venerdì 7 gennaio 2022

Sgroi - 118 - Papa Francesco e la "Grammatica storica" di Gerhard Rohlfs




 di Salvatore Claudio Sgroi

 

1. Un evento editoriale

La rist. della grande Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti di Gerhard Rohlfs, edita dal Mulino (con l'Accademia della Crusca) 2021, 3 voll., da tempo esaurita, per l'occasione arricchita di saggi introduttivi di noti specialisti: C. Marazzini, G. Ruffino, M. Maiden, P. D'Achille, L. Tomasin e A. Nesi, è senza dubbio un evento editoriale di grandissimo rilievo.

 

2. Un classico insuperato e attuale

Il manuale di Rohlfs, malgrado gli oltre 70 anni dall'ediz. originale in tedesco (1949-54), e i 50 dalla trad. it. a cura di S. Persichino, T. Franceschi e M. Caciagli Fancelli, aggiornata dall' A., presso Einaudi 1966-1969, rist. in economica 1970, va subito detto, è un testo classico, tutt'altro che invecchiato.

Se da un lato va certamente integrato con singoli studi apparsi successivamente, non è sostituibile con un analogo manuale. È inoltre prezioso per la quantità di dati relativi alla evoluzione della lingua e dei dialetti italiani in un'ottica ora prospettica (dal latino agli idiomi italiani attuali) ora retrospettiva (dai dialetti italiani e dall'italiano al latino). Ed è essenziale non solo per la consultazione ma anche per un avviamento scientifico a tale ambito di studi da parte degli studiosi, giovani e meno giovani.

La sua leggibilità è inoltre garantita dalla impostazione teorica tradizionale grazie alla partizione in Fonetica, morfologia, sintassi e lessico con il conseguente ricorso a una terminologia tradizionale.

 

3. Il genere dei lessemi animati

Qui, per esemplificare la attualità (e la leggibilità) della Grammatica storica di Rohlfs ci vogliamo soffermare (solo in parte) sull'analisi del Genere grammaticale dei nomi, sviluppata in ben 18 §§ (380-395), pp. 52-74.

Per quanto riguarda il genere dei nomi animati, nel § 380 "Distinzione del genere delle persone" e nel § 381 "Nomi d'animali", in prospettiva sincronica e comparata (non storica) Rohlfs distingue senza peraltro ricorso ai tecnicismi qui corsivati:

(i) gli Eteronimi (o nomi indipendenti) nomi con "una radice differente", ess. padre/madre, uomo/donna; piem. barba 'zio' / magna 'zia', ecc.; -- toro/vacca, montone/pecora, ecc.

(ii) Nomi mobili, ovvero "mozione", (ii.a) con "sostituzione della desinenza", ess. figlio/a, calab. suocru/socra, cavallo/a, calabr. cièrvu/cèrva, (ii.b) "con impiego d'un particolare suffisso" ess. conte/contessa, imperatore/imperatrice, strega/stregone; leone/leonessa, ecc.

(iii) Nomi ambigeneri o comuni: "la distinzione è data soltanto dall'articolo", es. il/la nipote; ma nell'ambito dei nomi di animali mancano gli ess., in quanto in realtà, a quanto ci risulta, non ne esistono.

(iv) Composti liberi, "nei casi in cui l'articolo non può venir impiegato" per la distinzione morfologica, per. es. due nipoti maschi, tre nipoti femmine, sic. i figghji màskuli ('figli maschi') e i figghji fìmmini ('figlie femmine').

(v) Nomi "con genere oscillante", definiti anche "ambigeneri", es. la/il serpe (così già in lat. serpens), la/il lepre; mancano invece ess. umani come il/la trans. Il tipo è presente anche con i nomi non-animati (§ 392), ess. lat. dies s.m. vel f., fine it. ant. m. vel f.; (§ 394) la/il trave.

(vi) Nomi promiscui (o epiceni), "il cui genere non rimane chiaramente definito dalla desinenza" per indicare "la differenziazione sessuale", ess. la spia, la spia (maschio e femmina); la volpe, il ghiro, la lepre. Per quest'ultimo caso Rohlfs evidenzia piuttosto il "conflitto" tra il genere grammaticale dell'astratto e il genere animato, ess. la guardia 1) 'il guardare' e 2) 'chi fa la guardia', ecc.

 

3.1. Problemi aperti

La sezione si conclude col § 395 di "Casi non ancor chiariti", che costituiscono una sfida ancora aperta per gli studiosi a distanza di oltre 50 anni.

