Il
verbo “guadagnare”, come recitano i vocabolari, significa “ricevere
remunerazione del proprio lavoro; Ottenere qualcosa come riconoscimento del
proprio impegno, delle proprie qualità”: guadagnare 800 euro il mese;
guadagnare la simpatia delle persone ecc. Nel verbo in questione, insomma, è
insito e sottinteso un lavoro, una ‘fatica’ fisica o intellettuale. Taluni lo
adoperano - col beneplacito di alcuni vocabolari - alla “francese” con il
significato di “vincere” e simili: guadagnare 300 euro al gioco; guadagnare una
scommessa. In questi esempi dove sta la “fatica” insita nel verbo? È un uso,
questo, che gli amatori della buona lingua non debbono seguire. Ancora peggio
l’uso di guadagnare - adoperato soprattutto dagli intrattenitori televisivi -
con il significato (che non gli è proprio) di ‘raggiungere’, ‘arrivare’,
‘entrare’, ‘giungere’ e simili: se gli ospiti vogliono ‘guadagnare’ l’uscita.
Ci sembra che il Pianigiani metta bene in evidenza che si “raggiunge” qualcosa
sempre con l’aiuto della forza (fatica) o dell’intelligenza (intelletto).
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Zulu
e zulù – senza accento il termine
indica la popolazione negra dell’Africa meridionale; con l’accento sulla u, invece, il vocabolo definisce una
persona rozza e incivile.
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NON SI DICE: INTRAVVEDERE
INTRAVEDERE
«Questo verbo si vede scritto ora con una sola v, ora con due: “Non riuscii a intravederlo”, “L’ho appena intravvisto”. Qual è la forma corretta? Sempre e
soltanto con una v: intravedere, intravisto (...). Molti prefissi, è vero, richiedono, dopo di loro,
il raddoppiamento, come fra, sopra, contra eccetera, e
abbiamo infatti frapporre, soprassedere, contraddire ecc. Ma intra è proprio uno di
quei prefissi che non richiede il raddoppiamento; quindi si dice e si scrive intramezzare, intramettere, intraprendere e di conseguenza anche intravedere, intravisto. Non è eccezione intravvenire, come potrebbe a tutta prima sembrare, perché il verbo non è un composto di intra e venire ma di intra e avvenire; e non è
neppure eccezione intrattenere, che è composto non già di intra e tenere ma di in e trattenere». Questo
si legge nel libretto "Il museo degli errori" di Aldo Gabrielli, che
viene "smentito", però, dai revisionisti del suo vocabolario (e da altri dizionari), i quali
riportano "intravvedere" (con due 'v') variante di
"intravedere" (con una sola 'v'). Chi ascoltare? Non i "ritoccatori"
del vocabolario, ma l'insigne Maestro.
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