venerdì 29 ottobre 2021

Un uragano angloamericano si abbatte sull'italico idioma

 Riceviamo e pubblichiamo

Caro dott. Raso,

ormai non c’è sforzo che tenga per “salvare” l’italiano.

Una decina di giorni fa il dott. Antonelli si è scagliato contro l’abuso di “day”. In passato, sempre su Lo SciacquaLingua, più volte s’è criticata (anche da parte mia) questa mania anglofona tutta nostrana.

Da circa quarantotto ore imperversa il “Medikéin”. Leggo: “In gergo tecnico, volendo scomodare gli inglesi, tale fenomeno è chiamato "MEDICANE", dalla buffa unione delle parole MEDIterranean hurriCANE ovvero Urgano del Mediterraneo, ma in sostanza si tratta di un uragano.

Ma che gergo tecnico! Gergo di beoti che vogliono fingersi colti, e che – nella versione scritta – confondono un uragano con un veterinario specializzato nella cura dei nostri amici a quattro zampe.

Stamane, nel giornale radio Rai 1, parlando della legge sulla parità retributiva uomo-donna, è uscita la bella espressione “gender gap”.

Parlo di me: dovrei recarmi in un “hot spot” per ricevere l’iniezione “buster” [lo scrivo volutamente come l’ho sentito dire]. Credo che non mi presenterò, a meno che me lo dicano in italiano.

Cordialmente,

Pier Paolo Falcone 


***

L'indice e l'endice

Vediamo qualche curiosità linguistica, anzi alcune storie di parole che adoperiamo ogni giorno senza conoscerne il significato recondito.

Cominciamo con gazzarra che significa – come tutti sappiamo – «suono tumultuoso di voci umane e di strumenti», «strepito». Questo termine non è affatto volgare, come alcuni erroneamente ritengono, ed è di origine araba: algazara. In arabo, appunto, significa grido di guerra.

Il gallo, l’animale da cortile a tutti noto, trae il nome dal latino gallus che, a sua volta, si riattacca alle radici indoeuropee gal o gar che significano chiamare, gridare. Il gallo, per tanto, è il volatile che grida, che canta, che chiama. Il gallo ci ha fatto venire alla mente la... gallina e le sue uova.

E a proposito di uova, sapete perché l’uovo di marmo che si mette nel nido della gallina per invitarla a deporvi le sue uova si chiama endice? Semplice, non è altro che il latino index (indice). L’endice (l’uovo di marmo) è, quindi, un oggetto che si lascia per indicazione, per segno.

Restando in tema di animali, in particolare canori, vediamo da dove trae il nome il cardellino, l’uccello canoro simile a fringuello. Guarda caso, occorre richiamarsi sempre al... latino. I Latini chiamavano carduelis questo uccellino perché lo sapevano ghiottissimo di semi di... cardo.




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo, signor Falcone, questa è la situazione linguistica (non solo italiana): i mezzi di informazione ci martellano continuamente con queste parole ed espressioni angloamericane. A me non pare un fenomeno spontaneo, ma un fenomeno mirato al raggiungimento di uno scopo. Vedrà che tra qualche anno proporranno di farci studiare l'inglese al posto delle lingue nazionali.

Questo martellamento di parole ed espressioni ha lo scopo di abituare la gente all'inglese. Fa specie vedere che ormai c'è già chi mette in bella mostra (perfino in siti che parlano di lingua italiana), il proprio curriculum vitae esclusivamente in inglese.

Se finora in Italia si dava una camera con colazione ora invece, per convenienza, si dà la stessa cosa ma all'inglese. Opportunismo spicciolo.

Io mi sento privilegiato perché vivendo in Giappone comunico, vivo, lavoro esclusivamente con le lingue giapponese ed italiana.

L'inglese, per vivere in Giappone, è una lingua inutile. Nonostante tutto pure qui si sta facendo un grande sforzo per cercare di mettere quanto più lessico possibile in bocca ai Giapponesi.

Rabbrividisco all'idea che un domani ci potremmo trovare tutti a parlare un'unica lingua, pensare in un'unica maniera, votare solo per due persone, credere in un'unica religione, quella del denaro, ecc.

Contrappasso, è la risoluzione che ho adottato da tempo.
Ho smesso di fare traduzioni con questa lingua già da anni e
mi sono ripromesso di non citare nemmeno una parola inglese, anche quelle che, forse, potrebbero essere utili. Il troppo stroppia.


Renato P.

falcone42 ha detto...

No, signor Renato P.; lo scopo NON è farci apprendere l'inglese! Proprio ieri, nella trasmissione Passato e presente di Rai 3, condotta da Paolo Mieli, si è parlato dell'obbligo di italianizzare tutti i termini stranieri (inclusi ovviamente quelli inglesi, nonché i nomi propri di località, monti ecc.) introdotto negli anni venti del secolo scorso dal regime fascista; talvolta con risultati ridicoli. Forte di queste notizie, ho telefonato a un conoscente, noto esponente politico di sinistra: mi ha confermato che la pretesa di utilizzare SOLO parole italiane è un retaggio del fascismo.
Così, caro Renato (nonché tutti coloro che la pensano come noi), mettiamoci il cuore in pace: se non vogliamo l'etichetta di fascisti, almeno secondo il politico di cui sopra, dobbiamo abituarci a usare qualche parola inglese. Meglio se a sproposito.

P.P. Falcone

Anonimo ha detto...

Da come la vedo io, signor Falcone, a prescindere da che cosa viene detto in una trasmissione televisiva, sta di fatto che i mezzi di informazione ci inondano di parole americane. A forza di sentire tutte queste parole americane da mane a sera, picchia e rimena alla gente qualcosa rimane.
Comunque sia, come detto in altri forum, nel mio piccolo io a questo monolinguismo mondiale i bastoni tra le ruote ce li metto.

Ormai già da tempo ho smesso di arrabbiarmi per queste cose, e dalle parole sono passato ai fatti: niente più angloamericano nel mio idioletto.


Renato P.