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Essere all'insalata
Non c'è lettore di questo portale che non abbia provato su
di sé - senza saperlo - questa locuzione dal "sapore" un po' antico
ma sempre attuale. Che cosa sta a significare, dunque, "essere
all'insalata"? Essere all'inizio di qualcosa, di qualche azione: degli studi, della professione, della carriera
e via dicendo. E l'insalata cosa ha che fare con il modo di dire? Diamo la
"parola", per questo, a Ludovico Passarini, il re dei modi di dire.
«Non ricordo dove, ma so di aver detto che nell'uso dicesi "nescio"
colui, che per pigrizia e un po' per testardaggine s'è attardato ad
intraprendere un'opera e piú tardo a proseguirla. Di lui parlando, si direbbe
proverbialmente ch'è sempre all'insalata. E che cosa vuol dire "essere
all'insalata"? Vuol dire essere al cominciamento di qualche azione, presa
la metafora dai pranzi, che una volta avevano principio dall'insalata. Ora
l'insalata propriamente detta si mangia
alla fine con l'arrosto; e in principio si dà il salato, prosciutto o
salame. I gusti variano, e "de gustibus non est disputandum",
aforisma inconcusso, e universalmente accettato. Il motto però è rimasto nell'originale
suo significato (...). Consideriamo ancora come van le cose di questo mondo.
Ciò che fu in capo di lista l'umana volubilità volle trasferirlo alla coda! E
passi dell'insalata: ma quante altre cose che un dí furono in onore e pregiate ora son ciarpe
vecchie affastellate nelle soffitte? E non discostandoci dal soggetto nostro
che è letterario, dimmi o lettore, non t'è venuto già in mente che ora
s'insegna a' giovani d'ambo i sessi la
lingua francese, o forse la tedesca, e poi l'inglese, e la lingua
"nazionale" in ultimo al pari dell'insalata ne' pranzi odierni? (...)». C'è qualcuno, tra i nostri cortesi
lettori, che in tutta coscienza possa dire di non ritenere attuale l'ultima
considerazione di Ludovico Passarini? Oggi ci sono giovani che sanno tutto
della lingua d'Albione, mentre sono completamente digiuni della lingua di
Dante. Costoro sono sempre all'insalata per quanto attiene alla lingua madre.
***
Le camice o le camicie?
Alcuni vocabolari - e tra questi il DOP, Dizionario di
Ortografia e di Pronunzia - ritengono corretta la forma "camice"
quale plurale di camicia: la camicia/le camice.
È bene non seguirli. Il plurale corretto
è camicie.
Per due motivi. Camice (senza la 'i') potrebbe confondersi con il maschile camice. Il secondo motivo,
piú importante, è di ordine grammaticale e riguarda la formazione del plurale
dei sostantivi in "-cia". Se nel singolare i nomi che finiscono in
"-cia" hanno una vocale davanti alla "c", ed è il caso di
camicia, faranno il plurale in "-cie": camicia/camicie; se davanti
alla "c" c'è, invece, una consonante il plurale sarà in
"-ce" (senza la "i"): lancia/lance. Per un parere piú autorevole si clicchi qui. Si veda anche questo collegamento.
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