venerdì 1 maggio 2020

Sgroi - 65 - "I congiunti" e la teoria linguistica di Eugenio Coseriu


di Salvatore Claudio Sgroi

1. L'evento: decreto per "incontrare congiunti"
Il decreto del 26 aprile (in vigore dal 4 maggio) del presidente del consiglio Giuseppe Conte con cui si avvia la cosiddetta "Fase due", dopo il lockdown della Fase-1, permette “spostamenti per incontrare congiunti, purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano usate protezioni delle vie respiratorie”.
Come era inevitabile, nei media e non solo, sono nate discussioni e polemiche su cosa intendere con "congiunti", ovvero 'chi sono i congiunti', qual'è il significato 'referenziale', denotativo, oggettivo del termine 'congiunto'?.

1.1. Il congiunto lessicografico
Un termine colto, il sost. per lo più masch. congiunto, ma riferibile a uomini e donne, come etichetta il De Mauro 2000, è voce CO[mune], ovvero nota a laureati e diplomati, ed è definita sinonimicamente con 'parente, familiare'. Per contrapposizione quindi i congiunti escludono non solo gli 'estranei', ma anche 'gli amici'.
Il sin. parente a sua volta, stando sempre al De Mauro, è parola di "A[lta]D[isponibilità]" per tutti gli italiani minimamente acculturati, ed è a un tempo "T[ermine]S[ettoriale] del dir[itto]", indicante "chi è legato ad altre persone da vincoli di consanguineità"; e si prevede anche il "parente acquisito, non consanguineo, diventato tale in seguito a un matrimonio", per es. il cognato o il suocero, indicati anche come "affini" ("TS dir." in De Mauro e databile 1330 nel DELI).
Il familiare s.m. e f., voce di A[lto]U[suo], è a sua volta "persona della famiglia", e quindi  "consanguineo, parente".
Infine, il consanguineo, termine CO[mune] sempre per il De Mauro, è "chi è legato da parentela sia in linea diretta che collaterale".
Ancora col DELI e col Battaglia apprendiamo che il termine congiunto è attestato almeno dal sec. XIII con Inghilfredi (Scuola poetica siciliana).
Se il significato del termine congiunto è abbastanza chiaro, anche se non definito per enumerazione dei vari referenti, fa parte della competenza lessicale degli italofoni mediamente colti, come si spiega il vespaio di critiche suscitato da tale termine?.

2. La teoria linguistica di Eugenio Coseriu
Un chiarimento può venirci dall'analisi di tale termine, e in genere di casi analoghi, alla luce della teoria linguistica di Eugenio Coseriu (1921-2002), uno dei Maestri della linguistica otto-novecentesca.
Per Coseriu ogni lingua storica è un «sistema» potenziale di regole e di segni, che si realizza in «norme» (o «usi») sociali e individuali di parlanti, colti o incolti che siano, per fini comunicativi ed espressivi.
Due sono per Coseriu le funzioni del linguaggio: a) la (humboldtiana) «creatività» individuale, che si manifesta come varietà e b) la (aristotelica) «alterità» interazionale, sociale, che si realizza come omogeneità o uniformità, legata al fatto che il linguaggio esiste per gli altri, per parlare con gli altri e quindi anche come gli altri.
Il linguaggio presenta poi due piani: I) quello «biologico», della normalità psico-fisica, non-patologica, senza la quale sorgono problemi di disturbi del linguaggio (afasia, ecc.), che potrebbero compromettere la possibilità di realizzazione linguistica individuale e sociale; -- e II) quello «culturale», legato cioè al condizionamento sociale, in base a cui l'individuo acquisisce una qualsiasi «lingua storica», che gli consentirà alla fine di dare forma linguistica, logica, e adeguata ai propri pensieri.
Sul piano culturale Coseriu distingue quindi tre ranghi o livelli:
(i) Il rango individuale, espressivo, proprio di chi, in quanto parlante nativo, sa usare la lingua nelle diverse situazioni comunicative.
(ii) il rango storico-linguistico, il «sapere cioè una lingua particolare», quale che essa sia, nativamente come prima lingua (o come lingua seconda/straniera per uno straniero).
Tale rango implica a sua volta:
a) il «sapere una lingua» da parte di un nativo, correttamente; e comporta l'adozione della norma di solidarietà, il parlare come gli altri entro lo stesso ambito funzionale, con conseguente garanzia della continuità della lingua storica. E il suo uso può risultare "corretto" o "inappropriato"/"improprio.
    b) Il 'saper una lingua' da parte di uno straniero può invece presentare interferenze specifiche. E il suo uso sarà giudicato «corretto» o «incorrecto» cioè "scorretto", per es. nel caso della pronuncia occasionale pandèmia, trisillabica, di papa Francesco "allo-italofono" e nativo-ispanofono, anziché pandemìa, quadrisillabica, analizzata nel precedente intervento del 25 aprile (n. 61).
Infine (iii) c'è il rango universale, locutivo, o di verbalizzazione, relativo cioè al saper comunicare, saper dialogare, saper parlare/scrivere in maniera logica, coerente, non-contraddittoria, senza incongruenze, -- e questo indipendentemente da una lingua specifica --, ma piuttosto sulla base della conoscenza generale del mondo.

3. Giudizio sul decreto ministeriale e sua inadeguatezza referenziale
Alla luce di quanto sopra, è indubbio che il testo ministeriale, in quanto prodotto da italo-nativofoni/nativografi, e per di più colti (il presidente del consiglio è tra l'altro avvocato e docente universitario), è corretto sia per quanto riguarda (i) il Rango individuale che (ii) il Rango storico-linguistico, realizzati peraltro in una lingua nativa. Ma anche il Rango (iii) universale-locutivo ha una sua coerenza logica nella scelta lessicale del termine "congiunti", in realtà per niente ambiguo, e al di là del suo uso nell'art. 307 del codice penale.
L'insoddisfazione del testo è stata in realtà determinata dal fatto di essersi limitato a indicare solo "i congiunti", senza tener conto della varietà dei rapporti umani. Il tipo di intervento imponeva quindi il riferimento anche ad altri individui diversi dai congiunti. E infatti, dai "congiunti" erano escluse, come è stato fatto notare, categorie di persone diverse, quali "i fidanzati" (stabili o meno), i "conviventi", gli "amici", i "single", gli "anziani soli senza figli", "i vicini", e perché non "l'amante" o i gay-uomini/donne, ecc. la lista è facilmente allungabile. Il testo andava insomma diversamente formulato si dà includere tutti, chiunque, sostituendo per es. in "incontrare congiunti" il sostantivo "congiunti" con l'indefinito "altri" e dire tout court: "incontrare altri".

            Sommario
1. L'evento: decreto per "incontrare congiunti"
1.1. Il congiunto lessicografico
2. La teoria linguistica di Eugenio Coseriu
3. Giudizio sul decreto ministeriale e sua inadeguatezza referenziale













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