di Salvatore Claudio Sgroi
1. L'evento editoriale
Un
tema centrale quello della divulgazione scientifica, della linguistica in
particolare, affrontato nel recente volume degli Atti del IV Convegno Interannuale della Società di Linguistica Italiana
(Bologna, 14-15 giugno 2018) La linguistica della
divulgazione, la divulgazione della linguistica a cura di Nicola Grandi e Francesca Masini (Officinaventuno,
Milano, anche on line).
2. Scrivere per il
"Bollettino d'Ateneo" dell'Università degli Studi di Catania
La
lettura del volume mi ha richiamato alla mente un intervento sullo stesso tema
al tempo della mia collaborazione al "Bollettino d'Ateneo"
dell'Università degli Studi di Catania, nel marzo 1999 (!), che qui mi piace
riprendere (articolandolo ora in §§ titolati) perché estensibile alla mia
collaborazione col presente Blog, con la differenza che il blog consente 'in
tempo reale' una interazione con i lettori, trasformando così una comunicazione
uni-direzionale in bi-direzionale.
3. Linguaggio
egocentrico e linguaggio comunicativo, orale e scritto
Scrivere per essere letti dagli altri, ovvero più in generale
farsi capire dagli altri parlando e/o scrivendo, è un'attività assai complessa.
Come ci ha insegnato la psicolinguistica, il linguaggio egocentrico e/o interno, rivolto cioè a se stessi, e
perciò ricco di ellissi, di impliciti, di caratteristiche sintattiche e
logico-semantiche estremamente personali, si trasforma in tale occasione in linguaggio per l'appunto 'comunicativo', destinato cioè agli
altri, che deve quindi essere esplicito, sintatticamente e semanticamente, al
fine di ridurre (senza peraltro poterle eliminare del tutto) l'ambiguità, la
vaghezza, l'indeterminatezza, l' incomprensibilità. Nella comunicazione scritta, poi, la chiarezza è ancora più
difficile da raggiungere rispetto alla comunicazione orale, perché ci si deve
affidare unicamente al potere evocatore del linguaggio verbale, rispetto alla
comunicazione orale, in cui invece i linguaggi non-verbali (i gesti, il tono
della voce, la 'faccia' dell'altro, ecc.) facilitano certamente la reciproca
comprensione.
4. Livelli culturali degli italiani
La comprensibilità di un testo non dipende però solo dal testo in sé.
Nessun testo in fondo è in assoluto 'facile' o 'difficile' da capire.
L'intellegibilità dipende anche in buona misura dal destinatario, dalla sua
concezione del mondo, dal suo livello culturale, dalla sua familiarità col tema
del testo, dalle sue motivazioni, ecc.
Un laureato è (tendenzialmente) più agevolato di un diplomato a capire
un testo scritto di una certa complessità (ricordiamo che i laureati in Italia
- dati Istat 1991 [il lettore potrà aggiornare i dati al 2020 via internet] -
sono appena il 4,3% contro il 20,8% di diplomati e il 32,6% di licenziati di
scuola media; il restante 43,3% di Italiani rimane invece sotto il minimo di
istruzione previsto dalla Costituzione di 50 anni fa!). Ma tra gli stessi
laureati e diplomati (= 25,1%) esistono differenziazioni e specializzazioni che
costituiscono veri e propri steccati all'interno di una stessa fascia. Un
letterato, un medico quanto sono a loro agio con la lettura di un testo di
matematica o di un testo amministrativo? E un matematico, un letterato, un
informatico, un impiegato (diplomato) del comune, delle poste, ecc., capiscono
perfettamente un testo di economia, di biologia, di politica?
Solo un equilibrio - sempre provvisorio e dinamico - tra
caratteristiche strutturali del testo e livello culturale del lettore può
creare le condizioni più favorevoli per una migliore (per quanto non perfetta)
comprensione.
