di Salvatore Claudio Sgroi
1. Logicismo sulla
lingua italiana e sovrabbondanza di suffissi nel linguaggio medico
Nella trasmissione di Francesco Sabatini di domenica 20, ore 8h30, in RAI-1 mattina, un telespettatore di professione medico ha chiesto come mai per indicare "un medico specialista di questa o quella patologia" in italiano si faccia ricorso a più suffissi e non a uno solo ("non c'è un'unica desinenza per le varie specializzazioni mediche"), così per dent-ista, odonto-iatra, fisi-ologo, fisi-atra, ortoped-ico, ecc. Il quesito riprendeva così l'intervento Stranezze linguistiche di Fausto Raso del 05-01-2010 ("Dizionario italiano. Pillole linguistiche")
2. La risposta storicista di F. Sabatini
Da emerito storico della lingua Sabatini ha ricordato che il lessico specialistico della medicina è prevalentemente di matrice greca e questo spiega la varietà dei suffissati. Infatti -ista deriva dal lat. -ista a sua volta dal greco -istés; -iatra dal gr. -iatros ('medico'); -logo dal gr. -logos, ecc.
En passant, Sabatini ha ricordato anche epato/logo 'studioso del fegato' con costituenti greci e non *fegat-ista.
3. La "regola del blocco"
Sabatini osservando che si dice epato-logo e non *fegat-ista ha sfiorato un capitolo importante della grammatica del lessico, relativo alla formazione delle parole (FP).
Come chiarisce il classico trattato su La formazione delle parole in italiano a cura di Maria Grossmann e Franz Rainer (Niemeyer - de Gruyter 2004, anche on line):
"si osserva frequentemente che una determinata parola che, secondo le regole di formazione di parole della lingua, dovrebbe essere accettabile, è nondimeno evitata o respinta dai parlanti a causa dell’esistenza di un sinonimo ben radicato nella lingua. [...] Ora, questo fenomeno del blocco di una parola virtuale da parte di un sinonimo usuale è sensibile alla frequenza del sinonimo bloccante: più quest’ultimo è frequente, più il blocco sarà efficace" (p. 8 ).
Anche il manuale di Maurizio Dardano 2009, Costruire parole. La morfologia derivativa dell'italiano (il Mulino) nell'intertesto "Quando la FP si blocca" (pp. 39-40) precisa che
"il blocco [è] un fenomeno centrale per capire come funziona la FP. Esiste un insieme di regole e di circostanze che blocca la ridondanza e la crescita disordinata degli affissati" (p. 39).
Mark Aronoff 2000 Morphology between lexicon and grammar (in G. Booij et alii, Morphologie. Morphology, Berlin-N.Y, de Gruyter, vol. I, voce 36, pp. 344-49), spiega da parte sua il "(morphological) blocking" col fatto che
"languages tend to avoiding exact synonyms. This tendency emerges in morphology as the blocking of an expected productively generated form by an already existing (and hence lexically listed) form. The result is that synonyms are avoited. [...] There will be no blocking when there is no synonymy" (p. 347).
Ovvero il possibile fegat-ista è stato bloccato in quanto sinonimo poco utile dal già esistente epatologo. Lo stesso non è tuttavia avvenuto nel caso del settecentesco trasparente dentista, alla portata come dire di tutti gli utenti, rispetto all'opaco odontoiatra, decisamente più specialistico.
4. La regola del blocco e il caso di *ruba-tore
La regola del blocco in altri testi è esemplificata con vari esempi possibili ma non attestati perché bloccati da altri concorrenti sinonimi, tra cui il derivato *ruba-tore da rubare rispetto a ladro.
