Recensione di Aldo Onorati, studioso di Dante, tratta da Le pagine della Dante (rivista della Società Dante Alighieri)
Il sottotitolo di questo libro “necessario” è Primo
soccorso linguistico. Gli autori: Carlo Picozza,
Fausto Raso, Santo Strati. Ci sono illustrazioni simpaticissime
di Massimo Bucchi. Ed. Media@Books, pp. 304. € 18,00.
Chi sono i “soccorritori”? Carlo Picozza è giornalista professionista (Il Messaggero, Affari @ Finanza, Repubblica); Fausto Raso, battagliero difensore del
nostro idioma, ha scritto,
fra l’altro, Un tesoro di lingua. Santo Strati, anch’egli giornalista professionista, ha lavorato per la RAI e dirige il quotidiano digitale e online Calabria.live. Tre firme sicure, instancabili.
Quotidianamente mi giunge “Lo SciacquaLingua” curato da Fausto Raso, ed è la prima cosa, nel computer, che leggo la mattina. Ora, piluccando nel “vocabolario” di soccorso alla nave linguistica che sta affondando nel Tirreno, nell’Adriatico e in
altri maricciuoli nostri, imparo, mi diverto e rifletto – anche con amarezza – sull’inutile fatica del nostro padre Dante, del raffinatissimo Petrarca, dell’ipotattico Boccaccio, del dittatore della lingua Pietro Bembo, del mite Manzoni che ha risciacquato i suoi panni in Arno, e di tutti coloro i
quali si sono sforzati di migliorare un dettato bellissimo: l’idioma cantabile per eccellenza. Perché mi
viene
tale scoramento? Lasciamo da parte le intrusioni
violente dell’inglese, che fa da padrone in
terra altrui (tanto che pure i termini
latini vengono pronunciati come fossimo in Inghilterra, es.: media, tutor,
trasformati in midia, tiutor) e che viene scritto com’è, senza alcuna assimilazione all’italiano; il peggio è che la stampa, mamma
tv (seguita da decine di
milioni di esseri linguisti-
camente indifesi), i libri – che dovrebbero essere l’abbecedario primo – insegnano a disimparare la lingua madre. Sto ruzzolando anch’io nel burrone, ma lo faccio per
fini gnomici. A
dare il colpo di grazia a un essere morente, c’è l’uso generalizzato dei quiz. La formulazione di un concetto non è più ammessa, come quando dall’alto mossero guerra alla memoria.
Il libro è complesso, ma di stimolante lettura. Le prime trecento pagine (circa) riportano gli errori e gli orrori del giornalismo, spiegano i lemmi della tecnologia, chiariscono gli acronimi “acrobatici”. La tecnica è quella dell’ordine alfabetico per ogni argomento: pillole antinfluenzali da prendere ogni qualvolta si hanno dei dubbi (e quanti ce ne sono nella nostra mente intossicata da giornali, libri strampalati pur di stare alla moda, discorsi e peggio
conferenze interminabili dove scappa non solo l’errore, ma l’orrore linguistico). Insomma, è veramente un’ancora
di salvataggio immediato questo libro che assolve la funzione delle medicine salvavita
nell’ambito della grammatica, della sintassi, della scrittura e della parlata d’una malata al cui capezzale stanno pronti in agguato altri idiomi che la porteranno a morte per sostituirla!
(Le
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