domenica 31 ottobre 2021

L'anfibologico "che"

 Riproponiamo un nostro vecchio intervento sull'uso ambiguo del pronome "che", perché i giornali (e non solo)...

 Il pronome relativo “che“ non collocato al posto giusto nel corpo della proposizione può creare ambiguità (nel gergo linguistico questa "mala collocazione" si definisce anfibologia e i giornali(sti), purtroppo, sono maestri in questo campo).

Vediamo, dunque, piluccando qua e là dalla stampa, come consuetudine, alcuni pronomi che mal collocati. In corsivo i che errati e in parentesi quelli messi al posto giusto.

Il generale che stimò di più Napoleone (che Napoleone stimò di più) fu Massema; lo scopo che si prefigge l'inchiesta (che l'inchiesta si prefigge) è di scoprire, naturalmente, il colpevole; dentro la gabbia c'era il cagnolino che prediligeva il bimbo (che il bimbo prediligeva): un barboncino bianco; i fiori che coltivano i giardinieri (che i giardinieri coltivano) con maggiore cura sono le rose e i garofani; la belva che aveva ucciso il cacciatore (che il cacciatore aveva ucciso) era una magnifica tigre.

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L'esclamazione (o interiezione)

Due parole, due, sull'esclamazione, "figura linguistica" che esprime un moto improvviso dell'animo; è affatto indipendente e sostituisce una proposizione. Un esempio? "Ahimè, quanto soffro!"

Ci sono, dunque, interiezioni che esprimono meraviglia, gioia, desiderio, sdegno, disapprovazione, allegria, minaccia ecc. Vediamo le principali:

a) minaccia: guai!

b) dolore: ohi!

c) gioia: evviva!

d) meraviglia: perbacco!

e) desiderio: deh!

f) disapprovazione: auf!





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