4.1. C. Iacobini 2011 e *rubatore
Claudio Iacobini (2011) nell'art. Formazione delle parole osserva che «l'entrata in uso di una parola possibile si può avere solo se non esiste già una parola che occupa il posto di quella potenziale», con la seguente esemplificazione:
«Un esempio [della regola del blocco] può essere quello di una parola come rubatore, che è perfettamente regolare da un punto di vista sia formale che semantico; infatti può essere formata a partire da rubare (V), con il significato 'persona che abitualmente o per professione V', secondo un modello regolare che dà origine a parole quali giocatore o guidatore, derivate da giocare o guidare. Il motivo per cui una parola come rubatore non è entrata nell'uso della lingua è che per esprimere il significato di 'persona che ruba' in italiano esiste già la parola ladro, che dunque occupa lo spazio semantico della parola potenziale» (in R. Simone - G. Berruto - P. D'Achille, a cura di, Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 20101 (2 voll.); 20112, vol. unico, pp. 513-14, cit. a p. 513, anche on line).
Anche i due utilissimi recenti testi di morfologia lessicale, quali il bel manualetto di Maria G. Lo Duca, Italiano: la formazione delle parole (Carocci 2020), destinato soprattutto agli studenti ancora ignari di linguistica generale, e il non meno istruttivo testo di M. Silvia Micheli, La formazione delle parole. Italiano e altre lingue (Carocci 2020), destinato a chi invece non è digiuno di linguistica generale, illustrano la regola del blocco ricorrendo al suffissato *rubatore.
Osserva sinteticamente la Lo Duca:
"la presenza, nel lessico, di una parola derivata con un certo procedimento formativo blocca, normalmente, la nascita di un'altra parola con altro procedimento formativo ma con lo stesso significato [...]. Il blocco entra in funzione con tutte le parole del lessico, per cui se esiste ladro, non si forma *rubatore [...]" (p. 30).
La Micheli da parte sua, in maniera più problematica, scrive:
"Le RFP [Regole di formazione delle parole] non si applicano indifferentemente a qualsiasi classe di parole e in qualsiasi contesto ma sono soggette a restrizioni generali (dette anche condizioni) o specifiche di una RFP. Tra le restrizioni generali menzioniamo, in primis, il principio del blocco per il quale una parola complessa che potrebbe essere formata da una RFP a disposizione della lingua non viene formata se, nella lingua in questione, esiste già una parola semplice dello stesso significato. Questa condizione è esemplificata [...] dai sostantivi deverbali in -tore dell'italiano: [...] lavorare / lavoratore, vendere / venditore" [...]; questa RFP si applica senza ostacoli a parecchi verbi ma si blocca nel caso di rubatore, per il quale l'italiano possiede già un sostantivo agentivo semplice, ossia ladro (dal latino latrōnem). Nonostante non ci sia nulla di semanticamente o fonomorfologicamente anomalo in rubatore, l'uso di questa parola è "bloccato" dalla presenza (e dall'alt<r>a frequenza) di ladro [...]" (p. 37).
4.3. La fonte inglese (*stealer) dell'esempio *rubatore
La presenza dell'es. *ruba-tore (vs ladro) per illustrare la regola del blocco nei manuali di morfologia derivazionale dell'italiano, sembra ispirata dall'analogo esempio in inglese to steal 'rubare' > *steal-er '*rubatore' (vs thief 'ladro'), presente nei testi appunto di lingua inglese.
Per
es. G. Koefoed-J. van Marle (2000)
alla voce 33. Productivity (in G. Booij et alii, Morphologie. Morphology, Berlin-N.Y, de Gruyter, vol. I, pp.
303-11) osservano:
"Blocking is the -- paradigmatically determined -- phenomenon that a specific word is not formed due to the existence of another word with the same meaning. A well-known example illustrating this phenomenon is the fact that forms like English stealer ['*rubatore'; to steal 'rubare'] / Dutch steler are neither readily formed nor accepted [...] because of the existence of English thief ['ladro'] / Dutch dief, irrespective of the fact that both in English and in Dutch coining of deverbal derivatives in -er ['-tore'] is productive" (p. 308).
Non diversamente S. Romaine (2000) alla voce 151. Change in productivity (vol. 2, pp. 1636-44), osserva che
"we would predict that stealer ['*rubatore'] is not likely to become conventionalized due to the existence of thief [ladro']" (p. 1642).
