di Salvatore Claudio Sgroi
1. Un evento
editoriale
La
rist. della grande Grammatica storica
della lingua italiana e dei suoi dialetti di Gerhard Rohlfs, edita dal
Mulino (con l'Accademia della Crusca) 2021, 3 voll., da tempo esaurita, per
l'occasione arricchita di saggi introduttivi di noti specialisti: C. Marazzini,
G. Ruffino, M. Maiden, P. D'Achille, L. Tomasin e A. Nesi, è senza dubbio un evento
editoriale di grandissimo rilievo.
2. Un classico
insuperato e attuale
Il
manuale di Rohlfs, malgrado gli oltre 70 anni dall'ediz. originale in tedesco
(1949-54), e i 50 dalla trad. it. a cura di S. Persichino, T. Franceschi e M. Caciagli Fancelli, aggiornata dall' A., presso Einaudi 1966-1969, rist. in economica 1970,
va subito detto, è un testo classico, tutt'altro che invecchiato.
Se
da un lato va certamente integrato con singoli studi apparsi successivamente,
non è sostituibile con un analogo manuale. È inoltre prezioso per la quantità
di dati relativi alla evoluzione della lingua e dei dialetti italiani in
un'ottica ora prospettica (dal latino agli idiomi italiani attuali) ora
retrospettiva (dai dialetti italiani e dall'italiano al latino). Ed è
essenziale non solo per la consultazione ma anche per un avviamento scientifico
a tale ambito di studi da parte degli studiosi, giovani e meno giovani.
La
sua leggibilità è inoltre garantita dalla impostazione teorica tradizionale grazie
alla partizione in Fonetica, morfologia, sintassi e lessico con il conseguente
ricorso a una terminologia tradizionale.
3. Il genere dei
lessemi animati
Qui,
per esemplificare la attualità (e la leggibilità) della Grammatica storica di Rohlfs ci vogliamo soffermare (solo in parte)
sull'analisi del Genere grammaticale dei nomi, sviluppata in ben 18 §§
(380-395), pp. 52-74.
Per
quanto riguarda il genere dei nomi animati, nel § 380 "Distinzione del
genere delle persone" e nel § 381 "Nomi d'animali", in
prospettiva sincronica e comparata (non storica) Rohlfs distingue senza
peraltro ricorso ai tecnicismi qui corsivati:
(i)
gli Eteronimi (o nomi indipendenti) nomi con "una radice differente", ess.
padre/madre, uomo/donna; piem. barba 'zio' / magna 'zia', ecc.; -- toro/vacca,
montone/pecora, ecc.
(ii)
Nomi mobili, ovvero
"mozione", (ii.a) con "sostituzione della desinenza", ess. figlio/a, calab. suocru/socra, cavallo/a, calabr. cièrvu/cèrva, (ii.b) "con impiego d'un particolare
suffisso" ess. conte/contessa, imperatore/imperatrice,
strega/stregone; leone/leonessa, ecc.
(iii)
Nomi ambigeneri o comuni: "la distinzione è data
soltanto dall'articolo", es. il/la
nipote; ma nell'ambito dei nomi di animali mancano gli ess., in quanto in
realtà, a quanto ci risulta, non ne esistono.
(iv)
Composti liberi, "nei casi in
cui l'articolo non può venir impiegato" per la distinzione morfologica,
per. es. due nipoti maschi, tre nipoti
femmine, sic. i figghji màskuli ('figli
maschi') e i figghji fìmmini ('figlie
femmine').
(v)
Nomi "con genere oscillante", definiti anche "ambigeneri",
es. la/il serpe (così già in lat. serpens), la/il lepre; mancano invece ess. umani come il/la trans. Il tipo è presente anche con i nomi non-animati (§
392), ess. lat. dies s.m. vel f., fine it. ant. m. vel f.; (§ 394) la/il trave.
(vi)
Nomi promiscui (o epiceni), "il cui genere non rimane chiaramente definito
dalla desinenza" per indicare "la differenziazione sessuale",
ess. la spia, la spia (maschio e
femmina); la volpe, il ghiro, la lepre.
Per quest'ultimo caso Rohlfs evidenzia piuttosto il "conflitto" tra il
genere grammaticale dell'astratto e il genere animato, ess. la guardia 1) 'il guardare' e 2) 'chi fa
la guardia', ecc.
3.1. Problemi
aperti
La
sezione si conclude col § 395 di "Casi non ancor chiariti", che
costituiscono una sfida ancora aperta per gli studiosi a distanza di oltre 50
anni.
