p. 211).
Conclude
con un monito: "i dizionari smettano di dar l'ostracismo a questi
participi" (ibid.).
Ma
prima, nell'ambito dell'educazione linguistica, suggerisce agli studenti la
tecnica dell'evitamento per non farsi "fregare" da insegnanti
iper-tradizionalisti:
"Capisco
che un ragazzo di dodici anni rifacendosi a questi esempi letterari potrebbe
andare incontro, nel migliore dei casi, a un fregaccio rosso dell'insegnante:
ma per uno scolaro c'è sempre modo di evitar questi rischi. Nel vocabolario
italiano c'è tanta varietà di parole e di forme che resta solo l'imbarazzo
della scelta: 'Il sole ha risplenduto
tutto il giorno': diciamo che 'ha
brillato' e siamo a posto" (ibid.),
ecc.
Nell'omonimo,
ma diverso, Si dice o non si dice
(Mondadori 1969), Gabrielli si sofferma solo su soccombuto, con diversa opinione. Alla
domanda "se esiste il participio passato del verbo soccombere" (p. 245) la risposta è: "Sì, esiste, è soccombúto." seguito
dall'osservazione "Ma nessuno, credo, lo ha mai usato" (ibid.), con la precisazione del criterio
perché tali forme possano essere giudicate corrette: "non credo che
abbiamo esempi letterari per sostenersi" (ibid.). In realtà, usi letterari al riguardo non mancano, come i 2 seguenti
dell'800, riportati nel Battaglia (vol. XIX, 1998), che definisce il
"part. pass. rar. soccombuto":
(i)
A. Rosmini av. 1855: "quella loro volontà (....) sarebbe soccombuta";
e
(ii)
F. Petruccelli della Gattina av. 1890: "Il suo fez di velluto ha
soccombuto alla fine (...), ed è scomparso".
In
maniera sobria lo stesso Gabrielli
nel suo Dizionario linguistico moderno
(Mondadori 1956, 19693)
aveva scritto sotto splèndere: "splendúto, raro nell'uso" (p.
1123); risplèndere: "risplendúto, raro" (p. 1062); soccόmbere: "soccombúto, raro" (p. 1108).
Il
Grande Dizionario Illustrato della lingua
italiana di A. Gabrielli, a cura
di Grazia Gabrielli (Mondadori 1969)
sub splèndere indica: "pp. splendúto, ma rariss., e perciò rari
anche i tempi composti"; sub risplèndere:
"risplendúto, raro"; sub soccόmbere: "pp. raro soccombúto".
Sulla
stessa linea A. Gabrielli, Si dice o non si dice?. Guida all'italiano
parlato e scritto, nuova ediz. a c. di Paolo Pivetti, con la coll. di Grazia Gabrielli (Hoepli 2009):
"verbi col participio passato, diciamo così, raro" (p. 266) sono splenduto, risplenduto, soccombuto,
che "non sono forme sbagliate: sono soltanto così poco frequenti da
metterci in imbarazzo" (ibid.).
A. Gabrielli, Dizionario della lingua italiana (C.
Signorelli 1993) sub splèndere: "raro splendúto; raro nei tempi
composti"; risplèndere "si
coniuga come splèndere"; sub soccόmbere: "raro soccombúto".
A.
Gabrielli, Grande dizionario Hoepli italiano, a c. di M Pivelli e G. Gabrielli
(Hoepli 2008): splendere: "raro splendùto;
raro nei tempi composti"; risplendere
"si coniuga come splèndere";
sub soccόmbere: "raro soccombùto".
5. Altri
dizionari
A
metà strada è lo Zingarelli 2021 sub
risplèndere: "rari e lett. il
part. pass. risplendùto e i tempi
composti"; per soccombere:
"part. pass. raro †soccombùto";
invece per splèndere: "difett.
del part. pass. e dei tempi composti".
E
analogamente Sabatini-Coletti 2007
sub risplèndere: "non com. il
part. pass. risplenduto"; sub soccombère: "part. pass. ant. soccombuto, oggi non in uso";
invece sub splèndere: "manca del
part. pass.".
Sommario
1. L'evento mediatico
2. La disconferma di "splenduto"
3. Vitalità di splenduto
3.1. Usi del '900 e del terzo
millennio
3.2. Usi letterari del '400 e del '900
4. E i puristi?
4.1. La lezione anti-puristica del
purista Aldo Gabrielli
5. Altri
dizionari
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