Ancora F. Karlsson (2000) alla voce 67. Defectivity (vol. 1, pp. 647-54) nota:
"Some derivatives are ungrammatical
(or unneeded!) simply because there already exists an underived basic
word expressing the same meaning; thus, there is no (need for an) English
nomen agentis *steal-er
['*ruba-tore'] from the verb steal
['rubare'] because of the existence of the noun thief ['ladro']" (p. 653).
5. Un rubatore (e una rubatrice) in carne ed ossa nella storia della lingua italiana
In realtà, il nostro rubatore è ben documentato nella lingua. La «regola del blocco», quale tendenza del lessico verso l'economia utilizzata dai morfologi per spiegare un possibile ma non attestato derivato, non vale quindi nel caso di rubatore.
Sulla scorta della BIZ (Biblioteca Italiana Zanichelli, a cura di Pasquale Stoppelli, Zanichelli 2010) rubatore /rubatori risulta infatti attestato soprattutto tra il '300 e il '500:
-- nel '300 (Dante 1308: 2 ess., G. Da Pisa av. 1311, D. Compagni 1312, G. Boccaccio 1336 c., 1342, 1374: 5 ess.), G. Villani av. 1348: 4 ess., I. Passavanti 1354: «rubatore di strade», «rubatori di mare», A. Pucci 1362: 2 ess., Esopo toscano sec. XIV: 3 ess.);
-- nel '400 (F. e M. Villani av. 1405: 5 ess., Bernardino da Siena 1427, G. di Paolo Morelli av. 1444, M. Palmieri av. 1475, L. Pulci 1481, G. Sabadino degli Arienti 1483); e
--
nel '500 (P. Bembo 1505, Leonardo da Vinci av. 1519, L. Ariosto 1532, F.
Guicciardini 1540, G.B. Ramusio av. 1554: 4 ess., M. Bandello 1554, T. Costo
1596);
-- nessuna attestazione nel '600 e '700;
--
residui nell''800 (M. D'Azeglio 1866: «rubatore di strade») e
--
nel '900 G. D'Annunzio (1907: 3 ess.; 1909: due ess., 1912, 1913: 2 ess.).
Il s.f. Rubatrice è documentato con 2 ess.: Boccaccio 1342 e G.B. Marino 1623.
La
esemplificazione è integrabile con quella Batt. vol. XVII 1994, con ess. del '600
(D. Bartoli) e '700 (G. Gozzi), ecc.
Costante è invece la vitalità di ladro/i/a/e nella BIZ: da Cecco Angiolieri sec. XIII, Brunetto Latini 1262 ca. a G. D'Annunzio 1935 (674 ess. -o; + 540 -i + 120 -a + 87 -e).
La «regola del blocco» utilizzata dai morfologi per spiegare un possibile ma non attestato derivato non vale quindi, ribadiamo, nel caso di rubatore.
5.1. Rubatore non voce "bloccata", ma voce non più vitale nell'italiano moderno e contemporaneo
Il problema non è in conclusione quello del "blocco derivazionale" di rubatore, attestato nell'italiano antico, ma piuttosto quello di tener conto della differenza semantica di rubatore ('a viso aperto', 'rapinatore') rispetto a ladro ('nascosto'), poi neutralizzata con la scomparsa dall'uso moderno e contemporaneo di rubatore, e contemporanea estensione semantica di ladro, mentre rubatore non appare più nei correnti dizionari (De Mauro 2000, Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2019, Sabatini 2007, Treccani-Simone 2005-2009, Garzanti 2013; solo in Gradit "OB[soleto], Lett." av. 1292 con un es. dantesco e in Zingarelli 2020 voce "arcaica" ovvero defunta (†) datata av. 1292; e naturalmente nel grande dizionario storico del Battaglia (vol. XVII 1994).
