venerdì 31 maggio 2024

Considerazioni e suggerimenti

Diffidare. Due parole su un verbo adoperato quasi sempre in modo errato: diffidare. Questo verbo, dunque, è "geneticamente" intransitivo, il suo ausiliare è solo avere e si costruisce con la preposizione "di": diffidate sempre "di" coloro che vi fanno troppe promesse. Il significato proprio è "sospettare", "non fidarsi". Adoperato transitivamente significa "intimare di fare o non fare una cosa" e si fa seguire dalla preposizione "a": il preside ha diffidato (cioè: ha intimato) gli alunni a non fumare nei corridoi della scuola; la polizia diffidò (cioè: intimò) il malvivente a presentarsi in commissariato una volta la settimana. Alcuni vocabolari consentono anche l'uso della preposizione articolata "dal", ma in buona lingua italiana è un... uso errato.

Lo sputapepe. Abbiamo notato che non tutti i vocabolari dell'uso attestano questo termine, che si riferisce a una persona dalla parlantina facile, arguta ma petulante. I dizionari che lo registrano lo danno come sostantivo invariabile. No, il vocabolo, riferito al maschile, si pluralizza normalmente: uno sputapepe, due sputapepi. Segue, infatti, la regola della formazione del plurale dei nomi composti. Tale regola stabilisce che un sostantivo composto di una voce verbale (sputa) e un sostantivo maschile singolare (pepe) nella forma plurale cambia regolarmente. Resta invariato solo se si riferisce a un femminile: Giovanna è una sputapepe; Luisa e Anna sono delle emerite sputapepe.

Ultra. Questo termine viene adoperato nel linguaggio politico e sportivo per indicare gli estremisti di un partito o di una squadra. Consigliamo di scriverlo, in buona lingua italiana, senza accento sulla "a" e senza la "s" finale, anche se in quest'ultima forma è invalso nell'uso. Il vocabolo deriva dall'avverbio latino "ultra" (oltre, al di là, di piú) trasportato in italiano come sostantivo maschile invariabile.

Vistoso. Questo aggettivo significa "appariscente", "che dà nell'occhio"; è improprio, a nostro modesto avviso, adoperarlo nell'accezione di "notevole", "cospicuo", "grande" e simili. Non, quindi, "una vistosa somma", ma, correttamente, una cospicua, notevole somma.

Tinnire. Ci piace segnalare un verbo "sconosciuto" perché di uso prettamente letterario che significa "squillare", "risonare" e simili, di origine onomatopeica. È intransitivo e della III coniugazione, nei tempi composti può prendere tanto l'ausiliare avere quanto l'ausiliare essere. In alcuni tempi si coniuga con la forma incoativa, vale a dire con l'inserimento dell'infisso "-isc-" tra il tema e la desinenza (tinnisco).

Decisamente e succedere. Due parole, due, sugli usi non appropriati di un avverbio e di un verbo: decisamente e succedere. Cominciamo con l'avverbio. Logica vorrebbe che l'avverbio suddetto si adoperasse esclusivamente nel significato di "con decisione". Alcuni, ritenendolo erroneamente sinonimo di "certamente", lo impiegano, per l'appunto, in modo inappropriato: quel libro è "decisamente" interessante; quella fanciulla è "decisamente" bella. E veniamo al verbo "succedere", che ha due significati principali: "subentrare", "sostituire", "prendere il posto di un altro" (morto il padre, il figlio successe alla direzione dell'azienda) e "accadere", "avvenire" (durante i mesi estivi succedono, purtroppo, molti incidenti stradali) e due forme per il passato remoto e il participio passato: successe e succedette; successo e succeduto. A nostro modo di vedere le due, o meglio, le quattro forme è preferibile non adoperarle indifferentemente. Useremo "succedette" e "succeduto" nel significato di "prendere il posto di un altro in un incarico o una carica" (Giovanni Paolo I succedette a Paolo VI) ; "successe" e "successo" nell'accezione di "accadere" e simili (non ricordo piú cosa successe negli anni della mia adolescenza). Pedanteria? Giudicate voi, amici amanti del bel parlare e del bello scrivere.


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La lingua “biforcuta” della stampa

Invasione dei vermocane nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria: “Voracissimi e carnivori, pesca e turismo a rischio”

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Vermocane (o vermecane) si pluralizza mutando la desinenza del secondo elemento, come stabilisce la regola sulla formazione del plurale dei nomi composti di due sostantivi dello stesso genere. Correttamente, quindi: vermocani.

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Sopralluogo nel cantiere della periferia dimenticata dove 400 famiglie vivono senza fogne e acqua

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Prima o poi, gli operatori dell’informazione (i massinformisti) impareranno, speriamo, che quando si escludono due o più cose, la congiunzione correlativa a senza è , più raramente o. Correttamente, quindi: senza fogne né acqua.


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Solo ora abbiamo notato che, in seguito alle nostre ripetute segnalazioni, il Treccani ha “aggiornato” il lemma “-ale”. Come usa dire, meglio tardi che mai.

Emenderanno anche il lessema metaplasmo dove si legge che il verbo “ridere” appartiene alla III coniugazione?



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)











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