Da
"Domande e risposte" del sito "Treccani":
Vorrei sapere perché pregevole si scrive senza i visto che
deriva da pregiare. Grazie
L'aggettivo pregevole non deriva dal verbo pregiare, ma dal sostantivo pregio. Ciò detto, non muta la sostanza della questione.
Siamo in presenza di due grafie, che rendono conto del suono
palatale della lettera g seguìta dalla vocale e:
nel suffisso -evole (dal latino -ibilem), preceduto dalla lettera g, anticamente era diffusa la
grafia gie (per es., in agievole), mentre da tempo
nell'italiano contemporaneo si è affermata la grafia ge.
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Ancora una "zappata" sui piedi degli esperti della
redazione del vocabolario (come nel caso di "inconscie"; nostro
intervento del 13 scorso). Gli esperti di "Domande e risposte"
rispondono, giustamente, che l'aggettivo "pregevole" non deriva dal
verbo ma dal sostantivo "pregio". Sono "sbugiardati", però,
dallo stesso vocabolario: pregévole agg. [der. di pregiare]. – Che ha
pregio, valore, qualità; meritevole di stima, degno di considerazione, di
apprezzamento: una p. raccolta
di quadri; libri, scritti
p.; un lavoro d’oreficeria di
pregevolissima fattura; una p. rappresentazione
teatrale; una persona p. da
ogni punto di vista. ◆ Avv. pregevolménte,
in modo pregevole: un affresco pregevolmente restaurato; un
avorio lavorato pregevolmente. In questo caso ha "toppato" il vocabolario. Non
sarebbe bene che gli esperti, prima di rispondere, "consultassero" il
loro vocabolario per dare una risposta univoca e, se del caso (come in questo),
emendare il dizionario? Quanto alla risposta sarebbe stata "piú
completa" se avessero specificato che in "pregevole" la
"i" cade perché non è piú necessaria per mantenere il suono palatale
alla "g" in quanto quest'ultima è seguita dalla vocale "e".
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I responsabili del vocabolario, dopo la nostra segnalazione, hanno provveduto alla correzione.
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I responsabili del vocabolario, dopo la nostra segnalazione, hanno provveduto alla correzione.
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Un lettore, imbattutosi (per caso?) in questo sito, ha chiesto lumi ai linguisti del quotidiano in rete la Repubblica circa la correttezza di un nostro periodo:
Vittorio P. scrive:
Buongiorno.
In un blog linguistico ho letto la seguente frase:
Non sapevamo che i capi delle facoltà universitarie si chiamano presidenti.
A vostro giudizio è corretto l'uso dell'indicativo presente (si chiamano) in luogo del congiuntivo imperfetto (si chiamassero)?
Grazie per l'eventuale risposta.
Vittorio P.
linguista_1 scrive:
La presenza dell'imperfetto (sapevamo) nella reggente implica, secondo le regole della consecutio temporum, l'uso del congiuntivo imperfetto (si chiamassero).
Alessandro
Aresti
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Dissentiamo
dal linguista. Nel periodo "incriminato" l'uso del congiuntivo non è
tassativo. Si veda Grande Grammatica Italiana di Consultazione, vol. II,
XII.3.1.1., esempio (19 b.): "Carlo non sapeva che Gino cantava / canta bene".
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Il linguista ha modificato la risposta cosí:
La presenza
dell'imperfetto (sapevamo) nella
reggente implica, secondo le regole della consecutio temporum,
l'uso del congiuntivo imperfetto (si chiamassero).
Tuttavia il presente è impiegato abbastanza spesso e in altri contesti (non nel
nostro) è utile in una prospettiva funzionale, per distinguere fra uno stato
attuale (non sapevo che si chiamano - ancora è così)
e uno stato passato (non sapevo che si chiamassero
- prima, ora non più). Ma la soluzione con il congiuntivo resta preferibile per
una questione di eleganza di espressione.
Alessandro Aresti
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I lettori che ravvisino
strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici possono
scrivere a albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed
esposti al "pubblico ludibrio".
4 commenti:
Ancora sull'uso dell'indicativo o del congiuntivo, preciso che il linguista interpellato ha distinto tra STATO ATTUALE e STATO PASSATO, i quali non interessano il contesto analizzato, dove invece sarebbe logico distinguere tra CERTEZZA (indicativo, confermato nell'esempio 19.b) e DUBBIO (congiuntivo).
Lei, signor Raso, ha esposto chiaramente il dubbio che i capi delle facoltà universitarie si chiamino presidenti.
Vittorio P. (ex Anonimo)
Caro Vittorio,
come ha visto il linguista ha modificato la risposta in seguito alla mia "contestazione". Resto della mia idea: il congiuntivo - in questo caso - non è tassativo, anche se, lo riconosco, piú "elegante". Dove vede, inoltre, il dubbio? Ho espresso la "certezza" di non sapere che i capi si CHIAMANO presidenti.
FR
Sig. Raso, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e non c'è maggior cretino di chi si ostina a rivolgersi a un sordo che non vuol sentire. Questo è lei e il cretino sarei io se continuassi a discutere. Chiudo la questione e mai più lei leggerà i miei commenti su questo blog, neanche nel caso i suoi strafalcioni meritassero di essere esposti al pubblico ludibrio.
Vittorio
Meglio cosí,
signor Vittorio. Prima di chiudere, però, voglio dirle che il cretino sono io perché ho perso del tempo, per me prezioso, per tentare di farle capire, in tutti i modi, che il congiuntivo, anche se piú ricercato, non era tassativo, nonostante la "contrarietà" del linguista da lei interpellato. In questo esempio (sciocco per la verità), "non sapevo che quando piove occorre prendere l'ombrello" ce lo vede il congiuntivo? Io no e, forse, neanche il suo linguista di fiducia.
Pace e bene.
FR
PS.: ovviamente non attendo risposta.
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