Ieri abbiamo visto alcuni francesismi travestiti, oggi ci occupiamo di alcuni costrutti (ma anche vocaboli) alla francese. Chi scrive, ripetiamo, non condanna tali costrutti ma invita gli amatori del divino idioma a sostituirli, quando possibile, con costrutti (e termini) italici. Come sempre pilucchiamo qua e là tra le varie pubblicazioni "scovando" i costrutti (e i vocaboli) gallici (in parentesi le forme e i termini italiani): amici cari, mi felicito (mi rallegro) per il vostro stupendo risultato; riteniamo un fuor d'opera (superfluo) raccontarvi i particolari di cui siete già a conoscenza; Giovanni era al corrente (informato) di quanto accaduto; volete sapere quanto costa? Vado a dirvelo (ve lo dirò) subito; la mamma di Leandro, nonostante i suoi novanta anni, si porta bene (gode ottima salute); Susanna sapendo quanto Carlo desiderasse quel libro antico, gliene fece un presente (gliene fece dono); i cugini di Filippo parlano con marcato (spiccato) accento meridionale; abbiamo assistito a uno spettacolo sensazionale (impressionante); occorre stabilire quale deve essere la linea di demarcazione (separazione, confine); sapete qual è il capo d'opera (capolavoro) di Michelangelo?
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La lingua "biforcuta" della stampa
SPORT
E' italiana la
sciatrice più veloce del mondo: 201 chilometri l'ora, terzo titolo per
Valentina Greggio
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Ancora usano il mondo come secondo termine di paragone! Correttamente: al mondo. Tralasciamo la "e", verbo, con l'apostrofo e non, correttamente, con l'accento.
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LO STUDIO
Il Tevere è il fiume più pulito del mondo: "Sono stati fatti passi avanti giganteschi"
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Quanto è sporco il mondo?
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LA SCOPERTA
Forme gravi di Covid
"colpa" di una molecola mancante. «È il segreto dei super-immuni»
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Correttamente: superimmuni. Dizionario Sabatini Coletti: Super ─ Primo elemento di composti nei quali indica posizione alta nello spazio (superattico), superamento di limite (supersonico), eccesso (supernutrizione), valore superlativo (supercarburante), vaste dimensioni (supermercato) ecc.
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2 commenti:
Approvo questa volta il fatto che lei "non condanni" i costrutti alla francese e si limiti a invitare "gli amatori del divino idioma a sostituirli, quando possibile, con costrutti (e termini) italici". Più nello specifico, anch'io trovo alcune delle espressioni da lei elencate perfettamente sostituibili e non particolarmente eleganti in italiano. Altre invece le riterrei meno "fungibili". In particolare:
1) Felicitarsi: anch'io preferirei "rallegrarsi" o "congratularsi", ma non mi sembra così poco italiano, tanto più che il verbo deriva dal latino "felicitare", ‘rendere felice’. Certo, il Battaglia-Barberi Squarotti come esempi di "felicitarsi" nei buoni scrittori non offre molto (Pietro Borsieri, Conc.,II- 577: "Se con questi cenni intorno ad un uomo, che vediamo citato con riverenza dal Sismondi e da altri primari scrittori del nostro tempo, potessimo suscitare in Italia lo studio delle di lui opere, noi oseremmo quasi felicitarci d’avere in parte emendata quella o fatale dimenticanza, o colpevole inerzia, sotto il cui giogo languisce la nostra letteratura". E Alberto Moravia, "III-194: Silenziosamente, egli non cessava di felicitarsi del suo matrimonio; e di estasiarsi sulle qualità della sua donna"), ma meglio che niente.
2) Fuor d'opera: come sinonimo di "superfluo" quest'espressione piace poco anche a me, ma sinceramente: chi la usa più? Mi sembra quasi nessuno.
3) al corrente: lo stesso Gabrielli riconosce che si tratta di espressione radicatissima e usata da buoni scrittori, pur invitando a sostituirla. Ecco alcuni esempi: "Monti III-100: Per questa mancanza non potrai essere in corrente delle nuove, che ora ti verrò sminuzzando all’ingrosso per non perdermi in pettegolezzi. Leopardi,II-1062: Si pubblicò in Ginevra il famoso Giornale... per far conoscere e tenere al corrente l’Europa, dei progressi. E. Cecchi, 6-364: Il buon ladro faceva vita tranquilla e ritirata. Con lui stava una donna, alla quale egli voleva molto bene. Non è chiaro quanto ella fosse al corrente delle sue macchinazioni e spedizioni. Palazzeschi, 4-59: All’ultimo momento un amico di casa era corso da sua madre per informarla che il giovane prescelto aveva un difetto gravissimo, uno di quelli per cui è dovere del buon cittadino mettere al corrente le famiglie, e non potendo esse, la chiesa. Montale, 3-211: Ora il racconto sarà molto più filato, molto più spedito... E si capisce: lassù si aggiornano, si tengono al corrente. Pavese, 5-67: Convocò [il parroco] subito il sindaco, il maresciallo, un comitato di capi-famiglia e le priore. Mi tenne al corrente il Cavaliere, perché lui ce l’aveva col parroco che gli aveva tolta senza neanche dirglielo la placca d’ottone dal banco. Calvino, 1-310: Aveva sempre un po’ troppa fretta di dire: - Sì... già... no, proprio lei! - a ogni nome che Palladiani citava, preoccupato di mostrarsi al corrente".
4) Vado a dirlo: quest'espressione ricalca davvero un po' troppo il francese (je vais le dire), ma non mi sembra molto diffusa rispetto a "sto per dirlo".
5) Portarsi bene: nel senso di "godere ottima salute" oggi mi sembra poco diffuso.
6) Presente: nel senso di "dono" io non lo uso, ma non è proprio possibile condannarlo, tant'è vero che non lo fanno neppure Gabrielli e Fanfani. Deriverà pure dal francese antico "présent", ma è di uso trecentesco e si trova addirittura in Dante e Boccaccio: "venuto il famigliare e col presente e con le parole del prenze, [Ghismunda] con forte viso la coppa prese" (Boccaccio); "E tu ascolta, ché le mie parole Di gran sentenza ti faran presente" (Dante).
7) Marcato: forse "spiccato" può andar meglio, ma ci sono lessici specialistici dove "marcato" è d'obbligo. Ad esempio, in linguistica è detto marcato il termine di una opposizione binaria, il quale è caratterizzato, rispetto al termine opposto, da una marca, fonologica o morfologica (per es., banca rispetto a panca, ingl. books rispetto a book).
8) Sensazionale: in effetti, "impressionante" spesso è più adatto, ma non condannerei "sensazionale", anche se le attestazioni sono per lo più di scrittori recenti (Fucini, Pecchi, Piovene e Pasolini).
9) Demarcazione: nel linguaggio quotidiano, è preferibile in effetti "separazione", ma in filosofia è necessario designare come "criterio di demarcazione" il criterio proposto da Karl R. Popper per distinguere la scienza empirica dalla non-scienza.
10) Capo d'opera: in luogo di capolavoro è bruttarello, ma non lo usa più quasi nessuno.
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