"Sorprende -- confessa Rohlfs -- il femminile nel composto verbale napol. la grattacaso ['il grattacacio', 'il grattugiaformaggio'], umbro grattacagia, triestino gratacasa 'grattugia', di contro al maschile di consimili formazioni". Non si può certamente far carico a Rohlfs del mancato ricorso alla nozione di "testa" dei composti e alla distinzione dei composti in "esocentrici" ed "endocentrici", ovvero al fatto che nei composti verbo-nominali esocentrici il genere è determinato dal genere della testa semantica esterna al composto, negli ess. specifici la testa potendo essere, dato il genere femminile del composto, un s.f. come raspa, a non voler ipotizzare il calco strutturale sul composto fr. râpe à fromage s.f.

 

4. Approccio storico-etimologico retrospettivo e prospettico

Gli altri §§ riguardano il genere di numerosissimi ess. di nomi non-animati, e per lo più in un'ottica storico-comparativa, diacronica, ora retrospettiva (dall'it. e dal dialetto al lat.) ora prospettica (dal lat. con tre generi, masch., femm. e neutro all'it. e ai dialetti), su cui solo qualche esempio per esigenze di spazio.

Il problema più complesso riguarda l'evoluzione del neutro lat. che diventa per lo più maschile, genere non marcato, es. (§ 384) lat. folium > it. foglio, ma a volte anche femm. per es. folia pl. lat. > it. foglia.

In lat. il femm. indicante l'albero si opponeva al neutro indicante il frutto (§ 382), per es. s.f. pirus, accus. pirum (> it. il pero, sic. u piru) vs s. neutro pirum 'it. pera'; e poi plur. neutro lat. pira 'pere' > it. pera; -- s.f. malus 'il melo' (> lat. mēlu(m)> it. il melo) vs s. neutro malum 'it. mela'; e poi plur. neutro lat. mala 'mele', > lat. tardo s. femm. mela(m) > it. mela. E ancora  lat. oliva s. femm. 1) 'ulivo, albero' 2) 'oliva, frutto'; per analogia con melo vs mela: it. olivo 'albero' (e it. region. frutto) (< lat. tardo neutro olivum) vs oliva 'frutto' (< lat. s. femm. accus. olivam).

Ricordiamo ancora il femm. la mattina (§ 388) spiegato con la sostantivazione del lat. (hora) matutina vs il masch. il mattino dal lat. (tempus) matutinum.

E ancora l'oscillazione del genere del lat. dies s.m. o femm. 'giorno' (§§ 388-389), dà conto in it. del s.f. la domenica derivante da (dies) dominica, rispetto allo spagn. el domingo dal lat. (dies) dominicus.

E chi ha avuto modo di sentire papa Francesco il 2 gennaio su RAI 1, 12h15, dire a piazza S. Pietro: "Vi auguro un buon domenico" subito corretto in "una buona domenica", capirà grazie a Rolhfs non solo l'interferenza morfologica con lo spagnolo ma la diversa etimologia grammaticale dello spagnolo dovuta all'oscillazione di genere del lat. dies sottinteso

 

5. Un mancato aggiornamento

Può anche stupire qualche mancato possibile aggiornamento nel 1966 a proposito p.es. dell'etimo del termine razza (§ 344) fermo al nominativo del lat. ratio" con A. Prati 1938, difeso anche da L. Spitzer, in realtà dal fr. ant. haraz "allevamento di cavalli", di origine scandinava, come dimostrò G. Contini nel 1959, confermato poi da altri, opportunamente ricordati nel DELI di M. Cortelazzo-P. Zolli.

                                     

6. Il fascino della storia degli studi

Concludiamo, sottolineando quanto rilevato da Claudio Marazzini nella sua bella "Presentazione": "La storia degli studi, delle realizzazioni faticosamente portate a termine anche grazie all’intelligenza dell’industria editoriale, ha sempre un grande fascino, ed è parte sostanziale della storia della cultura, non meno del bilancio relativo ai risultati ottenuti o alla loro resistenza alla ruggine del tempo" (p. xxiv).

 

Sommario

1. Un evento editoriale

2. Un classico insuperato

3. Il genere dei lessemi animati

3.1. Problemi aperti

4. Approccio storico-etimologico retrospettivo e prospettico

5. Un mancato aggiornamento

6. Il fascino della storia degli studi

 

 Un trittico sciasciano con «giallo». Quaquaraquà, mafia, pizzo - Salvatore Claudio Sgroi - copertina

 

 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)





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