Qualche lettore avrà sperimentato sulla propria pelle - con
molta probabilità - il modo di dire sopra citato. L'espressione si riferisce,
infatti, a colui che è latore di una missiva contenente notizie spiacevoli per
sé stesso. La locuzione è tratta dalla mitologia greca. L'eroe corinzio Bellerofonte,
durante il dorato esilio a Tirinto presso il re Preto, respinse con decisione
le profferte d'amore della consorte del re. La regina, offesa e infuriata, lo accusò,
allora, di avere tentato, con ogni mezzo, di sedurla. Il re, per tanto, meditò
di vendicarsi dell'affronto inviando il giovanotto presso il suocero Iobate con
l'importante incarico di recargli un messaggio. La lettera, sigillata -
ovviamente - conteneva la richiesta di condannare a morte chi l'avesse
recapitata. Iobate, però, prima di esaudire il volere del genero, volle
sottoporre Bellerofonte a prove difficilissime;
prove che il giovane superò brillantemente. Il sovrano, incredulo e
pieno d'ammirazione per quell'eroe, invece di metterlo a morte, come avrebbe
desiderato il genero re Preto, lo colmò
di doni e gli dette in sposa la sua secondogenita.
***
Altro giro... altra "perla" del
"correttore" di "Virgilio.it":
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ovverossia: Parola Corretta
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La corretta, ovviamente, è con una sola "s" (ovverosia). Il vocabolo in questione è composto con le congiunzioni "ovvero", che non produce geminazione, e "sia".
Ancora.
Ancora.
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fin'ora: Parola Corretta
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La parola corretta è senza apostrofo: finora.
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