martedì 1 dicembre 2020

Sgroi - 88 - Il "simpatico professore" e i "neopuristi professori"

 


di Salvatore Claudio Sgroi

 1. L'evento televisivo settimanale

Come ogni domenica, gli appassionati della lingua italiana, dopo Francesco Sabatini su RAI-Mattina-1 alle ore 8.30 con la sua rubrica "Pronto Soccorso linguistico", hanno potuto seguire su RAI-3 alle 10h10 la trasmissione "Le parole per dirlo", garanti gli storici della lingua (per qualcuno "popstar della lingua italiana") Valeria Della Valle e Giuseppe (per gli amici: Geppi) Patota, dedicata questa volta al linguaggio della medicina, ospite il presentatore Michele Mirabella per i suoi trascorsi di "Elisir" e "Tutta Salute", e laureato honoris causa in medicina (!).

 2. Linguaggio della medicina specialistico e incomprensibile ma...

Sul problema del linguaggio tecnico della medicina spesso oscuro per l'uomo comune, Patota ha sensatamente osservato che, se l'uso tra specialisti è del tutto giustificato per esigenze di precisione scientifica, gli stessi specialisti però nel rapporto con i propri pazienti (come con lui il proprio medico "storico") sanno anche come esprimersi "con grandissima chiarezza".

Ed è pure questo il compito che si pone ha voluto sottolineare lo stesso Patota un presentatore come Mirabella, che in trasmissioni dedicate ai problemi della salute è particolarmente attento a tradurre per il pubblico in parole comuni i vari tecnicismi degli specialisti, al di là di non rari e stridenti preziosismi letterari del suo eloquio come "attingibile" ("la medicina attingibile da tutti"), subito disapprovato (due volte) dallo stesso Patota.

 3. "Persona positiva/negativa": un es. di "straniamento"! o di "frequenza" covidica?

A proposito del lessico settoriale, Patota ritorna sull'agg. "positivo/negativo" riferito a chi, sottoposto a un test, risulta affetto da una patologia (i.e. "positivo") oppure non-affetto (i.e. "negativo"), con ribaltamento dei significati dei due aggettivi nel linguaggio comune.

Un fenomeno, che a seguito della pandemia covidica, ha reso particolarmente "frequente" il significato specialistico, che egli continua a indicare, come già nella trasmissione del 15 maggio di "Tutta Salute" ospite a sua volta di M. Mirabella, un caso di "straniamento", una valutazione impropria, lo "straniamento", a giudizio di un innominato, o metonimicamente nominato da Patota, "simpatico professore"

 4. Neo-purismo di casa: lockdown-are 

L'accenno inevitabile agli anglicismi è costantemente in questa trasmissione come nelle precedenti di stampo neo-puristico, condiviso dal tradizionalista Mirabella. Così nel caso del diffusissimo lockdown, di cui nella logica neopuristica sono stati proposti traducenti quali "clausura", "coprifuoco","isolamento", "blocco", "chiusura", ecc.

Così il neologico lockdown-are, con adattamento grafico locdaunare, è ora decisamente respinto con la solita motivazione neo-puristica del "prestito di lusso", perché sostituibile con traducenti-sinonimi quali "chiudere, serrare, isolare", ecc. La Della Valle argomenta anche con una pseudo-motivazione strutturale, glottotecnica, perché in lockdown-are ci sono "suoni non ammessi uno dopo l'altro nella lingua italiana". In realtà "nessi consonantici" quali /kd/ in italiano non mancano per es. ecdotica, ecdemico; e con il nesso di due occlusive come <gd> es. amigdala, <ct> es. autoctono, ecc. (a scelta tra gli oltre 250 lemmi nel dizionario del De Mauro).

Sarebbe stato forse più istruttivo chiarire che si tratta di un anglo-americanismo, dal verbo to lockdown, frequente per es. nella stampa, cfr. il "New York Times":

 Probably both, and anyway sourdough is a good way to bring life into our lockdowned state.

 Un es. che il "simpatico professore", sempre a detta dei neo-puristi proff. G. Patota e V. Della Valle, non avrebbe laicamente giudicato "un errore". Invero, un termine disponibile all'occorrenza (non obbligatorio) per il parlante (colto). E trasparente, visto l'aggancio derivazionale con il sost. lockdown, ormai pan-italiano.

