martedì 18 febbraio 2020

Un dubbio mi assilla...


Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo

"Buonasera, ho da un po’ di giorni un dubbio che mi assilla... è corretta la frase : avevo intenzione di chiederle se sarei potuta venire anch’io all’incontro ? In questa frase il se non rientra in un periodo ipotetico, ma in una interrogativa indiretta quindi l’uso del condizionale non dovrebbe essere sbagliato, tuttavia non ne sono convinta, grazie per l’aiuto."
    In sintesi, la frase è la seguente: "Avevo intenzione di chiederle se sarei potuta venire anch'io all'incontro".
    Si tratta di un'interrogativa indiretta e non di un periodo ipotetico. L'imperfetto "avevo intenzione" costituisce la frase reggente, mentre il "se" introduce la frase subordinata che è appunto un'interrogativa indiretta.
    Le grammatiche ci dicono che nelle interrogative indirette il condizionale passato (composto) ("se sarei potuta venire") contrassegna un'azione posteriore rispetto a un tempo storico ("avevo intenzione") della reggente, ossia indica il futuro nel passato. Quindi, la formulazione "avevo intenzione di chiederle se sarei potuta venire anch'io all'incontro" è corretta. La persona non ha partecipato all'incontro che doveva avvenire e domanda: avrei potuto anch'io partecipare all'incontro se glielo avessi chiesto?
    Chi cerca delle complicazioni può continuare nella lettura di questa mia analisi (non sono un linguista e cerco d'imparare anch'io).
    Ma è questo il vero senso espresso dalla frase?
    Non vi nascondo che dopo averla pronunciata sommessamente un paio di volte, mi sono sorti dei dubbi su questa frase a causa del suo significato che non mi appare del tutto esplicito, dato anche che ignoriamo il contesto cui essa si riferisce (tra l'altro, non sappiamo a chi riferisca quel "chiederle": è forse un "chiederLe")?
    La frase, presa da sola, può quindi prestarsi a delle interpretazioni.
    1. Avevo intenzione di chiedere a quella persona (o a Lei, egregio signore) se sarei potuta (se potevo, se potessi) venire anch'io all'incontro. Un incontro che al momento della richiesta, anzi dell'intenzione, doveva ancora svolgersi.
    2. Avevo intenzione di chiedere a quella persona (o a Lei, egregio signore) se sarei potuta venire anch'io all'incontro (già avvenuto rispetto al momento di "avevo intenzione"). Ma il condizionale passato dà invece l'idea che l'incontro era nel futuro. Quindi questa interpretazione del senso della frase è forzata.
    3. Un'interpretazione che mi appare ugualmente forzata e addirittura sbagliata è: Ho intenzione di chiedere a Lei, egregio signore, se potrò venire anch'io all'incontro.
    Se l'imperfetto di "chiedersi" - "mi chiedevo" - esprime un evento del passato  (l'interrogante si chiedeva allora, in quelle circostanze) cui si contrapponeva un evento del futuro (il progettato incontro),  è certo che nell'interrogativa indiretta della nostra frase il "se sarei potuta venire" è grammaticalmente corretto, poiché "in un'interrogativa indiretta il condizionale composto indica il futuro del passato".
    Se quell'"avevo intenzione" è un imperfetto con valore di presente, ossia è un imperfetto di cortesia ("al quale si ricorre per smorzare in modo garbato la perentorietà di una richiesta" - Wikipedia), e se l'incontro in questione, in riferimento al tempo passato, doveva ancora svolgersi, ugualmente la frase è corretta perché nelle interrogative indirette il futuro del passato si esprime preferibilmente con il condizionale composto.
    Se l'evento (l'incontro) è invece in un futuro che non si è ancora realizzato, e se il richiedente intende attraverso questa frase chiedere il permesso di parteciparvi, la chiarezza vorrebbe che egli usasse il condizionale semplice, oppure l'indicativo al presente o al futuro. Ripeto: se il dicitore o lo scrivente attraverso quella sintetica frase mira, nel presente, a ottenere il permesso di partecipare a un "incontro" che deve ancora aver luogo ("se sarei potuta venire anch'io all'incontro") le cose cambiano. Per rendere questo futuro rispetto al presente di "avevo intenzione = ho intenzione" (nel caso in cui si tratti di un imperfetto con valore di presente) occorrerebbe servirsi, secondo me, del condizionale semplice: "Avevo (= ho) intenzione di chiederle se potrei venire anch'io all'incontro". O anche l'indicativo: "Avevo (= ho) intenzione di chiederle se posso venire anch'io all'incontro" o "Avevo (= ho) intenzione di chiederle se potrò venire anch'io all'incontro". O anche il congiuntivo: "Avevo (= ho) intenzione di chiederle se possa venire anch'io all'incontro".

