martedì 11 gennaio 2022

Come è nata la cappella


La nostra lingua – abbiamo visto altre volte – è ricchissima di parole che con il passar del tempo hanno acquisito un significato diverso (se non, in alcuni casi, addirittura opposto) da quello originario. Oggi tutti sappiamo cosa è la cappella: un edificio adibito al culto, alla preghiera. Il suo nome, però, deriva da un pezzo di stoffa. Vediamo, brevemente, la sua  “storia” anche se i piú, probabilmente, la conoscono.

   Si narra che un certo Martino da Tours (poi divenuto santo tra i piú venerati di Francia), figlio di un milite romano, volendo seguire le orme del padre si arrolò nelle guardie imperiali a cavallo. Un giorno, in pieno inverno, mentre cavalcava alla testa dei suoi uomini, si imbatté in un poveretto, seminudo, infreddolito e affamato. Alla vista dell’uomo, ordinò immediatamente l’ “alt” al drappello e dette disposizioni perché il pover’uomo fosse immediatamente rifocillato; infine, toltasi la cappa (mantello) la tagliò in due parti con la spada e dette una metà a quel disgraziato perché si riparasse dal freddo.

   Le opere di carità (cristiana) di questo rude soldato furono tante e tante che sarebbe troppo lungo enumerarle; basterà soltanto ricordare che – convertitosi al cristianesimo – abbandonò la vita militare per dedicarsi esclusivamente alla diffusione del messaggio di Cristo.

   Alla sua morte, la metà di quella cappa fu conservata dai suoi fedeli come reliquia; poi, capitata nelle mani dei re Merovingi fu, da questi ultimi, riposta gelosamente nel loro oratorio privato. I popolani, ammessi dopo non poche lunghe lotte a entrare nell’oratorio, chiamarono  “cappella” (tardo latino, diminutivo di cappa) quel pezzo di stoffa consunta. Con il trascorrere del tempo, il termine cappella stette a indicare – per estensione – il luogo ove si conservavano le reliquie dei santi. Infine, attraverso i secoli, con un altro passaggio semantico, ha assunto l’accezione odierna di luogo di culto, di venerazione e di preghiera. La cappella, e concludiamo, può essere un edificio a sé stante oppure incorporato in un altro. In questo caso è una piccola edicola con altare posta, generalmente, ai lati delle navate centrali delle chiese.

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La lingua "biforcuta" della stampa

Le attese da incubo dentro le ambulanze-prigioni. "Fino a 30 ore prima del ricovero"

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Il plurale dei nomi accostati (o accoppiati) si ottiene pluralizzando solo il primo sostantivo. Correttamente: ambulanze-prigione [vale a dire: ambulanze ─ (che sono una/che fanno da) prigione].

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INCENDI

Casa di legno andata a fuoco vicino Roma: trovata morta anziana

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Non ci stancheremo mai di ripetere che "vicino" si costruisce con la preposizione "a": vicino a Roma.

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MESTIERI

Il ritorno degli spazzacamino: più stufe e camini e per contrastare la bolletta del gas

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Correttamente: spazzacamini. Non è un sostantivo invariabile. 



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PUBBLICO IMPIEGO

Dipendenti pubblici, scatta il maxi piano da un miliardo per formazione (e incentivi)

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I prefissi e i prefissoidi lo ricordiamo ancora una volta ─ si scrivono "attaccati" alla parola che segue: maxipiano.

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Amazon, le offerte di oggi: dalla friggitrice ad aria al caricabatterie wireless

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Correttamente: caricabatteria. Invariabile essendo composto di una voce verbale e un sostantivo femminile singolare.

 

 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)


 

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