 5. E asma sost. maschile e/o femminile?

L'atteggiamento neo-purista di Patota traspare anche nella sua dichiarazione a proposito del genere oscillante di asma (dal lat. asthma sost. neutro, a sua volta dal neutro gr. ásthma) "usato più comunemente al femminile", si legge anche nel Garzanti-Patota 2013, ovvero "non comune n.m.". Ma il nostro storico dichiara: "lo userei al maschile", in ossequio alla "Regola-1" etimologica, per la quale il neutro latino è per lo più diventato maschile in italiano. Il femminile spiegandosi invece con la "Regola-2" fonologica propria dell' 88% delle parole femminili terminanti in /-a/.

 6. Irruent-e o irruent-o?

Richiesto da un lettore di una risposta se sia corretto usare la forma irruent-e o irruent-o o entrambe, Sabatini ha risposto neo-puristicamente che la forma "corretta" è irruent-e perché etimologicamente deriva dal lat. irruĕnte(m), p.pres. di irruĕre.

 6.1. Irruent-o nei dizionari

Un'occhiata alla vocabolaristica corrente può però lasciare disorientato il lettore, desideroso – come rivela il buon Geppi Patota – di avere la conferma "dal papà".

Il giudizio negativo di Sabatini è da un lato in sintonia con la posizione di dizionari quali lo Zingarelli (2020): "etim. meno corretto" e il Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2019: "meno corretto irruento". Ma già a metà strada è il giudizio del Garzanti-Patota 2013: "la forma irruent-o però è così diffusa che risulta ormai difficile considerarla del tutto scorretta".

Per altri dizionari non vi è invece alcun dubbio sulla correttezza di irruent-o. Così nel De Mauro (2000) il lemma irruente è corredato descrittivamente, senza alcuna condanna, con la "variante" irruento. Lo stesso Sabatini-Coletti (2007) lemmatizza "irruente o irruento". E al primo posto addirittura è nel Treccani-Simone (1988-2009): "irruento (o irruente)".

 6.2. Irruento nell'uso letterario e giornalistico (colto)

Ma accanto alla "Regola-1" etimologica di irruente (1810), Sabatini ha opportunamente indicato anche la "Regola-2" della variante irruent-o, in quanto analogica su voci come violent-o (av. 1313).

Una regola e un uso che Sabatini ha giudicato però normativamente "non corretto", malgrado gli usi letterari novecenteschi, registrati per es. nel Grande Dizionario della lingua italiana di Battaglia (vol. VIII, 1973), che etichetta tra l'altro la variante come "letter." con 4 ess. novecenteschi illustri: C. Betocchi (1932) "acqua irruenta"; E. Cecchi 1936 "crescita irruenta"; C. Pavese av. 1950 "in modo irruento"; G. Dessì 1961 "carattere focoso e irruento". Né vanno dimenticati gli ess. del Primo Tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento: Tomasi di Lampedusa 1958 "l'irruento barbone"; M. Bellonci 1986 "lettera irruenta" (che alterna due volte con irruente), G. Montefoschi 1986 "scampanellata irruenta". E neppure quelli del domenicale del "Sole 24 ore" 1983-2008: ben 29 ess. di irruento e 7 di irruenta.

 

Sommario

1. L'evento televisivo settimanale

2. Linguaggio della medicina specialistico e incomprensibile ma...

3. "Persona positiva/negativa": un es. di "straniamento"! o di "frequenza" covidica?

4. Neo-purismo di casa: lockdown-are

5. E asma sost .maschile e/o femminile?

6. Irruent-e o irruent-o?

6.1. Irruent-o nei dizionari

6.2. Irruento nell'uso letterario e giornalistico (colto)




1 commento:

Luca ha detto...

Ho guardato l' "evento televisivo" su RaiPlay e sono rimasto basito quando (minuto 16) ho sentito il Prof. Patota fare quella che a tutti gli effetti appare come una rivendicazione di orgoglio neopurista. Secondo Patota, i vocabolari "autorizzano" all'uso.

Se fossi stato in studio, avrei chiesto subito a Patota di indicarmi il momento esatto in cui è stato nominato "re della lingua italiana", e soprattutto da chi!
Oppure il momento in cui uno dei tanti vocabolari italiani sia diventato normativo (non dimentichiamo che i vocabolari italiani sono spesso in contraddizione tra loro).

Sarebbe ora che la Rai introducesse il contraddittorio anche su questioni linguistiche. Non si può lasciare carta bianca davanti a sparate di tal fatta.