L’omertà, leggiamo dal vocabolario Gabrielli in rete, è una “forma di complicità tra gli appartenenti alla malavita, per cui una persona colpevole di reato viene protetta, anche da parte di chi ha subito il danno, celando la sua identità alla giustizia, onde evitare vendette” e, per estensione, un legame di “solidarietà tra gli appartenenti a una stessa categoria di persone, per cui ciascuno tiene celato l'operato dell'altro per propria opportunità o reciproco interesse”. Quanto riportato dal vocabolario non soddisfa, però, il cortese blogghista Giampaolo D. di Salerno, il quale desidera notizie piú “approfondite”. Insomma, si domanda e ci domanda il gentile amico: “Che cosa è questa omertà, soprattutto donde trae il nome”? La risposta non è semplice, cortese Giampaolo, perché l’origine del nome è incerta, quasi “sconosciuta”. Alcuni fanno derivare la voce dal dialetto napoletano «umertà» (“umiltà”) quasi a volere sottolineare la totale sottomissione (con “umiltà”) degli uomini alle leggi della camorra e del suo capo. Altri, invece, ritengono sia di origine siciliana riconducibile allo spagnolo «hombredàd» (“virilità”), da “hombre” (“uomo”). In questo caso la voce sarebbe da interpretare come “comportamento, atteggiamento da ‘vero’ uomo”, rispettoso della “legge del silenzio”.
Veda anche questo collegamento: http://it.wikipedia.org/wiki/Omert%C3%A0
7 commenti:
Gentile Dr. Raso
Mi permetta di aggiungere alcune noterelle a quanto già da lei scritto.
L’etimologia di omertà vede diverse linee interpretative. Secondo D’Ovidio, membro dell’ Accademia nazionale di scienze morali e politiche di Napoli -1905, la parola deriva da "umanità", il Pitrè ed altri studiosi la fanno derivare da omi- neità, cioè “qualità di essere uomo” ovvero incarnare tutta una serie di principi positivi quali la serietà, il coraggio, la fedeltà ad una causa e “base e sostegno dell’omertà è il silenzio; senza di questo l’"omu" non potrebbe essere "omu", né mantenere la sua superiorità incontrastata”; l’Alongi riferisce il termine siciliano "umirtà" al latino "umilitas" quindi l’italiano umiltà che trova d’accordo anche Bruno Migliorini che suffraga la tesi di Angelico Prati. La spiegazione è che la camorra inizialmente si chiamava Società dell’umiltà per la sottomissione cieca che gli affiliati avevano verso gli ordini dei capi e dalla corruzione di umiltà sarebbe derivata la parola omertà (cfr. Prati, B.Migliorini, C.Marchi)
cari saluti
Ivana Palomba
Gentilissima Ivana, grazie infinite per il prezioso contributo.
Egr. Dr. Raso
In questi giorni sui giornali non si fa che parlare del caso Cucchi: sui giornali e nel web proliferano articoli in cui viene etichettato come "omertoso" il lungo silenzio del carabiniere che ha infine rotto il muro del silenzio.
Vorrei chiederle: posta la definizione che è stata data di "omertà", secondo lei sulla base della lingua è letteralmente corretto definire "omertoso" il comportamento del carabiniere senza scendere nel merito delle motivazioni che l'hanno condotto ad assumere tale comportamento?
Ringrazio anticipatamente.
Cordialità
Fabio
A mio avviso è corretto.
FR
Potrei chiederle gentilmente di essere più esaustivo? Nelle definizioni che ho trovato in rete si fa esplicito riferimento a contesti mafiosi/malavitosi. Per estensione si fa riferimento ad altri contesti come "solidarietà interessata fra membri di uno stesso gruppo o ceto sociale".
Non potendo considerare, per ovvietà, una caserma dei carabinieri come un contesto malavitoso, mi verrebbe da pensare che sia da applicarsi la definizione estesa. In tale scenario: non essendo ad oggi dimostrato che il carabiniere ha avuto un comportamento "solidale tra colleghi", bensì sembra che questi abbia agito così per timori di rappresaglie, anche da parte degli stessi superiori, non mi è del tutto chiaro come questo possa essere definito "omertoso" senza alcuna ombra di dubbio.
La ringrazio in ogni caso per la sua risposta.
FF
Spero di essere chiaro.
È "omertoso" (il carabiniere) perché si ottoposto, con "umiltà" al volere dei suoi colleghi.
FR
"Ottoposto", ovviamente, è un mio refuso. Va letto, correttamente, SOTTOPOSTO.
Grazie
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