Il vocabolario Treccani in rete si dà la zappa sui piedi, a
nostro modesto avviso, per quanto
attiene al plurale di "inconscia": incònscio agg. e s. m. [dal lat. tardo inconscius, comp. di in-2 e conscius «conscio»] (pl. f. -sce o -scie).
La grammatica, sempre del Treccani, specifica, invece, che i sostantivi in
"-scia" nella forma plurale perdono la "i".
-CIA, -GIA, -SCIA, PLURALE DEI NOMI IN
Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe -cia o -gia non accentate, la grafia segue di solito una regola pratica:
– si conserva la i quando la c e la g sono precedute da vocale
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
– si elimina la i quando c e g sono precedute da consonante
goccia ▶ gocce
spiaggia ▶ spiagge
Si tratta di una questione puramente ortografica: al plurale, infatti, la i non viene pronunciata (come nel singolare) e non serve neanche a indicare la corretta pronuncia della c e della g (come invece accade nel singolare); dunque potrebbe essere eliminata sempre. E questo accade – in una situazione analoga – con i nomi che terminano con la sillaba -scia non accentata
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale (ovviamente) si conserva sempre
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
La regola pratica che viene qui indicata per le parole in -cia e -gia si è diffusa e imposta solo a partire dalla metà del Novecento. Questo spiega, in testi più antichi, la presenza di grafie che seguono un diverso criterio, ispirato dall’etimologia
provincie (latino provinciae)
ciliege (latino *cereseae) .
Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe -cia o -gia non accentate, la grafia segue di solito una regola pratica:
– si conserva la i quando la c e la g sono precedute da vocale
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
– si elimina la i quando c e g sono precedute da consonante
goccia ▶ gocce
spiaggia ▶ spiagge
Si tratta di una questione puramente ortografica: al plurale, infatti, la i non viene pronunciata (come nel singolare) e non serve neanche a indicare la corretta pronuncia della c e della g (come invece accade nel singolare); dunque potrebbe essere eliminata sempre. E questo accade – in una situazione analoga – con i nomi che terminano con la sillaba -scia non accentata
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale (ovviamente) si conserva sempre
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
La regola pratica che viene qui indicata per le parole in -cia e -gia si è diffusa e imposta solo a partire dalla metà del Novecento. Questo spiega, in testi più antichi, la presenza di grafie che seguono un diverso criterio, ispirato dall’etimologia
provincie (latino provinciae)
ciliege (latino *cereseae) .
La prima grafia, ad
esempio, si ritrova ancora nelle targhe e nei cartelli stradali di molte città.
Stupisce il constatare
che anche l'autorevole DOP "convenga" con il
vocabolario Treccani.
Vediamo ancora cosa dice la "Nota d'uso" di Sapere.it (De Agostini):
· La regola per formare il femminile
plurale di aggettivi che al maschile singolare finiscono con -scio è
che la i non viene conservata, quindi inconsce. Di
fatto questa i non viene pronunciata, e se nel singolare inconscia
serve a indicare la pronuncia palatale di sc (come
in sciarpa) davanti ad a, nel plurale perde questa
funzione perché c si trova davanti a e; quindi è
naturale che scompaia dalla scrittura.
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