A questo proposito il grido di dolore lanciato dall'Accademia della Crusca (anche se questa prestigiosa istituzione — secondo chi scrive — negli ultimi tempi ha abdicato al ruolo di "difensora della lingua") circa gli orrori di cui sono infarciti i giornali, non ha ottenuto l'effetto sperato, anzi... Le cause di questo sfacelo linguistico sono molteplici, non ultima la messa a riposo dei correttori di bozze.
Sì, la quasi totalità dei giornali ha ritenuto opportuno sopprimere — con la
scusa della computerizzazione (ma anche e soprattutto per ridurre i costi) — la figura di quel losco individuo che con
certosina pazienza andava a caccia dei refusi (errori di stampa) e degli orrori
linguistico-grammaticali degli estensori dell'articolo. Oggi questa rete di
protezione non esiste più, sono venute, così, alla luce le magagne tamponate —
un tempo — dai correttori.
Oggi il giornalista non ha più il capro espiatorio
cui addossare la colpa dei suoi strafalcioni: il merito è tutto suo. Sue sono, quindi, le baggianate che leggiamo e che inducono in errore gli
studenti sprovveduti. Come il vezzo, per non chiamarlo errore, di adoperare le
particelle pronominali ci si con alcuni verbi quali rafforzative della
coniugazione con soggetto indeterminato: ci si andava, ci si era tutti, ci si
era venuti.
Quest'uso, dunque, è tremendamente errato. Il ci unito al si si
può usare — ed è corretto — soltanto come forma di soggetto indeterminato con i
verbi riflessivi o pronominali: ci si annoia (noi ci annoiamo), ci si vergogna
(tutti si vergognano), ci si deve lavare (tutti ci dobbiamo lavare); oppure
come complemento di reciprocanza adoperato con la forma del soggetto indefinito:
ci si vede domani, vale a dire ci vediamo domani; o, ancora, come avverbio di
luogo, con il significato, appunto, di in questo luogo: a casa tua ci si
sta bene.
Vediamo altre baggianate tra le quali possiamo includere — senza tema di essere
smentiti — l'uso improprio (è un eufemismo) che la stampa fa del verbo elevare
in cui il suddetto verbo non ha il significato che gli è proprio, vale a dire portare
in alto. Cade, quindi, in un grossolano errore, commette una baggianata il
cronista che scrive «gli inquirenti hanno elevato molti dubbi in proposito». I
dubbi — fino a prova contraria — non si portano in alto, si manifestano,
si suscitano.
Altra baggianata frequentissima che appare sulla carta stampata è l'uso del
partitivo con la preposizione con: l'esponente politico è stato
inquisito con dei suoi amici. Quel dei partitivo deve essere sostituito
— in buona lingua italiana — con alcuni: è stato inquisito con alcuni
suoi amici.
Potremmo continuare ancora, ma non vogliamo tediarvi oltre misura.
Concludiamo queste
noterelle, quindi, con un pensiero di Giuseppe Giusti: L'avere la lingua
familiare sulle labbra non basta: senza accompagnarne, senza rettificarne l'uso
con lo studio e con la ragione è come uno strumento che si è trovato in casa e
che non si sa maneggiare.
A buon intenditor, poche parole...
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