SU
UN GIORNALE locale a distribuzione gratuita abbiamo letto che «le condizioni del paziente migliorano sempre
piú». Ci sembra superfluo ricordare a
coloro che amano la buona lingua che il verbo “migliorare” viene dal
comparativo latino “melior” (migliore). Come è errato dire, quindi, “piú
migliore” cosí è errato dire “migliorare sempre piú”. Il cronista del giornale
avrebbe dovuto scrivere – per non cadere in questo strafalcione – che “le
condizioni del paziente migliorano di giorno in giorno” o frasi simili.
È INTERESSANTE notare ciò che dice il linguista Luciano Satta circa
l’uso del verbo “ripetere”: «Si legge spesso: “Il fatto ‘si è ripetuto’ per la seconda
volta”. Bisogna pensarci bene: un fatto che ‘si ripete per la seconda volta’ è
un fatto che accade per la terza volta. Se non è cosí, meglio usare verbi come
‘accadere’, ‘avvenire’ eccetera”». Chi ha il coraggio di contraddirlo?
IL
VERBO CRESCERE è pari pari il latino "crescere" e ha due
significati principali: "diventare piú grande" e
"allevare", "educare" (un fanciullo). Giovanni è cresciuto,
vale a dire "è diventato piú grande"; Mario è stato cresciuto
(allevato, educato) con sani principii. In alcune parti d'Italia, nelle
regioni settentrionali soprattutto, il verbo in oggetto viene adoperato con il significato
di "essere di piú", "avanzare", "essere di
troppo" e simili. È un uso, questo, improprio (per non dire errato) in
quanto tradisce il "valore intrinseco" del verbo. Chi ama il bello scrivere
non segua questi esempi.
AFFASCINARE: si presti molta attenzione alla pronuncia di questo
verbo in quanto cambia di significato secondo l'accento. Nell'accezione di
"attrarre", "conquistare", "attirare simpatia" e
simili è un derivato del sostantivo "fascino"; l'indicativo presente,
quindi, avrà l'accentazione sdrucciola (accento tonico sulla "a": io
affàscino); nel significato di "raccogliere in fascine",
"affastellare" ha origine dal sostantivo "fascina"
l'indicativo presente avrà, dunque, l'accentazione piana (accento tonico sulla
"i": io affascíno).
UN GIORNALINO locale titolava "Le
sopracciglie finte dell'attrice". È un errore madornale, si dice le
"sopracciglia". Questo termine è cosí detto sovrabbondante in quanto
ha due plurali, uno maschile e uno femminile: i sopraccigli e le sopracciglia.
Si userà il maschile se considerati uno per uno; il femminile se considerate
nell'insieme.
È NECESSARIO sfatare una regola -
inculcataci ai tempi della scuola - secondo la quale non è corretto adoperare
"molto" davanti ai comparativi "maggiore", "migliore",
"minore" e simili. È una regola del tutto arbitraria e, quindi, da
non seguire. "Molto" davanti ai comparativi assume valore avverbiale
con il significato di "grandemente", "in grande misura". Si
può benissimo dire, per esempio, il tuo libro è "molto migliore" del mio,
vale a dire è "in grande misura meglio" del mio. Una prova del
nove? Si può dire quel libro è "molto piú grande"? Sí. Piú grande non
è un comparativo che equivale a "maggiore"?
Si attendono smentite…
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