Due
parole, due, sulla congiunzione “però” e sull’avverbio e aggettivo “piú”. La
prima ha due funzioni fondamentali: avversativa, con il significato di
“ma” (è bellissimo, però (ma) è antipatico perché ha un
carattere impossibile); concessiva, con il significato di “nondimeno”,
“tuttavia” (se non desideri vederlo, devi però (tuttavia)
telefonargli; infine esprime un valore causale conclusivo e sta per “quindi”,
“perciò”. Quest’ultimo uso è ormai solo letterario. Molto spesso è rafforzata
da “ma” e “nondimeno” con cui concorre a formare le locuzioni ma però e nondimeno però che
non sono affatto errate come sostengono alcuni linguisti; abbiamo la
“testimonianza” di due grandi, Dante e Manzoni. L’avverbio
“piú” è il comparativo irregolare di ‘molto’ e si adopera per la formazione del
comparativo di maggioranza e il superlativo relativo: piú buono, piú
intelligente; il piú buono, il piú intelligente. È tremendamente errato, per
tanto, il comparativo piú molto. È adoperato, molto
spesso, al posto di “maggiore”: ci vuole piú (maggiore)
volontà. “Piú” viene anche usato con il significato di “inoltre”, “ancora”,
“con l’aggiunta di” e simili: 250 euro piú le spese. A volte
si adopera a mo’ di aggettivo o sostantivo con il significato di “la
maggioranza”, “la maggior parte”, “parecchi”: siamo stati insieme piú (parecchie)
ore; bisogna sentire il parere dei piú.
Ieri
Probabilmente pochi sanno che l'avverbio di
tempo, "ieri", se unito a "sera", "notte",
"mattina" si può troncare formando un'unica parola: iersera, iernotte,
iermattina. Si tratta di una sorta di "troncamento interno". A
nostro modo di vedere queste forme hanno un "sapore" aulico se
confrontate con le cosí dette grafie normali: ieri notte; ieri sera; ieri
mattina.
Le legne e il mozzo
Alcune "precisazioni" sui succitati sostantivi. Il primo appartiene alla schiera dei nomi sovrabbondanti perché ha due plurali: le legna e le legne. Il più usato, però, è il primo. Ma nessuno potrà accusarvi di ignoranza se direte o scriverete "voglio un po' di legne per il mio camino". Il secondo cambia di significato a seconda del suono della "o" e della "z". Con la "o" chiusa e la "z" sorda (mózzo) sta per marinaio addetto ai servizi di pulizia e di cucina; con la "o" aperta e la "z" sonora (mòzzo) vale perno, centro della ruota.
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I lettori
che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici
possono scrivere a albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed
esposti al “pubblico ludibrio”.
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