Il linguista di “Repubblica”, in risposta a un lettore che chiedeva se esiste il participio passato del verbo “splendere”, scrive:
A precisazione di “splenduto”. Alcuni buontemponi che si aggirano nella Rete citano, a difesa di “splenduto” (o “risplenduto”), testimonianze poetiche recenti e (soprattutto) antiche. Sono quegli stessi che magari, prendo un esempio a caso, mai e poi mai userebbero “finire per” (+ infinito: “se continua così finirà per scoppiare”) in sostituzione di “finire con”. Non si rendono conto, i buontemponi (e, ohibò, “integralisti”), che le lingue si evolvono: nuove forme continuamente nascono, vecchie forme continuamente muoiono. Se qualcuno, in una domanda o un colloquio di lavoro, si arrischiasse a usare “splenduto” potrebbe veder immediatamente cestinata la sua domanda o essere accompagnato cortesemente alla porta per il solo motivo di aver fatto ricorso all’improponibile participio. La percezione sociale è un fattore determinante nel giudizio che ciascuno di noi si forma su una lingua: se una comunità di parlanti sanziona una determinata forma grammaticale, perché uscita definitivamente dall’uso corrente, non c’è Dante (o d’Annunzio) che tenga. Gli utenti di questa rubrica diffidino perciò dei nostalgici dell’uso antico e, se presi dal dubbio, ci scrivano o consultino un buon dizionario dell’italiano. Scopriranno – se il dizionario è davvero serio – che di “splendere”, “pendere”, “stridere”, ecc., il participio passato (”splenduto”, “penduto”, “striduto”) non si dà o, se si dà, viene saggiamente annotato come “raro” o “non comune”.
Massimo Arcangeli
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Ribadiamo quanto scrivemmo il 21 agosto (“Collezionare e collazionare”) circa l’uso errato (o meno bene) della preposizione “per” dopo il verbo finire seguito da un infinito, nell’eventualità che il linguista faccia riferimento a noi a proposito di “alcuni buontemponi che si aggirano nella Rete”. Abbiamo consultato un buon vocabolario, il “Treccani” (come suggerisce il linguista), che al lemma “finire” riporta:
Uso assol. si ha anche nella costruzione finire con ...: finì col cedere; finiremo col rimetterci; finirai con lo stancarmi; ha finito col rovinare ogni cosa (frasi equivalenti a: alla fine cedette; alla fine ci rimetteremo, ecc.); meno bene, ma frequente nell’uso, finire per: ha finito per confessare ogni cosa.
mercoledì 7 settembre 2011
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6 commenti:
Dal sito dell'Accademia della Crusca:
"...i verbi 'procombere, pendere, spandere, stridere, mescere, splendere, risplendere, fendere' e chi sa quanti altri. Come fanno nel participio questi verbi? Ovviamente, come tutti gli altri verbi della seconda coniugazione che hanno il participio passato in -uto: quindi, 'procombuto, penduto, spanduto, striduto, mesciuto, splenduto, risplenduto, fenduto', e di conseguenza anche 'incombuto' e 'soccombuto'. So già che tutti arricceranno il naso e diranno che sono orribili. Può essere; ma solo perché non abbiamo fatto mai l'orecchio a queste forme verbali; tuttavia corrette sono, non ci son santi; e fanno male, malissimo i dizionari e le grammatiche a ignorarle, e peggio a dire che non esistono affatto ..." ("Si dice o non si dice" - A. Gabrielli)
Mi riferisco, naturalmente, alla risposta del linguista a proposito del part.pass. di "splendere".
Spero non scaturiscano altre diatribe.
Cordialmente
Cortese In.Somma,
sono d'accordissimo con Lei, anzi, con Aldo Gabrielli, linguista "snobbato", però, dal... linguista di "Repubblica".
Dott. Raso mi tolga un dubbio: 'finire per' regge un verbo, mentre 'finire con' un infinito sostantivato, o sbaglio? ed è in questo che sta differenza sulla correttezza o no della costruzione?
Caro Anonimo,
sia "finire per" sia "finire con" reggono un infinito. La differenza sta nel fatto che il primo costrutto (finire per) è un francesismo, che in buona lingua (italiana) è da evitare. "Finire con" più un infinito è una perifrastica che indica il compiersi di un'azione a lungo rinviata ma prevedibile e attesa: se continuerete cosí finirete con il litigare.
Mi scusi dott. Raso ma anche negli esempi da lei riportati dal Treccani, il con di 'finire con' è sempre preposizione articolate, e da quando in qua l'articolo precedere un verbo? Ha me è stato insegnato che l'articolo precede sempre un sostantivo (tutt'al più certi un pronome, in certuni casi), in questo caso un infinito sostantivato.
Sí, Anonimo,
forse nella precedente risposta non sono stato molto chiaro: si tratta di un infinito sostantivato sia se preceduto da "per" sia se preceduto da "con". La differenza, ribadisco, sta nel fatto che il verbo finire seguito dalla preposizione "per" (in luogo di "con") è un francesismo da evitare.
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