mercoledì 4 aprile 2018

L'elocuzione


Forse alcuni si imbatteranno per la prima volta nel termine "elocuzione" perché non è una "parola di tutti i giorni". Con il suddetto vocabolo si intende il "modo di ordinare le varie parole in uno scritto (o in un discorso) al fine di esprimersi con chiarezza ed eleganza" secondo determinate regole o princìpi. Si parla e si scrive bene, dunque, quando si rispettano cinque “princípi  fondamentali”: purezza, proprietà, armonia, eleganza e convenienza. Esaminiamo, succintamente, ogni singolo “principio”.

Purezza: consiste nell’usare parole e frasi schiettamente italiane. Sono da evitare, per tanto, i barbarismi, cioè parole e costrutti introdotti, senza alcuna necessità, nella nostra lingua da altri idiomi: anglismi e francesismi la fanno da padroni.

Proprietà: consiste nell’usare quei termini che esprimono il nostro pensiero con “somma precisione”. Si ottiene la proprietà facendo un buon uso dei sinonimi, cioè di quei vocaboli che hanno un significato affine ma non identico come, per esempio, scalino e gradino; strillare e urlare. Chi parla e scrive con proprietà evita le ambiguità, le lungaggini e i cosí detti giri di parole.

Armonia: si ottiene evitando le cacofonie (“cattivi suoni”), le ripetizioni sgradevoli, i periodi troppo lunghi o costruiti malamente.

Eleganza: consiste nella semplicità e naturalezza dell’espressione. L’eleganza è anche grazia e leggiadria. Guai a esagerare nelle ricerca dell’ “effetto”: si cade nella leziosaggine.

Convenienza: adoperare parole e frasi meglio adatte all’argomento e alle persone per le quali si scrive o si parla. Altro è un discorso (o uno scritto) per una solenne cerimonia, altro è una lettera familiare.

Chi rispetta queste cinque “regole” parlando e scrivendo con... purezza e proprietà, eleganza, convenienza e armonia ottiene la chiarezza che è il maggior pregio dell’elocuzione.

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