domenica 6 dicembre 2015

«Sprimaverare»

Ci piacerebbe che i lessicografi  o vocabolaristi prendessero in considerazione il neologismo sprimaverare e lo mettessero a lemma nei dizionari. Come da inverno si ha "svernare" (trascorrere l'inverno in un'altra località), cosí da primavera possiamo avere "sprimaverare". L'anno prossimo andrò a sprimaverare in campagna.

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Appresso

Ecco un vocabolo non sempre adoperato  secondo i "canoni linguistici". Il significato fondamentale del termine, che è avverbio e preposizione, è "vicino", "dietro", "accanto". Molto spesso viene impiegato con un'accezione che non gli appartiene: "in seguito", "dopo".  È un uso prettamente regionale e in buona lingua italiana da evitare. Non diremo, per esempio, di questo problema parleremo appresso, ma, correttamente, in seguito, dopo.

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Alcuni sacri testi grammaticali classificano certi "sostantivi festivi" quali Natale, Pasqua ed Epifania tra i cosí detti nomi difettivi, nomi, cioè, privi o di singolare o di plurale. Natale, Pasqua ed Epifania non avrebbero la forma plurale. Francamente non riusciamo a capire perché dovrebbero essere solo singolari. Non diciamo, per esempio, tutti i Natali trascorsi insieme? Oppure, nei tempi andati non si era soliti, nelle Epifanie, fare dei regali ai vigili urbani? Ancora. Quante Pasque, amico mio, sono trascorse da quando ci conosciamo? Naturalmente attendiamo gli strali del solito linguista "d'assalto". Non riuscirà nell' intento, comunque: siamo muniti di una solida "corazza linguistica".

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La parola del giorno (di ieri) dello Zingarelli: pitocco.


 

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