martedì 28 maggio 2024

Sgroi – 178 - La correttezza linguistica di papa Francesco



di Salvatore Claudio Sgroi


1. Lo “scandalo papale”

Lunedì 20 maggio, nell’aula del Sinodo nel corso dell’Assemblea a porte chiuse della CEI con i vescovi italiani venuti a Roma, durata un’ora e mezzo, papa Francesco, discutendo dell’ammissione dei seminaristi gay, avrebbe detto/ha detto:


Nei seminari c’è già troppa frociaggine”.


Un’espressione giudicata una “gaffe”, perché “l’italiano non è la sua lingua madre”; “quand’era ragazzo in famiglia parlavano più che altro il piemontese”. “Insomma era evidente che Francesco non fosse consapevole di quanto nella nostra lingua la parola sia greve e offensiva” (Gian Guido Vecchi, “Corriere Roma”). “Un errore, motivano i vescovi, fatto perché Bergoglio non conosce bene il significato di tutte le parole, del resto l’italiano non è la sua lingua” (Simona Sirianni, “Io donna”).


2. Papa Francesco italofono competente

Verrebbe piuttosto da dire che papa Francesco, pur italofono che lascia trasparire la sua argentinità soprattutto a livello fonologico, mostra a livello lessicale un’eccellente competenza, ovvero nel caso specifico mostra di conoscere bene il significato delle parole.

Come su specificato, il contesto in cui papa Francesco fa uso del termine frociaggine è sociolinguisticamente, diafasicamente, ineccepibile: si tratta infatti di “un’assemblea a porte chiuse”, non quindi in pubblico e con destinatari paritari: il vescovo di Roma con i vescovi di altre città, in un clima di grande informalità.

Si può anche ipotizzare che in quel contesto informale una diversa espressione come “Nei seminari c’è già troppa omosessualità”, sarebbe risultata stilisticamente una stonatura.

In spagnolo peraltro papa Francesco avrebbe potuto far ricorso a un lessema come marica (vulg.) ‘frocio’ e mariconería s.f.  “Vulg Cualidad de marica”, es. La homosexualidad no es la mariconería que ustedes condenan (Gran diccionario de uso del español actual, SGEL 2001).


2.1. Le scuse di papa Francesco

Una volta che il termine frociaggine si è diffuso fuori del contesto ristretto dell’Assemblea a porte chiuse, per danneggiare l'immagine del Papa, suscitando una bufera di polemiche, papa Francesco ha sentito il bisogno di scusarsi, attraverso il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni, per l’uso di tale termine, lungi dal voler offendere gli omosessuali o dal manifestare una qualsiasi forma di omofobia.


3. Seminaristi omosessuali sì o no?

Al di là della scelta lessicale, il problema fondamentale per la Chiesa è se ammettere o no seminaristi gay. Dal momento che il sacerdote è legato al celibato e alla promessa di castità, è chiaro che il seminarista eterosessuale non può non attenersi a tale duplice vincolo. Analogamente, il seminarista omosessuale deve astenersi dal praticare la sua omosessualità. In entrambi i casi, quindi, i seminaristi devono tenere a freno le proprie tendenze, etero- od omosessuali che siano. La Chiesa non può perciò ammettere seminaristi o sacerdoti che praticano l’etero- o l’omosessualità. E questa sembra essere la posizione di Papa Francesco. Tant’è vero che in passato egli “ha concesso la benedizione alle coppie irregolari e omosessuali e l’apertura agli omosessuali e ai transessuali come testimoni di nozze o come padrini o madrine di battesimandi”.


4. Etimo e storia del s.f. frociaggine

Quanto al suffissato froci-aggine, il lessema è assente nella vocabolaristica scolastica (De Mauro 2000, Zingarelli 2024, Devoto-Oli 2024) e anche nel Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia –G. Barberi Squarotti (1961-2009) 24 voll. ma non nel GRADIT 2007 (8 voll.) di T. De Mauro, che lo indica come s.f. “volg., l’esser frocio”, di “B[asso]U[so], con etimo sincronico: “deriv. di frocio con –aggine”, e lo data 1988.

Una scorsa in “Google libri ricerca avanzata” consente però di retrodatarlo alla metà degli anni 70:

Marco Tarchi 1974: “ricorrere alla immancabile frociaggine (La voce della fogna, Roccia di Erec, p. 14).

1977: “travestimento della ‘frociaggine, del porno politico” (“Panorama” p. 93).

1978: “Cosa meglio della omosessualità e del suo ghetto possono essere definiti come ‘unheimlich’, dato che vengono a minacciare la vostra vita ‘normale’ (e lente cicatrizzazioni)‎ delle altre forme sessuali...in primis la frociaggine? Il ghetto gay è ‘unheimlich’ perché potrebbe riportare a galla tutto ciò che avete espulso da voi dichiarandolo alieno […]” (“Ombre Rosse” p. 91).

Pier Francesco Paolini 1979: “La frociaggine invece consiste nel fare confusione fra i due verbi: essere e avere. Davvero ... non vuoi, ora, essere avuta da me?" (L'atto delle tenebre, Bompiani, p. 220).

AA.VV. 1980:· “con ribadita frociaggine”. D’altronde, l'istituzione di un'apposita ‘pagina frocia’ facilita da qualche tempo la corrispondenza fra omosessuali” (Laterza, Il Trionfo del privato, p. 246).

Possiamo ancora aggiungere che nel Vocabolario del Romanesco contemporaneo. Le parole del dialetto e dell’italiano di Roma di P. D’Achille e C. Giovanardi (Newton Compton 2023) appare il suffissato frocerìa “s.f. spreg. Modo di fare da omosessuale”, traducente dello sp. mariconería.





















(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.i


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