venerdì 24 maggio 2019

Sull'accordo del participio passato

Riproponiamo un nostro vecchio intervento sull'accordo del participio passato perché abbiamo notato che molto spesso è causa di "dubbi amletici" anche in persone la cui cultura linguistica è insospettabile.

I baci che ti ho dato o i baci che ti ho dati? Siete stanchi, nervosi, affaticati, sfiduciati, non riuscite ad accordarvi sul dato o dati? Non vi preoccupate, è arrivato per voi, solo per voi, il vostro accordatore. Tranquillizzatevi, non accordo il vostro pianoforte, bensì la vostra lingua. Sedetevi comodamente, rilassatevi e ascoltatemi. 
Il participio, innanzitutto, vale a dire uno dei modi indefiniti del verbo, ha tale nome in quanto partecipa della natura del verbo, ossia esprime l’idea del verbo come se si trattasse dell’attributo di un nome; è, perciò, simile all’aggettivo e concorda con il nome cui si riferisce nel genere (maschile e femminile) e nel numero (singolare e plurale). Quanto detto, però, vale per il participio presente il cui uso più comune è quello con funzione aggettivale. Per quanto riguarda il participio passato il discorso è un po’ più complesso (ma non molto). Vediamo.
   Quando anch’esso è in funzione aggettivale si comporta come il fratello presente, concorda, cioè, con il sostantivo cui si riferisce: hai le mani bucate (non: bucato). Allorché il participio passato è coniugato con l’ausiliare essere la concordanza ha sempre luogo: ci siamo incontrati per caso e ci siamo rivisti con piacere. I dolori, si fa per dire, cominciano quando il nostro amico (il participio passato) è coniugato con l’ausiliare avere o con i riflessivi apparenti.

    Cominciamo con questi ultimi in cui la concordanza o no è lasciata esclusivamente al gusto di chi parla o scrive: si può dire, infatti, mi sono lavato le mani o mi sono lavate le mani. Con il verbo avere il participio passato dei verbi intransitivi resta invariato: ti ho telefonato (anche se il pronome ti si riferisce a una donna). Con i verbi transitivi attivi, coniugati con l’ausiliare avere, alcuni linguisti lasciano alla discrezionalità di chi scrive o parla la concordanza o no del participio passato. Si può dire, insomma, ha indetto o indetta una conferenza stampa; ha aperto o aperta la porta. È meglio fare, però, alcuni… distinguo.
   Se il participio passato precede il complemento oggetto resta invariato, ossia maschile singolare: i bambini hanno studiato la poesia; i bambini hanno studiato le poesie. Se, invece, il complemento oggetto si trova prima del verbo, cioè prima del participio passato, ed è rappresentato dalle particelle pronominali atone (mi, ti, ci, si, vi, la, le, li, ne) il participio passato concorda con il complemento oggetto: i fanciulli la poesia l’hanno imparata; i fanciulli le poesie le hanno imparate.

   Con i pronomi relativi l’accordo si può fare oppure no; anche in questo caso autorevoli linguisti lasciano al gusto di chi parla o scrive piena libertà di coscienza linguistica. Alcuni insigni grammatici consigliano, tuttavia, di lasciare il participio passato invariato, vale a dire nella forma maschile singolare: i baci che ti ho dato, ma anche i baci che ti ho dati; le canzoni che ti ho dedicato, ma anche le canzoni che ti ho dedicate. Prima di chiudere voglio ricordarvi che anche il participio passato è usato, spessissimo, in funzione di aggettivo (o sostantivo): ecco gli uomini eletti o, semplicemente, gli eletti; nel primo caso ha valore di aggettivo, nel secondo di sostantivo.

 Con la speranza di essere stato chiaro, di essere, cioè, riuscito a dissipare ogni vostro dubbio sulla concordanza del participio, vi ringrazio della vostra attenzione e vi do appuntamento alla prossima occasione ricordandovi, anche, di essere a vostra completa disposizione da queste colonne.
 Un caro saluto dal vostro amico
 L'Accordatore

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