Non vogliamo essere lugubri e urtare la sensibilità dei nostri cortesi lettori che seguono le nostre modeste noterelle sull'uso della lingua italiana. Vogliamo solo chiedere ai linguisti "ufficiali" (sperando che qualcuno di loro si imbatta in questo sito) per quale motivo le esecuzioni capitali eseguite mediante una scarica di fucile sono chiamate "fucilazioni"; quelle eseguite con l'impiccamento sono definite "impiccagioni" e quelle tramite strangolamento con la garrota sono dette "garrotamenti". Tutti e tre i lessemi sono dei deverbali provenendo dai rispettivi verbi (fucilare, impiccare, garrotare); i primi due con l'aggiunta del suffisso "-ione", il terzo con l'aggiunta del suffisso "-mento" (fucilazione, impiccagione, garrotamento). Perché, dunque, questa disparità di "trattamento"? Ancora. Perché si può dire, correttamente, "impiccamento" e non "fucilamento"? Quest'ultimo, comunque, si trova in numerose pubblicazioni. Dimenticavamo: il Tommaseo-Bellini lemmatizza "decapitamento", sinonimo di decapitazione, ma non, stranamente, garrotamento. Garrotazione si può leggere qui.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Elisa Isoardi sbanca
per beneficienza «I Soliti ignoti»: la sua gioia è incontenibile
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Correttamente: beneficenza (senza la "i").
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