Due
parole, due, sull’uso "abusivo" della preposizione “di” che va sostituita con
altre che fanno alla bisogna. Come il solito pilucchiamo qua e là mettendo in
corsivo la preposizione ‘errata’ e in parentesi quella appropriata. Gentile
amico, voglia onorare la cerimonia di inaugurazione del locale della (con
la) sua presenza; quel fanciullo è solito di (a, ma meglio
ancora senza alcuna preposizione) piangere per un nonnulla; il due novembre
tutti i cristiani recitano le preghiere dei (per i ) morti;
alla fine dello spettacolo nessuno poté trattenersi di (dall’)
applaudire; il giovinetto, anche se preso sul fatto, si guardò bene di (dall’)
ammettere la sua colpevolezza; stia tranquillo, gentile cliente, il nostro
personale farà tutto il possibile di (per) accontentarla;
la grande sala era pavimentata di (con) marmi di vari colori;
di tanto in tanto gli ingranaggi vanno unti di (con) grasso;
il bel viale è fiancheggiato di (da) platani maestosi; la
gente cominciò a spazientirsi di (da, per) cosí lunga
attesa; quel povero barbone era sfinito di (dalla) fame.
Un'ultima annotazione (fuori tema). La preposizione "di" non produce
geminazione (raddoppiamento fonosintattico): digià (non diggià); difatti (non
diffatti) ecc.
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Raccogliere le vele
Chi raccoglie le vele,
ovviamente in senso figurato? La persona che abbandona un atteggiamento solitamente presuntuoso e,
per questo, diventa piú accomodante. L'espressione è tratta dal gergo marinaro (di un tempo). Le
vele si raccolgono, vale a dire si abbassano senza toglierle, quando si intende
proseguire la navigazione senza rientrare in porto.
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I lettori
che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici
possono scrivere a albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed
esposti al “pubblico ludibrio”.
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