5.1.1. La "regola del blocco" esiste o non esiste?
La Micheli (2020), dopo aver citato nel suo manuale (cfr. supra § 4.2) soltanto il derivato rubatore come es. di regola del blocco, continua con un commento che sembra invero contraddittorio e con argomentazioni non adeguate che finiscono con il vanificare la validità della regola in questione:
Invero, un es. adeguato come quello indirettamente suggerito da Sabatini (cfr. supra §§ 2, 3), il composto neoclassico epatologo vs *fegat/ista, avrebbe risolto il caso.
Che rubatore sia "presente in gran parte dei dizionari" (p. 37) non è proprio confermato dalla nostra esemplificazione dizionaristica. Che la sua "frequenza d'uso è molto inferiore a quella di ladro" (ibid.) certamente, ma se rubatore è "in uso" insieme con ladro, l'es. non è più pertinente per dimostrare l'esistenza della "regola del blocco". Che la regola del blocco è solo un "fattore che sfavorisce la formazione di una parola complessa" (pp. 37-38) non è allora più una "regola del blocco".
L'incertezza teorica e argomentativa dell'A. sembra a sua volta dovuta a quanto si affermato in Grossmann-Rainer (2004):
"Si osserva frequentemente che una determinata parola che, secondo le regole di formazione di parole della lingua, dovrebbe essere accettabile, è nondimeno evitata o respinta dai parlanti a causa dell'esistenza di un sinonimo ben radicato nella lingua. Rubatore, ad esempio, sarebbe in tutto analogo alla serie delle parole in -tore come rapinatore ecc. e infatti è anche attestato in italiano antico, ma oggi viene evitato per l'esistenza del sinonimo ladro" (p. 8 )
Nell'analisi di Grossmann-Rainer, la motivazione della scomparsa di rubatore nella coppia ladro vs rubatore viene ricondotta a una applicazione retro-attiva della regola del blocco.
5.2. Impertinenza del rubatore per la regola del blocco: sincronia-1 "rubatore vs ladro" > sincronia-2 ladro: un caso di evoluzione semantica
In realtà, il problema di rubatore non è un es. pertinente per dimostrare la regola del blocco. Il problema di rubatore pone un problema di semantica storica, e non può essere spiegato come applicazione retro-attiva della regola del blocco.
Come accennato, si tratta di una opposizione sinonimica "ladro vs rubatore" attiva nell'arco sincronico '200-'500, successivamente neutralizzata (nell'arco sincronico '600-'700-'800-'900-2000) a favore di ladro, diventato di conseguenza semanticamente più esteso, ovvero con cambiamento semantico in seguito alla scomparsa di rubatore.
5.3. "Regola della
eliminazione" vs "Regola
del blocco"
Dal ‘600 in
poi il parlante eredita solo LADRO polisemico e non fa
marcia indietro generando il derivato RUBATORE. Invocare il BLOCCO non
sembra quindi pertinente. Il RUBATORE
è stato “eliminato” non bloccato e quindi si tratta di una REGOLA DELLA ELIMINAZIONE (del sinonimo) vs REGOLA DEL BLOCCO.
Sommario
1. Logicismo e sovrabbondanza di
suffissi nel linguaggio medico
2. La risposta
storicista di F. Sabatini
3. La "regola del blocco"
4. La regola del blocco e il caso di *ruba-tore
4.1. C. Iacobini 2011 e *rubatore
4.2. M. Lo Duca 2020 e M.S. Micheli
2020
4.3. La fonte inglese (*stealer) dell'esempio *rubatore
5. Un rubatore (e una rubatrice) in carne ed ossa nella storia della lingua italiana
5.1. Rubatore non voce "bloccata", ma voce non più vitale nell'italiano moderno e contemporaneo
5.1.1. La
"regola del blocco" esiste o non esiste?
1 commento:
Tema interessante la linguistica. Più leggo e più imparo.
Buon Natale e Buon Natalino a Lei, dottor Raso, e a tutti i lettori.
Renato P.
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