Non mi avventuro personalmente oltre, anche perché mi rendo conto che le mie sofferte spiegazioni potrebbero apparire, ad una rapida lettura, non del tutto chiare. Cedo ora la parola a un linguista del Web, e quindi alla Crusca.

Dal Web. Il linguista Francesco Bianco scrive:

    Mi chiedevo se ti andasse di uscire si può usare in riferimento a una domanda passata.
Mi chiedevo se ti sarebbe andato di uscire si usa con riferimento al futuro nel passato: è qualcosa che si chiedeva lei ieri a proposito di un evento che sarebbe avvenuto in futuro (ieri stesso, dopo alcune ore, oggi, oppure domani).
Mi chiedevo se ti andrebbe di uscire si può usare per il presente, p. es. per invitare qualcuno.
Mi chiedo se ti andasse di uscire è una domanda che ci si pone riguardo a un evento passato.
Mi chiedo se ti andrebbe di uscire si può usarla nel presente, per invitare qualcuno.
Mi chiedo se ti vada di uscire si usa sempre nel presente, ma piuttosto per domandarsi qualcosa che per rivolgere un invito.
Mi chiedo se ti sarebbe andato di uscire (qualora te lo avessi chiesto) è una domanda che ci si pone rispetto a eventi non realizzati nel passato.
I dubbi, su cui spero di aver fatto luce, sono legati alla possibilità dell'imperfetto di agire non solo come tempo storico, ma anche come da tempo "attenuativo" (caratteristica che condivide con il condizionale), in vece del presente indicativo. Quando diciamo al salumiere volevo [= vorrei] due etti di prosciutto non stiamo raccontando ciò che avremmo desiderato mangiare il giorno prima, ma stiamo esprimendo una richiesta concreta.
Ecco il quesito posto a quelli della Crusca.

"Vorrei sapere se la domanda che segue è corretta o no. 'Vorrei chiederle se potesse darmi qualche suggerimento al riguardo...'


Risposta della Crusca. L'attenzione verte principalmente sulla consecutio temporum. Nella dichiarativa, compare una forma di cortesia, che attenua il tono diretto della richiesta, realizzabile in vari gradi a scalare (Voglio chiederle, Le chiedo, Le chiederei) grazie all'introduzione del verbo modale volere e all'adozione del condizionale. Vorrei chiederle equivale dunque a Le chiederei: in dipendenza da un condizionale (qui di cortesia, equivalente, di fatto, a un presente indicativo più “gentile”), l'interrogativa indiretta esplicita, portatrice di un'azione posteriore rispetto a quella della reggente, seleziona il modo, tra congiuntivo e indicativo, a seconda della maggiore o minore ricercatezza stilistica: vorrei chiederle se possa darmi (più elevato) / vorrei chiederle se può darmi (standard). In questo caso, può avere senso anche l'uso del condizionale, vale a dire lo stesso modo che useremmo nell'interrogazione diretta, volendo essere cortesi (Potrebbe darmi...?): vorrei chiederle se potrebbe darmi. Il tempo dell'interrogativa indiretta è il presente (o, al limite, il futuro, nel caso di uso dell'indicativo: vorrei chiederle se potrà darmi).


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