"Sorprende
-- confessa Rohlfs -- il femminile nel composto verbale napol. la grattacaso ['il grattacacio', 'il grattugiaformaggio'],
umbro grattacagia, triestino gratacasa 'grattugia', di contro al
maschile di consimili formazioni". Non si può certamente far carico a
Rohlfs del mancato ricorso alla nozione di "testa" dei composti e
alla distinzione dei composti in "esocentrici" ed
"endocentrici", ovvero al fatto che nei composti verbo-nominali
esocentrici il genere è determinato dal genere della testa semantica esterna al
composto, negli ess. specifici la testa potendo essere, dato il genere
femminile del composto, un s.f. come raspa,
a non voler ipotizzare il calco strutturale sul composto fr. râpe à fromage s.f.
4. Approccio
storico-etimologico retrospettivo e prospettico
Gli altri §§ riguardano il genere di numerosissimi ess. di nomi non-animati, e per lo più in un'ottica storico-comparativa, diacronica, ora retrospettiva (dall'it. e dal dialetto al lat.) ora prospettica (dal lat. con tre generi, masch., femm. e neutro all'it. e ai dialetti), su cui solo qualche esempio per esigenze di spazio.
Il problema più complesso riguarda l'evoluzione del neutro lat. che diventa per lo più maschile, genere non marcato, es. (§ 384) lat. folium > it. foglio, ma a volte anche femm. per es. folia pl. lat. > it. foglia.
In
lat. il femm. indicante l'albero si opponeva al neutro indicante il frutto (§
382), per es. s.f. pirus, accus. pirum (> it. il pero, sic. u piru) vs s. neutro pirum 'it. pera'; e poi plur. neutro lat.
pira 'pere' > it. pera; -- s.f. malus 'il melo' (> lat. mēlu(m)> it. il melo)
vs s. neutro malum 'it. mela'; e poi plur.
neutro lat. mala 'mele', > lat.
tardo s. femm. mela(m) > it. mela. E ancora lat. oliva s. femm. 1) 'ulivo, albero' 2) 'oliva, frutto'; per analogia
con melo vs mela: it. olivo 'albero' (e
it. region. frutto) (< lat. tardo neutro olivum)
vs oliva 'frutto' (< lat. s. femm.
accus. olivam).
Ricordiamo
ancora il femm. la mattina (§ 388)
spiegato con la sostantivazione del lat. (hora) matutina vs il
masch. il mattino dal lat. (tempus) matutinum.
E
ancora l'oscillazione del genere del lat. dies
s.m. o femm. 'giorno' (§§ 388-389), dà conto in it. del s.f. la domenica derivante da (dies) dominica, rispetto allo spagn. el
domingo dal lat. (dies) dominicus.
E
chi ha avuto modo di sentire papa Francesco il 2 gennaio su RAI 1, 12h15, dire
a piazza S. Pietro: "Vi auguro un
buon domenico" subito corretto in "una buona domenica", capirà grazie a Rolhfs non solo l'interferenza
morfologica con lo spagnolo ma la diversa etimologia grammaticale dello
spagnolo dovuta all'oscillazione di genere del lat. dies sottinteso
5. Un mancato aggiornamento
Può
anche stupire qualche mancato possibile aggiornamento nel 1966 a proposito p.es.
dell'etimo del termine razza (§ 344) fermo al nominativo
del lat. ratio" con A. Prati
1938, difeso anche da L. Spitzer, in realtà dal fr. ant. haraz
"allevamento di cavalli", di origine scandinava, come dimostrò G.
Contini nel 1959, confermato poi da altri, opportunamente ricordati nel DELI di M. Cortelazzo-P. Zolli.
6. Il fascino
della storia degli studi
Concludiamo,
sottolineando quanto rilevato da Claudio Marazzini nella sua bella
"Presentazione": "La storia degli studi, delle realizzazioni
faticosamente portate a termine anche grazie all’intelligenza dell’industria
editoriale, ha sempre un grande fascino, ed è parte sostanziale della storia
della cultura, non meno del bilancio relativo ai risultati ottenuti o alla loro
resistenza alla ruggine del tempo" (p. xxiv).
Sommario
1.
Un evento editoriale
2.
Un classico insuperato
3.
Il genere dei lessemi animati
3.1. Problemi aperti
4. Approccio storico-etimologico retrospettivo
e prospettico
5.
Un mancato aggiornamento
6. Il fascino della storia degli studi
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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