Al contrario o all’incontrario? In buona lingua è preferibile la prima forma. La seconda, anche se corretta, ai nostri orecchi suona popolare. È sconsigliabile inoltre, perché come spiega Pietro Fanfani, «una preposizione articolata (all’) non può reggere un’altra preposizione (in) anche se fusa con la parola che segue (contrario)». Sotto il profilo semantico vale nel senso contrario, all’opposto, a rovescio e simili: Giulia, per la fretta, si mise il giubbino al contrario. È anche sconsigliabile, come molti fanno, usare questa locuzione con un significato che, propriamente, non ha: invece. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non dica, per esempio, “ti avevo detto di non uscire e, al contrario, sei uscito”. Dirà, correttamente, “ti avevo detto di non uscire, e invece sei uscito”.
Portacenere e posacenere. È preferibile, in buona
lingua, posacenere, sebbene sia più comune portacenere. Perché? Perché i prefissi porta- e posa- non sono sinonimi. Il primo si
adopera per designare oggetti fatti per portare a lungo ciò che esprime il nome
(portaritratti); il secondo per indicare oggetti su cui si posa
temporaneamente qualcosa (posaferro[da stiro]). Il portaritratti resta, non si getta;
la cenere si getta e il ferro si toglie dal... posaferro. È bene
ricordare, anche, che sia portacenere sia posacenere sono sostantivi maschili invariabili: il portacenere, i portacenere; il posacenere, i posacenere. I sostantivi maschili formati con una voce verbale e
un sostantivo femminile singolare (porta, verbo e cenere, sostantivo femminile) nella forma plurale non
cambiano.
Fosso e fossa. A voler pignoleggiare i due
termini non sono l’uno sinonimo dell’altro: il primo, maschile, indica
un’escavazione artificiale o naturale del terreno (un fosso per fare scorrere l’acqua nei campi); il secondo
designa una buca nella quale si seppelliscono i morti (il barbone è
stato sepolto in una fossa comune).
Il verbo presenziare può essere tanto transitivo quanto intransitivo, come
riportano i vocabolari. A nostro modo di vedere, però, la transitività o
l’intransitività non sono date dal caso: il suddetto verbo sarà transitivo
quando sta per intervenire a qualcosa, partecipare (presenziare il congresso, il dibattito); intransitivo quando
significa prendere parte a qualcosa , essere presente (presenziare alla cerimonia).
Due parole,
due, su un avverbio che, a nostro modo di vedere, molto spesso è adoperato
impropriamente: immancabilmente. E ci spieghiamo. Sovente è usato con
l’accezione di indubbiamente, certamente, sicuramente e simili: ti telefonerò, immancabilmente (certamente, sicuramente, senza dubbio), la prossima settimana. Il significato
proprio dell’avverbio è, invece, senza mancanza, che non subisce una mancanza, sempre, potremmo dire, derivando dal verbo mancare. È corretto, quindi, solo in frasi in cui c’è il
concetto di mancanza: ogni domenica, immancabilmente (non manca mai) va allo stadio per assistere alla partita del cuore.
***
La parola proposta da questo portale, non lemmatizzata nei vocabolari dell'uso: dimicazione. Sostantivo deverbale femminile aulico provenendo dal verbo latino "dimicare" combattere, lottare. Sta per "lotta", "guerra", "combattimento" e simili.
1 commento:
Io sono uno di quelli che usa l'espressione "all'incontrario." Difficilmente smetterò di usarla, così come non smetterei di usare l'espressione "all'inverso". Comunque sia, grazie per la dritta.
L'articolo mi ha riportato alla mente la canzone Azzurro che cantava la mia povera mamma:
"e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all'incontrario va."
Renato P.
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