Una
squisitissima lettera “in privato” di un amico blogghista ci ha dato lo spunto
per la trattazione di alcune negazioni - nella fattispecie pronomi - che
possono essere o no accompagnate con altre negazioni. E ci spieghiamo. Il
lettore in questione lamenta il fatto che l’insegnante di suo figlio abbia
sottolineato con la fatidica matita blu il “non” contenuto nella frase “nessuno
non deve sapere” sostenendo che il “non” accompagnando il pronome nessuno - già
di per sé negativo - rende la frase affermativa. Insomma, la proposizione
“nessuno non deve sapere”, agli orecchi del docente, suona “tutti devono
sapere” perché, sostiene, due negazioni affermano. Di primo acchito saremmo
d’accordo con il docente, ma a un esame piú approfondito scopriamo che quel “non”
è un errore veniale da sottolineare con la matita rossa essendo solo un
francesismo (senza ombra di dubbio da evitare in buona lingua italiana). Prima
di addentrarci nei vari “meccanismi” delle negazioni ci piace riportare quanto
dice sulla voce, o meglio sul pronome ‘nessuno’ il linguista Leo
Pestelli: Alla voce
‘nessuno’ è attaccato un noto sofisma. ‘Nessun gatto’ ha due code. Ma ogni
gatto ha una coda di piú che ‘nessun gatto’. Quindi ogni gatto ha tre code. Il
sofisma è fondato sul fatto che la prima premessa (‘nessun gatto’ ha due code)
sembra affermativa, asserendo assolutamente, ossia senza eccezioni, mentre è
negativa: nessun gatto, equivalendo a (ciasc.) un gatto non... In altri termini
‘nessuno’, che ci viene dal latino ‘ne ipse unus’ (non già da ‘nescio unus’), è
il pronome ‘ciascuno’, ‘ognuno’, il quale ha attratto e incorporato la
negazione che propriamente si riferisce all’azione o allo stato espressi dal
verbo. Tornando al
“non” e ai suoi vari “meccanismi”, c’è da dire che molti grammatici sono
dubbiosi se si debba adoperare, e quando, l’avverbio di negazione “non” in
compagnia di “nessuno”, “nulla”, “niente” e altre voci negative. Costoro
sostengono anche che in lingua italiana non è tassativa la norma per la quale
due negazioni affermano. In proposito noi, molto sommessamente, manifestiamo le
nostre riserve e portiamo a suffragio un modo di esprimersi tanto caro ai
politici, “non possiamo non riconoscere”, dove è evidente che i due “non” si
annullano rendendo la frase affermativa: non possiamo non riconoscere equivale,
infatti, a “riconosciamo”. Per non creare, per tanto, dei veri e propri
garbugli è bene seguire - a nostro modo di vedere - alcune semplici regolette.
Quando i pronomi negativi “nessuno”, “nulla” e “niente” sono posposti al verbo
(si trovano dopo) si rafforzino col “non”: non so nulla; non ho visto nessuno;
non ha detto niente. Allorché, invece, sono preposti al verbo (cioè prima)
stanno da sé senza altra negazione: nessuno è arrivato; nulla mi piace. Per
quanto attiene al pronome “niente” occorre fare qualche altra osservazione: ha
un valore neutro e sta per “nessuna cosa”; acquista una valenza positiva
nelle interrogazioni e nelle proposizioni condizionali con il significato di
“qualche cosa”. I soliti esempi faranno chiarezza: ti occorre niente? (cioè
“qualche cosa”); se niente (“qualche cosa”) ti serve, io sono qui per
aiutarti.
***
La parola che portiamo all'attenzione dei lettori, e non "lemmata"
nei vocabolari dell'uso, è: sunzione*.
Sostantivo femminile con il quale si indica la comunione che il sacerdote fa
(per proprio conto) durante la celebrazione della messa.
* Dal latino "sumere", assumere, inghiottire.
* Dal latino "sumere", assumere, inghiottire.
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