Due
parole
sull'uso corretto di "incognito", che si costruisce senza la
preposizione "in" (non in incognito, quindi). Il cantante è
giunto a Roma incognito. L’aggettivo, infatti, viene dal latino incognitus
composto con la preposizione negativa in e il participio passato del
verbo cognoscere. La preposizione "in" è già
"dentro" la parola, anzi all'inizio. Attendiamo, in proposito, gli
strali di qualche linguista "d'assalto" nel caso s'imbattesse in
questo sito.
L'arca
e l'arco.
Si presti attenzione ai due termini: non sono l'uno variante dell'altro. Il
maschile, con il plurale archi, sta per "arma per lanciare le frecce"
e in geometria indica la parte di una circonferenza, ma anche un particolare
elemento architettonico (un arco acuto, per esempio). Il femminile, con il
plurale arche, indica/indicava un tipo di sepolcro (oggi è d'uso antiquato).
Due
parole due
sul verbo "imparare" che in buona lingua italiana ha un solo
significato: apprendere. Viene dal latino "in + parare" (procurare,
propriamente "procacciarsi una notizia" e simili) divenuto in lingua
volgare (italiano) "imparare". Sono da evitare, per tanto, le sue
varianti popolari nei significati di "venire a sapere", "avere
notizia", "venire a conoscere" e simili: questa notizia l’ho imparata
da un conoscente; domani ci sarà una riunione aziendale, l’ho imparato or ora;
dove hai imparato questo pettegolezzo? Come pure è da evitare l’uso del
predetto verbo nel significato di "insegnare" (anche se comunissimo
in molte parlate regionali e lo usò lo stesso Carducci , "E dolce un canto
le imparava"): chi ti ha imparato l’educazione?
Ovunque e dappertutto. Entrambi i termini sono
avverbi di luogo. Il primo avendo anche valore relativo non si può adoperare
assoluto (da solo), deve avere, per l'appunto, una proposizione che lo "colleghi": ti
seguirò ovunque tu andrai. Ma: ti
seguirò dappertutto (non ovunque).
Dentro,
avverbio di luogo e preposizione impropria. In funzione avverbiale vale
"nella parte interna" e, in senso figurato, "nell'intimo",
"nel cuore": le tue parole mi sono entrate dentro (nel cuore). Come preposizione impropria, con il significato
di "nel", "in", si può far seguire dalle preposizioni
"a" o "di": dentro all'armadio
trovi tutto l'occorrente. La preposizione "di" è obbligatoria, però,
con i pronomi personali: guarda dentro di
te.
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Se non cadiamo in errore non abbiamo -
in lingua italiana - un termine per definire chi uccide un cugino. Potremmo
chiamare la persona che si macchia di questo crimine consobrinocida, o, piú "musicale", consobrincida. Da consobrino (cugino) con l'aggiunta del suffisso -cida (che uccide, uccisore).
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Errata corrige.
Consobrinicida, non consobrinocida. Mentre scrivevamo non
abbiamo pensato alla
“regola” secondo la quale i nomi composti con il suffisso “-cida” debbono
mutare la vocale finale in “-i”: erbicida (da erba); acaricida (da acaro) ecc.
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