lunedì 21 dicembre 2015

Vincere a piè zoppo

Questo modo di dire, con molta probabilità poco conosciuto, è  messo  in pratica inconsciamente. La locuzione, dunque, si adopera quando si vuole mettere in evidenza il fatto che una persona vince qualcosa con molta facilità e senza il minimo sforzo, come se in una gara podistica si arrivasse primi al traguardo pur essendo zoppi da un piede. Si usa anche, e in senso ironico, allorché si ottiene una facile vittoria contro rivali di  "poco conto"; vittoria conseguita, per tanto, grazie all'inettitudine altrui. Quando, per esempio, giocate a carte con una persona poco esperta - e di conseguenza vincete -  mettete in pratica - senza volerlo - il modo di dire in oggetto.  Ma donde viene questa locuzione? Da un vecchissimo gioco di squadra, chiamato "fare a piè zoppo", in cui ci sono inseguiti e inseguitori. Questi ultimi devono riuscire ad "acchiappare" i primi saltellando su un piede ed è evidente, quindi, che in tali condizioni è molto difficile conseguire la vittoria, però...  L'espressione viene adoperata, per tanto, in senso metaforico nella "vita di tutti i giorni" per mettere in risalto un successo conseguito senza alcuno sforzo. E visto che siamo in tema di "piedi" esaminiamo le altre locuzioni legate a "piè", cominciando da "a ogni piè sospinto", che significa "in continuazione", "in ogni occasione" la cui provenienza è intuitiva: con la medesima frequenza con cui si "sospinge" il piede in avanti per camminare; "aspettare a piè fermo", cioè non muoversi  e, metaforicamente, con coraggio, senza timore alcuno: come se si stesse a piè fermo per respingere una immaginaria carica nemica; "saltare a piè pari", vale a dire omettere qualcosa: quasi si spiccasse un salto a piè pari, cioè a piedi uniti, per atterrare al di là di un immaginario ostacolo. Ancora. "Andare a piè zoppo", con due distinti significati: fare una cosa con grande fatica, come colui che fosse costretto a intraprendere un lungo cammino con un piede dolorante e, al contrario, fare una cosa volentieri, di buon grado tanto che si farebbe anche con un piede"zoppo"; "tornare a piè zoppo", di significato lapalissiano: risultare perdenti, tornare sconfitti - sempre in senso metaforico - dopo aver dato anima e corpo per la buona riuscita di un'impresa importante. In quest'ultimo modo di dire l'immagine è quella di chi ritorna (a casa) lentamente, quasi azzoppato per le percosse ricevute (percosse morali, ovviamente).

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I responsabili del sito Treccani, a proposito del termine "lardite", non attestato nel vocabolario, scrivono:
 
Il termine mineralogico (ricalcato sul francese lardite), che veniva usato per indicare quel tipo di steatite usato dai sarti come gesso per le misurazioni, compare nel 1819 nel Dizionario portatile di geologia, litologia e mineralogia di Luigi Bossi, stampato a Milano nel 1819. Viene poi ripreso da parecchi lessicografi ottocenteschi, dal Cardinali al Tommaseo-Bellini al Fanfani. Va detto che la sua fortuna scema, non perché cessi l'uso del gesso in sartoria – anche se certo la potente diffusione dell'industria dell'abito preconfenzionato nel Novecento avrà ridotto le occasioni di adoperarlo –, ma perché, com'è naturale che sia, prevale sin dall'inizio nella lingua parlata l'uso della parola non tecnica gesso (o la polirematica gesso da sarti).
 
Non soltanto i dizionari della lingua dell'uso moderni non lemmatizzano, di solito, lardite, ma il termine non compare nella lingua dei giornali, lingua che costituisce un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale. Per esempio, non è reperibile nell'archivio on line del quotidiano «La Stampa», che copre l'arco di tempo tra il 1867 e il 2006: forse perché nessun grande evento di cronaca si è mai svolto in una sartoria, ma forse anche a riprova che il vocabolo non è (stato) così usato e può pertanto ritenersi desueto (è disusato per l'autorevole Battaglia), ancorché affascinante per la storia della lingua e dei mestieri.

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Come si può sostenere la tesi secondo la quale i giornali, tutti ovviamente, costituiscono "un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale"!? "Pietire", verbo inesistente, è un buon esempio? Gesummaria!
 
 

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