Forse alcuni
si imbatteranno per la prima volta nel termine "elocuzione" perché
non è una "parola di tutti i giorni". Con il suddetto vocabolo si
intende il "modo di ordinare le varie parole in uno scritto (o in un
discorso) al fine di esprimersi con chiarezza ed eleganza" secondo
determinate regole o princìpi. Si parla e si scrive bene, dunque, quando si
rispettano cinque “princípi
fondamentali”: purezza, proprietà, armonia, eleganza e convenienza. Esaminiamo, succintamente,
ogni singolo “principio”.
Purezza: consiste nell’usare parole e frasi
schiettamente italiane. Sono da evitare, per tanto, i barbarismi, cioè parole e
costrutti introdotti, senza alcuna necessità, nella nostra lingua da altri
idiomi: anglismi e francesismi la fanno da padroni.
Proprietà: consiste nell’usare quei termini che
esprimono il nostro pensiero con “somma precisione”. Si ottiene la proprietà
facendo un buon uso dei sinonimi, cioè di quei vocaboli che hanno un
significato affine ma non identico come, per esempio, scalino e gradino; strillare e urlare. Chi parla e scrive con proprietà evita le ambiguità, le
lungaggini e i cosí detti giri di parole.
Armonia: si ottiene evitando le cacofonie (“cattivi
suoni”), le ripetizioni sgradevoli, i periodi troppo lunghi o costruiti
malamente.
Eleganza: consiste nella semplicità e naturalezza
dell’espressione. L’eleganza è anche grazia e leggiadria. Guai a esagerare
nelle ricerca dell’ “effetto”: si cade nella leziosaggine.
Convenienza: adoperare parole e frasi meglio adatte
all’argomento e alle persone per le quali si scrive o si parla. Altro è un
discorso (o uno scritto) per una solenne cerimonia, altro è una lettera
familiare.
Chi rispetta
queste cinque “regole” parlando e scrivendo con... purezza e proprietà,
eleganza, convenienza e armonia ottiene la chiarezza che è il maggior pregio
dell’elocuzione.
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