Due parole, due, sull’uso “piú corretto” di «invece», che i vocabolari classificano tra gli avverbi o le congiunzioni testuali. «Invece», dunque, significa “all’opposto”, “al contrario”, “in cambio di”, “al posto di”, “in luogo di”. Si può scrivere in grafia univerbata o scissa: “invece” e “in vece”. In buona lingua italiana è preferibile la grafia univerbata quando assume il significato di “all’opposto” e simili: molti, per protesta, hanno abbandonato l’aula, la maggioranza invece è rimasta. Si scriverà in forma scissa quando acquisisce il significato di “al posto di”, “in luogo di”, “in cambio di”: si è presentato lui in vece del collega. Con gli aggettivi possessivi la grafia scissa è obbligatoria: Paolo assisterà alla cerimonia in vece mia (anche: in mia vece). Spesso, soprattutto nel parlar familiare, si usano le congiunzioni avversative “ma” e “mentre” come rafforzative di “invece”: ti ostini a negare, ma invece l’evidenza è contro di te. L’unione di due avversative - in buona lingua - è da evitare. Meglio, quindi, “ti ostini a negare, ma l’evidenza è contro di te”. Invece si può rafforzare... invece con la semplice aggiunta della congiunzione “e”: ti ostini a negare, e invece l’evidenza è contro di te.
lunedì 18 ottobre 2010
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