Due
parole due su un vocabolo omofono ma con distinti significati:
"para". Quello più conosciuto - e, quindi, noto a tutti - è
l'abbreviazione del sostantivo francese "parachutiste",
paracadutista. Essendo un termine "accorciato" nella forma plurale
resta invariato come tutti i sostantivi tronchi. Un altro significato, forse
poco noto, è "caucciù brasiliano molto pregiato": scarpe con suola di
para. Questo sostantivo è rigorosamente femminile e altrettanto rigorosamente
solo singolare. Deve il nome a Parà, Stato brasiliano dove questa gomma è
prodotta. Infine si adopera come prefisso con distinti significati, a seconda
della sua "provenienza". Quando proviene dal greco "para-"
serve a dare alla parola cui è "attaccato" il concetto di vicinanza
nello spazio, affinità, somiglianza o anche contrapposizione: parastatale;
paramilitare. I vocaboli così composti, nella forma plurale, possono o no
variare la desinenza. Un buon vocabolario sarà di aiuto in caso di dubbi.
Quando, invece, "para-" viene dal latino "parare"
(riparare) aggiunge alla parola cui è anteposto il significato di
"rimedio", "protezione": paracadute, parafulmini,
paracalli, paradenti. Il verbo "parare" di cui "para", è un
derivato, in questi casi veste la duplice... veste di "scansare" e
"proteggere". Anche qui un vocabolario con la "V" maiuscola
sarà di aiuto per l'eventuale plurale.
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La
lingua "biforcuta" della stampa
Manovra
Rincari sigarette in vista. Assunzioni
agevolate per i 110 e lode, fondi per 900 specializzandi in medicina
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Se non cadiamo in
errore - e fino a prova contraria - ci si laurea in medicina (e chirurgia) e ci
si specializza in qualche branca (pediatria, cardiologia, chirurgia, ortopedia
ecc.). Stando al titolo una qualsivoglia laurea ti dà la possibilità di specializzarti
in medicina. Non è cosí, naturalmente.
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Callo, singolare di "calli" (vicoli, viuzze ecc.)
A proposito del singolare di callo (vicolo ecc), stupisce il
constatare che il linguista Poldo (commenti all'articolo "A zonzo per i
calli del paese") mostri di non conoscere il Battaglia
(= Grande diz. della
lingua it.) Torino, Utet, che nel vol. II 1962 lemmatizza come
variante di "calle" ‘sentiero’, la voce callo2 ‘via, strada’ con un
es. di G. Boccaccio tratto dalle “Rime. Caccia di Diana” (1330-1334): “E
quest’è ‘l bianco e meritato callo, / quest’è il diletto del giusto
appetito, / che degno canta sul beato ballo”. Lo stesso Battaglia spiega il
sing. CALLO ‘sentiero’ ricavato “dal plur. maschile "calli" (sing. callo)”.
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11 commenti:
Cortese Dott. Raso
le confesso che sono rimasto di stucco quando ho letto "i calli del paese" perché ho sempre saputo che i calli sono quelli dei... piedi. Si impara sempre.
Grazie e cordialità
Clemente da Vercelli
Grazie a lei, gentile Clemente.
FR
Sig. Raso, qui il problema non è calle/callo come non è ciò che la stupisce. Il problema, molto grave, è la sua convinzione di poter abbindolare gli ipotetici lettori delle sue noterelle.
Da linguista quale sono (e smetta di essere sarcastico, per favore) riconosco come suoi buona parte dei commenti e dei quesiti presenti nel suo blog.
Caro linguista Poldo,
non ho parole!! Riconosca, onestamente, di aver preso un granchio (capita anche ai migliori).
Io non voglio abbindolare nessun "ipotetico" lettore, quanto ai commenti e ai quesiti sono autentici. Ma lei, da fine linguista, è in grado di "fiutarne" la provenienza.
Poiché - come si dice a Roma - è stato "colto col sorcio in bocca" si attacca a tutto per cercare di cadere in piedi. All'inizio il problema era il singolare di "calli", ora, invece, il problema "molto grave" sono i quesiti e i commenti che scriverei io. Ma, direbbe il grande Toto, "mi facci il piacere".
FR
Esimio Linguista Poldo,
prima che lei mi riprenda: distrattamente non ho messo l'accento su Totò. Mi perdona?
Grazie
FR
Sempre per il fine linguista.
Non ho messo il punto esclamativo dopo Totò; io, non essendo un autorevole linguista, non sono neanche capace di riportare, correttamente, le parole degli altri. Vuoi vedere che dietro Poldo si nasconde un insigne accademico della Crusca, abituato a "fiutare" gli scritti altrui? Poldo potrebbe essere il nome accademico. Se è cosí (ho messo l'accento acuto sulla "i" in quanto - come Lei mi insegna - le vocali "i" e "u", a differenza della "e" e della "o", hanno un unico suono e questo suono si fa "sentire" con l'accento acuto) mi inchino umilmente e chiedo scusa per la mia presunzione.
Fausto Raso (non "linguista")
Chiariamo e chiudiamo, sig. Raso.
Sorci in bocca io non ne ho. Le ho chiesto di fare chiarezza riguardo al suo punto di vista (che era alquanto confuso) sul singolare di "calli" (viottoli). Lei ne ha fatto una storia a puntate lunga e noiosa.
Ovviamente il mio è un nome immaginario e non ho alcuna intenzione di rivelare qui la mia identità.
Sono un linguista e se lei riconosce di non esserlo rispetto e condivido la sua opinione.
Mi è sfuggito un dettaglio per me molto importante. Conoscere e adoperare bene una lingua è non soltanto una questione di accenti, di singolari e plurali, di citazioni (veda sua citazione su Boccaccio) e di regolette (sebbene queste ultime debbano essere rispettate), ma una questione di eleganza. Linguistica, appunto, e non solo.
Il suo sarcasmo, ad esempio, è tutt'altro che elegante.
Sí, chiudiamo questa polemica, da me non voluta.
Tengo a precisare, però:
1) mi ha chiesto di fare chiarezza sul singolare di "calli" dal mio punto di vista e le ho risposto;
2) a un certo punto il problema non era piú il singolare di "calli" ma i commenti e i quesiti che - a suo parere - scriverei io.
Noto, insomma, un po' di confusione.
Mi spiace che non voglia rivelarsi perché, come linguista, immagino, avrà scritto molte cose che mi avrebbe fatto piacere leggere.
Non è elegante il mio sarcasmo? Può darsi.
In compenso sono molto, molto, molto eleganti le sue (maligne) insinuazioni.
Chiudo
Mi intrometto nella diatriba nata tra il titolare del blog e il lettore Poldo per comunicare che anche io, leggendo i commenti, ho spesso la netta impressione che provengano da un'unica persona. Non so "fiutarne" la provenienza, ma lo stile è inconfondibile. E non aggiungo altro: a buon intenditor...
Mi è sembrato poi decisamente improbabile che il lettore Clemente (Vercelli) non conoscesse il significato di calli come vicoli, stradine, viuzze, in tempi quali sono quelli attuali.
Chi non ha mai sentito parlare o gironzolato per i/le calli di Venezia?
Emidio
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