I “ritoccatori” di Aldo Gabrielli, non paghi di avere stravolto il vocabolario del Maestro, hanno messo le mani anche su un suo libriccino, «Il museo degli errori», a proposito di “reboante/roboante”.
Questa la versione originale:
«La forma corretta è “reboante”, l’aggettivo deriva dal latino “reboans, reboantis”, participio presente di “reboare”, rimbombare, verbo composto del prefisso intensivo “re-“ e di “boare”, risonare, echeggiare (donde il nostro “boato”). Poiché un prefisso intensivo “ro-“ non esiste nella nostra lingua, non si capisce come perfino alcuni scrittori usino la forma sbagliata, e alcuni dizionari anche la registrino, sia pure con l’avvertenza che si tratta di una forma “meno corretta”. Si può parlare di meno corretto quando si tratta di un vero e proprio errore?».
Ed ecco quella ritoccata:
«Noi diciamo roboante, e non ci piove. Sicuri del nostro buon italiano, consideriamo chi usa reboante prigioniero di un italiano dialettale. E invece ha ragione lui. L’aggettivo deriva dal latino reboans, reboantis, participio presente di reboare, rimbombare, verbo composto del prefisso intensivo re- e di boare, risonare, echeggiare (da cui anche il nostro boato). Poiché un prefisso intensivo ro- non esiste nella nostra lingua, sembra inspiegabile la nascita di roboante e la sua vittoria su reboante (tutt’al più avrebbe potuto nascere ri-boante). Eppure è andata così. È la dimostrazione del fatto che la lingua non nasce sul tavolo dei grammatici ma in mezzo alla vita, a volte anche da inspiegabili incidenti. Ma se una spiegazione proprio vogliamo trovarla, ebbene diciamo che roboante è onomatopeico: quelle due o appesantiscono la parola, rendendo l’effetto di un maggior frastuono.
Quest’ultima osservazione è convincente: teniamoci roboante. Ma nessuno potrà impedirci di fare i fighi con reboante».
PS: Stupisce il constatare quanto scrivono, in proposito, i linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota. Si clicchi su http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/reboante-roboante
Stupisce, altresí, quanto si legge nella nota d'uso di "Sapere.it" (De Agostini): «Reboante, o roboante, agg. m. e f. [pl. -i] 1 ( lett.) rimbombante: voce reboante 2 ( fig. spreg.) che è altisonante, che è espresso con concetti e parole grandiosi, ma di poca sostanza (detto di stile, versi, oratoria e sim.): un discorso reboante.
¶ Dal lat. reboante(m), part. pres. di reboare ‘rimbombare’, comp. di re-, con valore intensivo, e boare ‘risuonare’; cfr. boato.
Nota d'uso
Questa è la forma originaria della parola, che letteralmente significa “risuonante”. In italiano però si è diffusa la forma roboante, con la o, che rende meglio l’idea del suono forte e ripetuto come in un’eco. Un tempo ritenuta un errore, questa forma è ormai la più comune».
Un plauso, invece, al "Treccani": «Reboante (diffuso, ma non corretto, roboante) agg. [dal lat. reboans -antis, part. pres. di reboare «rimbombare», der. di boare «risonare», dal gr. βοάω]».
martedì 2 luglio 2013
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