mercoledì 21 novembre 2018

Perché "i portarossetti" no e "i portatovaglioli" sí?

Portarossettoportasapone,
 portaspazzolino e
portatovagliolo.
 Sul plurale di questi  sostantivi i lessicografi si accapigliano, sono concordi solo sul plurale dell'ultimo: portatovaglioli. Per quanto concerne gli altri tre si ripete il balletto: alcuni li ritengono invariabili, altri variabili e altri ancora, "pilatescamente", variabili o invariabili. Eppure sono etimologicamente uguali al portatovagliolo, sul cui plurale - ripetiamo - tutti concordano. Siamo in presenza di un mistero eleusino*. A costo di attirarci le ire dei "grandi linguisti" consigliamo a coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere di pluralizzarli tutti e tre: portarossettiportasoponi e portaspazzolini. Cosí facendo si rispetta la norma che regola la formazione del plurale dei nomi composti di una voce verbale e di un sostantivo maschile singolare.


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Qualcosa e qualche cosa

Alcuni vocabolari classificano ‘qualcosa’ di genere femminile, altri di genere maschile, altri ancora di ambo i generi. Vediamo un po’ di fare chiarezza. Intanto è un pronome indefinito ed è la forma contratta di ‘qual(che) cosa’ e per il suo valore indeterminato è considerato di genere neutro, quindi maschile: qualcosa è stato fatto; qualcosa non è andato per il verso giusto. In grafia univerbata, come forma contratta di qualche cosa, è preferibile, dunque, consideralo sempre di genere maschile. Sarà tassativamente femminile, invece, in grafia analitica (scissa) (cosa, infatti, è di genere femminile): qualche cosa è stata fatta, qualche cosa non è andata per il verso giusto. In una parola sola (univerbata) gli alterati, che sono di genere femminile: qualcosina; qualcosetta; qualcoserella; qualcosellina; qualcosuccia.

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