martedì 19 maggio 2015
Psicologhi o psicologi?
Ci dispiace immensamente di dover parlare sempre "male" di alcuni vocabolari (tra questi anche quelli cosí detti prestigiosi), anche perché conosciamo benissimo la "fatica" che comporta la loro compilazione. Ma sappiamo altrettanto bene che i "fruitori" hanno bisogno di notizie chiare, precise e non debbono essere "ingannati" da certi dizionari che riportano i famosi "ma anche" o "o"... come nel caso del plurale dei nomi in "-logo": psicologi o psicologhi. Come dicevamo alcuni vocabolari ammettono entrambe le forme: -gi e -ghi. L'estensore di queste noterelle non è assolutamente d'accordo, una regola ci sarebbe e andrebbe rispettata. Per non aggiungere confusione a confusione, tralasciamo i sostantivi in "-logo" e occupiamoci di quelli in "-co" e in "-go" (tra questi ultimi sono compresi anche quelli in "-logo"). Vediamo, dunque. Se i predetti sostantivi hanno l'accentazione sulla terzultima sillaba (accento che si "legge" ma non si segna), ossia se sono parole sdrucciole, faranno il plurale in "-ci" e in "-gi": canonico, canonici; astrologo, astrologi; psicologo, psicologi. Se, invece, sono parole piane, se hanno, cioè, l'accento sulla penultima sillaba, faranno il plurale in "-chi" e in "-ghi": buco, buchi; mago, maghi. Non mancano, naturalmente, delle eccezioni a questa "regola", basti pensare ad amico che, pur essendo una parola piana, fa il plurale amici e non amichi; oppure a valico che fa valichi e non valici. Abbiamo voluto mettere in evidenza la possibilità di una "regola", che nella maggior parte dei casi può "funzionare". I vocabolari dovrebbero essere tutti concordi, quindi; rispettando questa "regola" darebbero alla lingua quella "omogeneità" di cui abbisogna. In casi di dubbi, amici, consultate piú vocabolari: se tre su quattro sono concordi sarete sicuri di non incorrere in madornali errori.
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2 commenti:
Cortese dr Raso, in un vecchio libro ho trovato "dialogi"...
È un errore o una forma desueta?
Gentile Serafino,
"dialogi", alla latina, non è un errore ma una forma desueta e non consigliabile nell'italiano odierno. Dalla lessicografia della Crusca leggiamo: "... Per far favellare alcuno in iscrittura, come in dialogi, e simili ragionamenti...".
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