domenica 16 febbraio 2020

Sgroi - 39 - Educazione linguistica "democratica"


di Salvatore Claudio Sgroi

 1. L'evento meta-linguistico
Scrivere "Le vicende de I promessi sposi" (anziché "Le vicende dei Promessi sposi"), o "ne Le mille e una notte" (al posto di "nelle Mille e una notte"); o "su I Malavoglia" (in luogo di "sui Malavoglia"), o ancora "a La dolce vita" felliniana (invece di "alla Dolce vita") -- sarebbe per il pur bravo storico della lingua (e scrittore) Giuseppe Antonelli un "violare la grammatica, inventando una preposizione che in italiano non esiste", ovvero un "forzare in questo modo le regole dell'italiano di oggi". 
È quanto si può leggere, con qualche sorpresa, nell'ultimo intervento, In italiano non esiste la preposizione 'de', nella sua rubrica "Lezioni di Italiano" del magazine "7" (p. 73) del "Corriere della Sera" del 14 febbraio scorso.

 1.1. Un pò (sic!) di grammatica
Ora, a parte il fatto che negli ess. di cui sopra in "su I", "a La" le preposizioni (su, a) non sono affatto inventate, perché possono ricorrere così in altri contesti, ma anche nel caso "de I", come ben sa il grammatico Antonelli, il "de" non è affatto una bizzarra "invenzione" del parlante ma è una variante combinatoria (o allomorfo) della preposizione semplice "di" quando si combina con l'art. per dar luogo alle preposizioni articolate. La preposizione "di +il, +lo, +la, +l', +i, +gli,+ le" diventa infatti "del, dello, della, dell', dei, degli, delle". E non diversamente "ne" variante combinatoria di "in" nel nesso con "le", "il" ecc.: "in+Le" = nelle; "in + Il" = nel, ecc.

 2. Valenza semantica della grafia non-univerbata del titolo [Regola-1]
Come ben sottolinea lo stesso Antonelli, "ad agire è in questi casi [di grafia non univerbata] una sorta di sacralità del titolo", ovvero si vuole "preservare l'intangibilità di un titolo". 
Si tratta cioè della [Regola-1] di chi scrivendo vuol enfatizzare il titolo originale con il suo bravo articolo, parte integrante. E non già banalizzare il titolo, -- [Regola-2] -- scorporandone graficamente l'articolo determinativo. 
Si osservi peraltro che la separazione grafica dell'articolo non ha ricadute sulla pronuncia della preposizione articolata, che in tutti i casi, univerbata o no, è una sola: "de I", "dei" fonologicamente /dei/; -- "ne Le", "nelle" /nelle/; -- "su I", "sui" /sui/; -- "a La", "alla" /alla/.

 3. Gli autori della grafia non-univerbata
La regola grammaticale, ortografica, non-univerbata -- [Regola-1] -- è adottata non solo dai soliti studenti nelle loro "tesi" e "tesine", ma, come precisa lo stesso Antonelli, "nei giornali", "ma anche nei libri di testo e in molti saggi accademici". E quindi è ipso facto -- aggiungiamo noi -- "corretta". 
Sono infatti i parlanti/scriventi (peraltro colti) a creare le Regole (qui ortografiche) della lingua.
Non è affatto vero, come si legge nel box dell'articolo, che con la grafia non-univerbata "si preferisce violare la grammatica". 
Voler rispettare l'"integrità dei titoli di libri e film" è la [Regola-1] scelta dagli scriventi colti, che si affianca alla [Regola-2] di chi non ritiene opportuno sottolineare la fedeltà del titolo.

 4. Ruolo del Linguista e libertà degli Utenti
Non è quindi certamente un "forzare le regole dell'italiano" preferire la [Regola-1] alla [Regola-2], come ritiene Antonelli. 
Riteniamo invece che il parlante/scrivente possa scegliere liberamente tra [Regola-1] e [Regola-2], in quanto si tratta di usi diffusi in testi colti, mentre al linguista spetta l'onere della illustrazione a) delle due regole, alternative, alla base di tali usi, e b) del tipo di utenti che l'adottano, fermo restando che anche il linguista come parlante/scrivente avrà le sue preferenze, da non imporre tuttavia agli altri.





3 commenti:

Otto ha detto...

Sull'argomento mi piacerebbe conoscere il parere del dott. Raso, al quale va anche riconosciuto il merito di un'esposizione sempre chiara e comprensibile.
Cordiali saluti e grazie.
Otto

Fausto Raso ha detto...

Gentile Otto,
concordo con il prof. Sgroi, anche se non mi piace l'uso della preposizione "de" scissa dall'articolo: de "I Promessi Sposi"; de "La Stampa"; de "La dolce vita" ecc. In casi del genere preferisco la preposizione articolata, anche se "snatura" il titolo. Non si può sostenere, però, che «in italiano non esiste la preposizione "de"», come scrive il prof. Antonelli. Stando al Treccani (e ad altri vocabolari: De Mauro, Devoto-Oli, Garzanti, Sabatini Coletti, Zingarelli) la preposizione "de" è la «forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune, per es., nel Carducci: Tu fior de la mia pianta, ecc.); è anche usata talvolta nella citazione di titoli che cominciano con articolo: i personaggi de «I Promessi Sposi».

Luca ha detto...

Impeccabile come al solito il Prof. Sgroi nei suoi interventi.

Gli anglofoni hanno un buffo modo di dire: who died and made you king? (Chi sarebbe morto elevandoti così a ruolo di re?) Questa espressione si usa quando qualcuno si erge ad una posizione di autorità senza aver fatto nulla o abbastanza per conquistarla.

Credo che questa arguta domanda andrebbe rivolta ai puristi nostrani che salgono in cattedra e pontificano, pontificano, pontificano come se qualcuno li avesse eletti papi della lingua italiana. Sfortunatamente per loro, non funziona così.

Luca Passani