Navigando in Internet abbiamo scoperto che buona parte delle persone “di cultura” ritengono che si dica “malevole” e non, correttamente, malevolo. Credono, insomma, che l’aggettivo in oggetto appartenga alla seconda classe, come “facile”, per esempio e abbia, quindi, un’unica desinenza, tanto per il maschile quanto per il femminile ('-e', maschile e femminile singolare; 'i', maschile e femminile plurale). No, la forma corretta è malevolo perché viene dall’aggettivo latino ‘malévolus’, della seconda declinazione, e la desinenza ‘-us’ latina si tramuta normalmente nella terminazione ‘-o’ del maschile italiano. È, quindi, un aggettivo della prima classe, come “buono”, le cui desinenze sono ‘-o’ e ‘-i’ per il maschile singolare e plurale, ‘-a’ e ‘-e’ per il femminile singolare e plurale. Diremo, quindi, “uno scritto malevolo”, con il plurale “malevoli” e “una critica malevola” con il plurale “malevole”. Identico discorso per “benevolo”.
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Divisione sillabica "particolare"
Abbiamo notato che molte persone si trovano in difficoltà sulla divisione delle sillabe in fin di riga (o di rigo) con le parole formate con prefissi “speciali”: ben-, in-, mal-, cis-, dis-, pos-, trans- o tras-. Le parole così composte possono dividersi in sillaba senza tener conto del prefisso (che fa sillaba a sé) oppure considerare il prefisso parte integrante della parola. Ci spieghiamo meglio con un esempio. Dispiacere si può dividere considerando il prefisso sillaba a sé; avremo, quindi, dis-pia-ce-re, oppure, “normalmente”, di-spia-ce-re. Trastevere – altro esempio – si può dividere secondo l’una o l’altra “regola”: Tras-te-ve-re o Tra-ste-ve-re. Consigliamo vivamente, a coloro che non sono in grado di distinguere con assoluta certezza i prefissi componenti, di attenersi – nell’andare “a capo” – alla normale divisione sillabica. Eviteranno, in questo modo, di incorrere in spiacevoli strafalcioni. In caso di dubbio si può consultare una buona grammatica dove, nel sillabo, sono riportati tutti gli argomenti trattati, messi anche in ordine alfabetico.
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La lingua “biforcuta” della stampa
L'OPERAZIONE
Viterbo, maxi evacuazione da trentamila persone per disinnescare una bomba inesplosa: ecco cosa succederà il 7 maggio
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A parte quel “maxi” che, correttamente, va unito alla parola che segue e il “da” che, sempre correttamente, deve essere un “di”, sarebbe interessante sapere a quanto ammonta la spesa per l'acquisto dei lassativi al fine di fare evacuare trentamila persone.
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Borseggiatrici beccate a rubare a Milano con neonato in braccio. Pietre, sputi e insulti contro Valerio Staffelli
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Ancora un caso di anfibologia, tanto tanto cara agli operatori dell’informazione. Chi aveva un neonato in braccio? Milano? Le borseggiatrici? Amici “massinformisti”, non sarebbe stato più chiaro e “più logico” scrivere – secondo i canoni linguistici – “borseggiatrici, con neonato in braccio, beccate a…”? Ma, forse, pretendiamo troppo.
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NAPOLI
Centouno anni, gli impiantano protesi di anca biarticolare. Nonno Salvatore: “Sto bene, cammino, voglio tornare a casa…”
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Meglio, anzi, “più corretto” centuno, con la caduta della ‘o” per effetto della crasi. E, sempre “più corretto”, centun anno.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
1 commento:
Temo che, ormai, gli “evacuatori” delle persone abbiano alleati poderosi. Da:
https://www.treccani.it/vocabolario/evacuare_(Sinonimi-e-Contrari)/#:
b. [mandare via le persone presenti in un luogo, per analoghi motivi: e. la folla] ≈ sfollare, sgomberare, sgombrare.
Quindi evacuare la folla o le persone è perfettamente regolare!
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