giovedì 5 ottobre 2017

Un «che» mal collocato crea ambiguità


Il  pronome relativo “che” non collocato al posto giusto nel corpo della proposizione può creare ambiguità (nel gergo linguistico questo processo si definisce anfibologia) e i giornali, purtroppo, sono ‘maestri’ in questo campo. Vediamo, dunque, piluccando qua e là dalla stampa, come consuetudine, alcuni pronomi ‘che’ mal collocati. In corsivo i che ‘errati’ e in parentesi quelli messi al posto giusto. Il generale che stimò di piú Napoleone (che Napoleone stimò di piú) fu Massema; lo scopo che si prefigge l’inchiesta (che l’inchiesta si prefigge) è di scoprire, naturalmente, il colpevole; dentro la gabbia c’era il cagnolino che prediligeva il bimbo (che il bimbo prediligeva): un barboncino bianco; i fiori che coltivano i giardinieri (che i giardinieri coltivano) con maggiore cura sono le rose e i garofani; la belva che aveva ucciso il cacciatore (che il cacciatore aveva ucciso) era una magnifica tigre.

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