Questo modo di dire, con molta probabilità poco conosciuto,
è messo
in pratica inconsciamente. La locuzione, dunque, si adopera quando si
vuole mettere in evidenza il fatto che una persona vince qualcosa con molta
facilità e senza il minimo sforzo, come se in una gara podistica si arrivasse
primi al traguardo pur essendo zoppi da un piede. Si usa anche, e in senso
ironico, allorché si ottiene una facile vittoria contro rivali di "poco conto"; vittoria conseguita,
per tanto, grazie all'inettitudine altrui. Quando, per esempio, giocate a carte
con una persona poco esperta - e di conseguenza vincete - mettete in pratica - senza volerlo - il modo
di dire in oggetto. Ma donde viene
questa locuzione? Da un vecchissimo gioco di squadra, chiamato "fare a piè
zoppo", in cui ci sono inseguiti e inseguitori. Questi ultimi devono
riuscire ad "acchiappare" i primi saltellando su un piede ed è
evidente, quindi, che in tali condizioni è molto difficile conseguire la
vittoria, però... L'espressione viene
adoperata, per tanto, in senso metaforico nella "vita di tutti i
giorni" per mettere in risalto un successo conseguito senza alcuno sforzo.
E visto che siamo in tema di "piedi" esaminiamo le altre locuzioni
legate a "piè", cominciando da "a ogni piè sospinto", che
significa "in continuazione", "in ogni occasione" la cui
provenienza è intuitiva: con la medesima frequenza con cui si
"sospinge" il piede in avanti per camminare; "aspettare a piè
fermo", cioè non muoversi e,
metaforicamente, con coraggio, senza timore alcuno: come se si stesse a piè
fermo per respingere una immaginaria carica nemica; "saltare a piè
pari", vale a dire omettere qualcosa: quasi si spiccasse un salto a piè
pari, cioè a piedi uniti, per atterrare al di là di un immaginario ostacolo.
Ancora. "Andare a piè zoppo", con due distinti significati: fare una
cosa con grande fatica, come colui che fosse costretto a intraprendere un lungo
cammino con un piede dolorante e, al contrario, fare una cosa volentieri, di
buon grado tanto che si farebbe anche con un piede"zoppo"; "tornare
a piè zoppo", di significato lapalissiano: risultare perdenti, tornare
sconfitti - sempre in senso metaforico - dopo aver dato anima e corpo per la
buona riuscita di un'impresa importante. In quest'ultimo modo di dire
l'immagine è quella di chi ritorna (a casa) lentamente, quasi azzoppato per le
percosse ricevute (percosse morali, ovviamente).
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I responsabili del sito Treccani, a proposito del termine "lardite", non attestato nel vocabolario, scrivono:
Il termine mineralogico (ricalcato sul francese lardite), che veniva usato per indicare quel tipo di steatite usato dai sarti come gesso per le misurazioni, compare nel 1819 nel Dizionario portatile di geologia, litologia e mineralogia di Luigi Bossi, stampato a Milano nel 1819. Viene poi ripreso da parecchi lessicografi ottocenteschi, dal Cardinali al Tommaseo-Bellini al Fanfani. Va detto che la sua fortuna scema, non perché cessi l'uso del gesso in sartoria – anche se certo la potente diffusione dell'industria dell'abito preconfenzionato nel Novecento avrà ridotto le occasioni di adoperarlo –, ma perché, com'è naturale che sia, prevale sin dall'inizio nella lingua parlata l'uso della parola non tecnica gesso (o la polirematica gesso da sarti).
Non soltanto i dizionari della lingua dell'uso moderni non lemmatizzano, di solito, lardite, ma il termine non compare nella lingua dei giornali, lingua che costituisce un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale. Per esempio, non è reperibile nell'archivio on line del quotidiano «La Stampa», che copre l'arco di tempo tra il 1867 e il 2006: forse perché nessun grande evento di cronaca si è mai svolto in una sartoria, ma forse anche a riprova che il vocabolo non è (stato) così usato e può pertanto ritenersi desueto (è disusato per l'autorevole Battaglia), ancorché affascinante per la storia della lingua e dei mestieri.
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Come si può sostenere la tesi secondo la quale i giornali, tutti ovviamente, costituiscono "un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale"!? "Pietire", verbo inesistente, è un buon esempio? Gesummaria!
lunedì 21 dicembre 2015
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