4.1. Redattori e destinatari del
"Bollettino d'Ateneo"
Il "Bollettino d'Ateneo" è redatto essenzialmente da laureati
(spesso non genericamente 'laureati', ma docenti universitari a vario titolo:
di prima, seconda fascia o ricercatori, ecc.) e in parte da studenti
(fortemente motivati) o da amministrativi (diplomati o anche laureati).
Destinatari prevalenti sono - in maniera circolare - gli stessi componenti del
mondo universitario (potenzialmente: 53.000 studenti circa; 1.440 docenti;
1.430 amministrativi dell'ateneo catanese), per i quali la fatica del leggere
dev'essere compensata dall'interesse del tema del testo (non si capisce perché
si debba perdere il proprio tempo a leggere cose lontane dai propri interessi
culturali e/o professionali).
4.2. Articoli di specialisti per
non-specialisti
Inoltre, il testo dev'essere comprensibile al lettore colto (laureato
e/o diplomato), in ogni caso non necessariamente specialista del tema trattato.
Il "Bollettino d'Ateneo" non può essere la sede per articoli
specialistici. Ovvero un articolo può essere scritto da uno specialista, ma per
un non-specialista. Sull'esito finale della comprensibilità del prodotto la
risposta ultima spetta al lettore (peraltro non-incolto) e non all'autore
(troppo coinvolto per essere oggettivo). Scrivere per il "Bollettino
d'Ateneo" implica perciò, da parte del redattore, un grande sforzo di
avvicinamento al suo potenziale lettore.
5. Le regole elementari della
comprensibilità: sintassi e lessico
Per raggiungere tale obiettivo si possono tenere presenti alcune
'regole' elementari. Innanzi tutto, sarebbe bene non esagerare con la lunghezza
dei periodi e con l'aggrovigliarsi delle subordinate. Più il periodo è corto e sintatticamente semplice più è comprensibile. Scrivere con periodi corti non significa peraltro
togliere profondità a un pensiero, ma contribuisce a renderlo certamente più
intellegibile.
Accanto al controllo della lunghezza e della densità sintattica è anche
necessario il controllo dell'uso dei termini tecnici. L'eccessiva densità di tecnicismi è esiziale. In
particolare, se la loro comprensione non è ricavabile dal testo stesso, o non è
garantita da qualche nota esplicativa, e richiede il ricorso al vocabolario (dove
spesso i tecnicismi non comuni sono assenti), essi vanno eliminati e sostituiti
con termini più democratici. Ammesso che il rinunciare a un tecnicismo comporti
qualche approssimazione, è sempre preferibile perdere qualcosa anziché non
farsi capire. La tanto vantata precisione e univocità delle parole tecniche va
in realtà ridimensionata: i linguaggi tecnici sono anch'essi soggetti alla
polisemia delle varie scuole di pensiero e alla variabilità storica.
6. L'"onnipotenza semantica"
E soprattutto non va dimenticato il principio della cosiddetta 'onnipotenza semantica' delle parole,
in virtù della quale cioè ogni parlante può dare forma, in maniera peraltro
sempre perfettibile, ad ogni pulsione ed esperienza culturale per fini
espressivi e/o comunicativi.
In linea di principio, è sempre possibile parlare di qualunque cosa
(scientifica o no), con le parole più comuni (non tecniche). Far riferimento ad
esperienze culturali con (troppe) parole tecniche per chi non sia specialista
della stessa disciplina significa precludersi ogni possibile comunicazione.
1. L'evento editoriale
2.
Scrivere per il "Bollettino d'Ateneo" dell'Università degli Studi di
Catania
3.
Linguaggio egocentrico e linguaggio comunicativo, orale e scritto
4. Livelli culturali degli italiani
4.1. Redattori e destinatari del "Bollettino d'Ateneo"
4.2. Articoli di specialisti per non-specialisti
5. Le regole elementari della comprensibilità: sintassi e lessico
6. L' 'onnipotenza semantica'
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