Vediamo, cosí, come ci vengono
alla mente - senza un preciso ordine logico - alcune "imperfezioni
grammaticali", per non dire strafalcioni, che gli amatori della buona
lingua devono assolutamente evitare. Cominciamo con il verbo "tenere",
adoperato, il piú delle volte, con il
significato di "possedere", "avere". Tale uso è da
condannare recisamente essendo di origine dialettale meridionale. Il
significato proprio del verbo è "sostenere". Non si dirà, per tanto,
"tengo" una bella casa ma "possiedo" una bella casa. Da
evitare anche, se si vuole parlare e scrivere bene, la locuzione "tenere
il letto" nel senso di "stare, rimanere a letto". Il verbo
tenere, inoltre, non è sinonimo - come molti erroneamente credono - dei verbi "reputare", "stimare" e "giudicare". Le espressioni correnti, quindi, "tenere
in molto o poco conto", "tenere in molta o poca considerazione"
(una persona) sono da gettare decisamente alle ortiche. Sí, sappiamo benissimo
che molte cosí dette grandi firme le adoperano a ogni piè sospinto, ma sappiamo
anche che molte grandi firme usano la lingua a loro piacimento: non rispettano
assolutamente le piú elementari norme grammaticali (per puro snobismo se le
conoscono, per crassa ignoranza se non le conoscono). Voi, amanti del bel parlare e del bello
scrivere, non seguite questi esempi negativi.
Non usate - come abbiamo letto in una "grande firma" del
giornalismo, che non nominiamo per carità di patria - il verbo tenere nelle
accezioni di: importare, desiderare, volere, premere. Sono tutte forme
dialettali e, di conseguenza, scorrette. Ancora. Il verbo "marcare",
che etimologicamente vale "segnare, contrassegnare con un marchio,
bollare", non si può adoperare come sinonimo di "annotare",
"registrare", "prendere nota" o con il significato,
obbrobrioso, di "rimarcare con la voce". In quest'ultimo caso ci sono
altri verbi che fanno alla bisogna: caricare, accentuare, rafforzare. E finiamo
con due aggettivi che non vanno mai pluralizzati (anche se qualche
vocabolario...): marrone e arancione. Diremo, quindi, guanti marrone,
camicie arancione perché si sottintende "del colore del
marrone", "del colore dell'arancia": scarpe (del colore del) marrone; maglioni arancione.
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I lettori
che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici
possono scrivere a albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed
esposti al “pubblico ludibrio”.
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