Cortese dr. Raso,
ho appena scaricato dalla rete il suo prezioso libro "Un tesoro di
lingua", segnalatomi da un amico assieme al suo meraviglioso blog. Voglio
ringraziare l'Editore che, generosamente, lo ha messo in
"circolazione" gratuitamente. "Spulciando" nel suo sito mi
sono imbattuto in un suo vecchio post
dove lei sostiene che il prefisso “intra” non richiede il cosiddetto
raddoppiamento sintattico e porta l’esempio del verbo “intravedere”: io
intravedo, non “intravvedo”. Come la mettiamo, allora, con “intrattenere”,
“intrappolare”, “intrapporre”, “intrallazzo” e altri vocaboli che ora non mi
sovvengono, tutti, ‘rigorosamente’, con la consonante raddoppiata?
Cordiali saluti
Raimondo B.
Crotone
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Cortese
amico, non lo sostengo io, ma la “legge” grammaticale. Quanto agli esempi che
lei riporta sono tutti vocaboli che non hanno nulla che vedere con il prefisso
“intra-”, etimologicamente assente. Andiamo con ordine. “Intrattenere” è
composto con il prefisso “in-” e il verbo “trattenere” (quindi:
intrattenere); lo stesso discorso per “intrappolare” essendo formato con “in-”
e il sostantivo “trappola” (intrappolare). Per quanto riguarda “intrapporre”,
anche se riportato da alcuni vocabolari, è voce tollerata perché è un
rifacimento di “interporre” con cambio di prefisso; la grafia corretta resta
“intraporre”. “Intrallazzo”, infine, è un neologismo tratto dalla voce
dialettale siciliana “intirilazzu” o “ntrallazzu”, anche se si può risalire al
latino “inter” (tra) e “laqueus” (laccio) e in quest’ultimo caso il raddoppio
della “l” si spiegherebbe con il fatto che la pronuncia meridionale tende al
raddoppiamento delle consonanti, al contrario di quella settentrionale, veneta
in particolare. Veda la voce nel vocabolario Treccani in rete.
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RELATIVAMENTE - avverbio che vale "parzialmente",
"in modo relativo", non ci sembra corretto farlo seguire dalla
preposizione "a" dandogli il significato di "in quanto a",
"rispetto a", "per quello che riguarda" e simili: relativamente alla sua richiesta la informiamo
che...
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LO SAPEVATE che chi suona l'arpa o un qualsivoglia strumento
a corda è un... ladro? Scherziamo, ovviamente. Arpeggiare, apprendiamo dal
vocabolario De Mauro in rete, significa anche "rubare".
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