Questo modo di dire - probabilmente sconosciuto a buona parte dei
gentili blogghisti - dovrebbe esser noto agli amici perugini e a quelli romani,
sebbene con qualche “sfumatura”, in quanto il detto nato in terra d’Umbria è
stato “trasportato” nella città dei Cesari. Ma cosa sta a significare? Che
nella vita, a volte, per vivere in santa pace è necessario stridere e tacere.
Si dice, dunque, che questa locuzione sia nata a Perugia sotto il
pontificato di Paolo III il quale, per “tenere a bada” gli abitanti di quella
città (che tentavano di ribellarsi), fece edificare un’immensa fortezza che li
dominava da tutte le parti: in questo modo ogni tentativo di sommossa era scongiurato.
Cosí sottomessi i Perugini dicevano a denti stretti: “Giacché cosí vuò il
diavolo, evviva papa Pavolo”. Questo detto perugino, divenuto proverbio, arrivò
a Roma “trasformato” in “il diavolo vuol papa Paolo”
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Tutti conosciamo il termine “prerogativa” e lo adoperiamo comunemente
con il significato di “privilegio”, “concessione” e simili: sciogliere il
Parlamento è una ‘prerogativa’ del presidente della Repubblica. Vogliamo vedere
come è nato il vocabolo? Proviene da due parole latine: “prae” (prima) e
“rogativa”, a sua volta dal verbo “rogare” (interrogare, chiamare). Nella Roma
dei nostri antenati latini si estraeva a sorte il nome della tribú chiamata
(‘rogata’) a esprimere il consenso, il voto, prima (‘prae’) delle altre nei
“comizi elettorali”. Da questo participio (rogata) si formò il sostantivo
“praerogativa”. Attraverso i secoli il senso primitivo del vocabolo si è via
via ampliato fino a significare, per noi, “privilegio”.
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La parola proposta da questo portale (non a lemma nei comuni vocabolari
dell'uso): rattraimeto. Sostantivo
maschile che sta per "raggomitolamento".
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