sabato 9 luglio 2022

C'è fuoristrada e... fuori strada


 "I
l giovane rampollo, a causa della elevata velocità, ha perso il controllo dell'auto ed è finito fuoristrada". Questo titolo di un giornale locale ci offre l'occasione per spendere due parole sul sostantivo "fuoristrada" che, a nostro modo di vedere, ha due grafie: l'univerbata (fuoristrada) e l'analitica (fuori strada). Adopereremo la grafia unita quando il termine sta per "autoveicolo a quattro ruote motrici con pneumatici speciali, adatto a percorsi accidentati" (Sabatini Coletti): Giovanni ha venduto il suo vecchio fuoristrada perché è andato in pensione. Useremo la grafia analitica (fuori strada) allorché intendiamo dire che il veicolo è "uscito di strada": il forte vento ha fatto sbandare l'automobile che è finita fuori strada. Attendiamo gli strali dei soliti "bastiani contrari" e nello stesso tempo invitiamo i lessicografi a "esaminare" quanto scritto al fine di riportare, eventualmente, il nostro distinguo al lemma in oggetto.

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Vedere le stelle...

…provare, cioè, una sofferenza fisica acutissima, sentire un dolore molto intenso tanto da togliere il respiro. Chi di voi, cortesi amici, non ha mai “visto le stelle”? Purtroppo il veder le stelle fa parte del corso della vita cui nessuno può sottrarsi. Donde viene, dunque, questo modo di dire? Secondo alcuni Autori l’espressione descrive effettivamente quella sensazione di “sfarfallìo” luminoso – davanti agli occhi – che si ha quando si viene colpiti da un dolore repentino e acuto. Piú “scientifica” – a nostro avviso – la spiegazione che tentano di dare le note linguistiche al “Malmantile racquistato” (un poema burlesco). Spiega, infatti, il Minucci, uno dei “notisti”: “Quando uno sente un gran dolore si dice ’egli ha visto le stelle’ perché le lacrime, che vengono in su gli occhi pel dolore, fanno apparire con la rifrazione della luce che vi batte, una cosa simile a una gran quantità di stelle in cielo”.


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La lingua "biforcuta" della stampa

 È l’anziano meticcio Mr. Happy Face il nuovo «cane più brutto del mondo»

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Quanto è brutto il mondo? Nella lingua di Dante: cane piú brutto al mondo.


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Ida Simonella, da assessore al bilancio a candidato sindaco di Ancona: «Ho messo a posto i conti, ora voglio servirla»

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In lingua italiana, non "cispadana": assessora e candidata.

 

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Incendio a Roma, enorme nube di fumo sulla città. Forti esplosioni, in fiamme diversi autodemolitori

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Correttamente: diverse autodemolizioni. Lo abbiamo specificato altre volte: gli autodemolitori sono le persone addette all'autodemolizione, cioè l'officina dove si eseguono le operazioni di demolizione delle automobili.

Ancora...

Incendio a Roma, bruciano gli autodemolitori: esplosioni al parco di Centocelle. Il fumo visibile dal Circo Massimo

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Speriamo che gli autodemolitori non siano in gravi condizioni.

 

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VIOLENZA

Stresa, stuprata dal branco dopo una serata alcolica. Nel gruppo ci sarebbe anche un'amica

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Era una serata che conteneva alcol? Questo il significato di "serata alcolica".


 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)

1 commento:

Otto ha detto...

Gent. Dott. Raso,
leggo ormai da anni le sue “noterelle” e le condivido quasi sempre. Quel “quasi” si riferisce all’uso, secondo lei improprio, di espressioni tipo “il cane più brutto del mondo”. Io non sarei del parere di stigmatizzare espressioni simili, ormai entrate stabilmente nell’uso e non tali da generare ambiguità interpretative. A mio modo di vedere, l’espressione citata rappresenta la forma sincopata di “il cane più brutto di tutti i cani del mondo”. Espressione pesante e ridondante. Allora, per amor di semplicità, si elimina la parte superflua e rimane l’essenziale: “il cane più brutto ... del mondo”. In tal modo la forma risulta snellita e tutti nel contempo capiscono che cosa si intende dire.
Pertanto, siffatte espressioni a me paiono accettabili mentre a lei, come spesso si è notato, fanno arricciare il naso.
Cordiali saluti.
Otto