giovedì 18 febbraio 2021

Sgroi - 98 - Il neo-ministro dell'Istruzione «cripto-carducciano»


 di Salvatore Claudio Sgroi

  

1. L'evento politico


Come abbiamo appreso da più fonti giornalistiche, il neo-ministro dell'Istruzione, l'emiliano Patrizio Bianchi, ex rettore a Ferrara, economista con master alla London School, alla domanda postagli dai giornalisti: «Quando ha saputo di essere diventato ministro?», ha risposto «L’ho imparato ieri sera».

 

2. Giudizio sulla semantica del verbo imparare

La risposta è stata giudicata da più parti linguisticamente una «gaffe», uno «scivolone», in quanto il ministro avrebbe dovuto dire piuttosto, in un italiano più comune, «L'ho saputo (o l'ho appreso) ieri sera».

 

3. Un uso «colloquiale» e «regionale»

Prima di rispondere se tale uso possa essere normativamente ritenuto  «errato», va indicata la Regola (diatopica o regionale) alla base di tale significato, peraltro esplicitata dallo stesso neo-ministro quando, interrogato dall’Ansa, ha pertinentemente risposto: «Ho commentato la mia nomina a ministro utilizzando un’espressione tipica emiliana».

E in effetti, come ampiamente confermato dai garanti della lingua italiana, quali sono i dizionari, per es. dall'emiliano Zingarelli 2021, imparare è verbo «colloq.[uiale]» nell'accezione di «venire a sapere» ed è illustrato con l'es. «ho imparato per caso che domani partirete»

In maniera complementare altri dizionari puntualizzano che si tratta di voce «region.[ale]» . Così il Sabatini Coletti 2007, che precisa ancor meglio l'accezione: «Venire a sapere qlco. per caso». E così il Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2020: «region. centro merid.», definito «Venire a sapere» con l'es. «l'ho imparato solo stamani». E così il Treccani-Simone 2009: «region.», «Venire a sapere, avere notizia di qualche cosa». E così il De Mauro 2000: «RE[gionale] centromerid., venire a sapere, apprendere».

En passant, osserviamo anche che un caro amico e collega ha puntualizzato da un lato: «anch’io uso regolarmente “imparare” in quel senso», dall'altro si è dimostrato indispettito nei riguardi degli iper-puristi: «Non so chi sia che osi tacciare Bianchi di sgrammaticatura».

3.1. Un «dialett(al)ismo» semantico

L’uso regionale è anche – etimologicamente – un «dialett(al)ismo», come conferma il Vocabolario romagnolo italiano di Adelmo Masotti (Zanichelli 1996), che registra imparêr nella duplice accezione di (a) “imparare” e (b ) “apprendere, venire a sapere”.

 4. Un uso almeno otto- novecentesco (e "carducciano")

Va ancora detto che tale uso regionale e colloquiale non è un uso tipico dell' «italiano popolare» (anticipiamo, normativamente «errato»), ma un uso di parlanti colti, non solo come l'attuale neo-ministro Patrizio Bianchi, e risalente almeno all'Ottocento.

Il Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia e G. Bàrberi Squarotti (vol. VII, 1972) riporta infatti 4 ess. letterari con tale accezione di Vincenzo Monti, Ugo Foscolo, Giosuè Carducci e del bolognese Riccardo Bacchelli.

Riprendiamo qui l'es. di Monti: «Imparo in questo momento che sono arrivati ieri sera due straordinari a Le-Brune da Parigi».

E quello di Giosuè Carducci:  «Da una corrispondenza padovana del 'Resto del Carlino'  imparo che 'il Corriere della Sera' a proposito del concorso all'insegnamento di letteratura italiana nella Università di Padova mette in accusa me».

 

5. Uso colloquiale, regionale, e con pedigree letterario

Con tali trascorsi definire errato l'uso semantico del neo-ministro, che non rientra certamente (ripetiamo) nel cosiddetto «italiano popolare» proprio dei semi(n)colti, non ha alcuna giustificazione.

Osserviamo infine che la frase del neo-ministro è stata adoperata in uno scambio (diamesicamente) orale e (diafasicamente) informale, al pari degli altri enunciati: «Ho visto tanta bella gente. Speriamo che faremo tutti bene».


Una frase, quest'ultima (Speriamo che faremo tutti bene), che va benissimo sulla scorta di quanto si legge nella Grande Grammatica Italiana di Consultazione a cura di L. Renzi-G. Salvi (il Mulino 2001), nel capitolo su «La concordanza dei tempi» di Laura Vanelli, a proposito della «Posteriorità rispetto al tempo dell'enunciazione», per cui «si può trovare un futuro in dipendenza di un Tempo presente», es. Spero che tornerà presto (vol. II, § 3.3.1, pp.623-4). 

          Sommario

1. L'evento politico

2. Giudizio sulla semantica del verbo imparare

3. Un uso «colloquiale» e «regionale»

§ 3.1. Un «dialett(al)ismo» semantico

4. Un uso almeno otto- novecentesco (e "carducciano")

5. Uso colloquiale, regionale, e con pedigree letterario









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