martedì 26 ottobre 2021

L'editore al femminile

 Ancora una volta ─ e ci dispiace veramente ─ dobbiamo dissentire dai linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota che nel loro libriccino "Ciliegie o ciliege?" sostengono la tesi secondo la quale il sostantivo editore nella forma femminile può rimanere invariato: l'editore Stefania Stefanelli o l'editrice Giuliana Giulianelli. Francamente non capiamo su quali basi "logico-grammaticali" fondino la loro tesi. La grammatica "parla" chiaro: il femminile dei sostantivi maschili in "-tore" si ottiene mutando il suffisso "-tore" in "-trice": autore/autrice; venditore/venditrice; scultore/scultrice. Non capiamo, quindi, come si giustifichi l'invariabilità. Tutti i vocabolari che abbiamo consultato riportano il femminile (editrice), nessuno accenna anche all'indeclinabilità del lemma in oggetto.


In proposito riportiamo l'istruttiva "Nota d'uso" di "Sapere.it" (De Agostini):

Il femminile regolare di editore è editrice, e così si può chiamare una donna che eserciti il mestiere di editore. Alcuni preferiscono però chiamare anche una donna editore, al maschile. Si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze. 

(Vi suona bene "ecco il catalogo dei libri dell'editore Stefania Stefanelli"?).


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Uso corretto dell'avverbio "mai"

Mai è un avverbio di tempo con due accezioni distinte: qualche volta (una volta) e nessuna volta.
Quando sta per una volta non richiede la negazione non: dicesse mai (una volta) la verità.
Deve essere necessariamente preceduto dalla negazione (non) quando vale nessuna voltanon l'ho mai incontrato; nell'uso corrente si tende a omettere il nonmai incontrato, meglio non l'ho mai incontrato.


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