domenica 6 dicembre 2020

Sgroi - 89 - Scrivere per il blog

 


di Salvatore Claudio Sgroi

 

1. L'evento editoriale

Un tema centrale quello della divulgazione scientifica, della linguistica in particolare, affrontato nel recente volume degli Atti del IV Convegno Interannuale della Società di Linguistica Italiana (Bologna, 14-15 giugno 2018) La linguistica della divulgazione, la divulgazione della linguistica a cura di Nicola Grandi e Francesca Masini (Officinaventuno, Milano, anche on line).

 

2. Scrivere per il "Bollettino d'Ateneo" dell'Università degli Studi di Catania

La lettura del volume mi ha richiamato alla mente un intervento sullo stesso tema al tempo della mia collaborazione al "Bollettino d'Ateneo" dell'Università degli Studi di Catania, nel marzo 1999 (!), che qui mi piace riprendere (articolandolo ora in §§ titolati) perché estensibile alla mia collaborazione col presente Blog, con la differenza che il blog consente 'in tempo reale' una interazione con i lettori, trasformando così una comunicazione uni-direzionale in bi-direzionale.

 

3. Linguaggio egocentrico e linguaggio comunicativo, orale e scritto

Scrivere per essere letti dagli altri, ovvero più in generale farsi capire dagli altri parlando e/o scrivendo, è un'attività assai complessa. Come ci ha insegnato la psicolinguistica, il linguaggio egocentrico e/o interno, rivolto cioè a se stessi, e perciò ricco di ellissi, di impliciti, di caratteristiche sintattiche e logico-semantiche estremamente personali, si trasforma in tale occasione in linguaggio per l'appunto 'comunicativo', destinato cioè agli altri, che deve quindi essere esplicito, sintatticamente e semanticamente, al fine di ridurre (senza peraltro poterle eliminare del tutto) l'ambiguità, la vaghezza, l'indeterminatezza, l' incomprensibilità. Nella comunicazione scritta, poi, la chiarezza è ancora più difficile da raggiungere rispetto alla comunicazione orale, perché ci si deve affidare unicamente al potere evocatore del linguaggio verbale, rispetto alla comunicazione orale, in cui invece i linguaggi non-verbali (i gesti, il tono della voce, la 'faccia' dell'altro, ecc.) facilitano certamente la reciproca comprensione.

 

4. Livelli culturali degli italiani

La comprensibilità di un testo non dipende però solo dal testo in sé. Nessun testo in fondo è in assoluto 'facile' o 'difficile' da capire. L'intellegibilità dipende anche in buona misura dal destinatario, dalla sua concezione del mondo, dal suo livello culturale, dalla sua familiarità col tema del testo, dalle sue motivazioni, ecc.

Un laureato è (tendenzialmente) più agevolato di un diplomato a capire un testo scritto di una certa complessità (ricordiamo che i laureati in Italia - dati Istat 1991 [il lettore potrà aggiornare i dati al 2020 via internet] - sono appena il 4,3% contro il 20,8% di diplomati e il 32,6% di licenziati di scuola media; il restante 43,3% di Italiani rimane invece sotto il minimo di istruzione previsto dalla Costituzione di 50 anni fa!). Ma tra gli stessi laureati e diplomati (= 25,1%) esistono differenziazioni e specializzazioni che costituiscono veri e propri steccati all'interno di una stessa fascia. Un letterato, un medico quanto sono a loro agio con la lettura di un testo di matematica o di un testo amministrativo? E un matematico, un letterato, un informatico, un impiegato (diplomato) del comune, delle poste, ecc., capiscono perfettamente un testo di economia, di biologia, di politica?

Solo un equilibrio - sempre provvisorio e dinamico - tra caratteristiche strutturali del testo e livello culturale del lettore può creare le condizioni più favorevoli per una migliore (per quanto non perfetta) comprensione.

 

4.1. Redattori e destinatari del "Bollettino d'Ateneo"

Il "Bollettino d'Ateneo" è redatto essenzialmente da laureati (spesso non genericamente 'laureati', ma docenti universitari a vario titolo: di prima, seconda fascia o ricercatori, ecc.) e in parte da studenti (fortemente motivati) o da amministrativi (diplomati o anche laureati). Destinatari prevalenti sono - in maniera circolare - gli stessi componenti del mondo universitario (potenzialmente: 53.000 studenti circa; 1.440 docenti; 1.430 amministrativi dell'ateneo catanese), per i quali la fatica del leggere dev'essere compensata dall'interesse del tema del testo (non si capisce perché si debba perdere il proprio tempo a leggere cose lontane dai propri interessi culturali e/o professionali).

 

4.2. Articoli di specialisti per non-specialisti

Inoltre, il testo dev'essere comprensibile al lettore colto (laureato e/o diplomato), in ogni caso non necessariamente specialista del tema trattato. Il "Bollettino d'Ateneo" non può essere la sede per articoli specialistici. Ovvero un articolo può essere scritto da uno specialista, ma per un non-specialista. Sull'esito finale della comprensibilità del prodotto la risposta ultima spetta al lettore (peraltro non-incolto) e non all'autore (troppo coinvolto per essere oggettivo). Scrivere per il "Bollettino d'Ateneo" implica perciò, da parte del redattore, un grande sforzo di avvicinamento al suo potenziale lettore.

 

5. Le regole elementari della comprensibilità: sintassi e lessico

Per raggiungere tale obiettivo si possono tenere presenti alcune 'regole' elementari. Innanzi tutto, sarebbe bene non esagerare con la lunghezza dei periodi e con l'aggrovigliarsi delle subordinate. Più il periodo è corto e sintatticamente semplice più è comprensibile. Scrivere con periodi corti non significa peraltro togliere profondità a un pensiero, ma contribuisce a renderlo certamente più intellegibile.

Accanto al controllo della lunghezza e della densità sintattica è anche necessario il controllo dell'uso dei termini tecnici. L'eccessiva densità di tecnicismi è esiziale. In particolare, se la loro comprensione non è ricavabile dal testo stesso, o non è garantita da qualche nota esplicativa, e richiede il ricorso al vocabolario (dove spesso i tecnicismi non comuni sono assenti), essi vanno eliminati e sostituiti con termini più democratici. Ammesso che il rinunciare a un tecnicismo comporti qualche approssimazione, è sempre preferibile perdere qualcosa anziché non farsi capire. La tanto vantata precisione e univocità delle parole tecniche va in realtà ridimensionata: i linguaggi tecnici sono anch'essi soggetti alla polisemia delle varie scuole di pensiero e alla variabilità storica.

 

6. L'"onnipotenza semantica"

E soprattutto non va dimenticato il principio della cosiddetta 'onnipotenza semantica' delle parole, in virtù della quale cioè ogni parlante può dare forma, in maniera peraltro sempre perfettibile, ad ogni pulsione ed esperienza culturale per fini espressivi e/o comunicativi.

In linea di principio, è sempre possibile parlare di qualunque cosa (scientifica o no), con le parole più comuni (non tecniche). Far riferimento ad esperienze culturali con (troppe) parole tecniche per chi non sia specialista della stessa disciplina significa precludersi ogni possibile comunicazione.

         Sommario

1. L'evento editoriale

2. Scrivere per il "Bollettino d'Ateneo" dell'Università degli Studi di Catania

3. Linguaggio egocentrico e linguaggio comunicativo, orale e scritto

4. Livelli culturali degli italiani

4.1. Redattori e destinatari del "Bollettino d'Ateneo"

4.2. Articoli di specialisti per non-specialisti

5. Le regole elementari della comprensibilità: sintassi e lessico

6. L' 'onnipotenza semantica'




 

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